Si salvano solo Bacillic e Ivicicci - Live Sicilia

Si salvano solo Bacillic e Ivicicci

Quattro gol c'amu a fari
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Il ritorno alla tradizione, che altro non è che giocare di domenica alle 15, non porta bene al Palermo che, dopo ventinove giornate di verginità, esce violato dal suo campo, ad opera di un’Inter astuta e spietata come forse dovrebbe essere sempre una grande squadra. Alla fine, se guardiamo al tabellino, diciamo che hanno avuto ragione gli assenti, che non hanno riempito la Favorita-Barbera come mai era accaduto in questi ultimi anni, ogni qualvolta c’era di scena uno “squatrone”.
I venticinquemila spettatori hanno comunque goduto di uno spettacolo gradevole che è stato “sporcato” da qualche evidente strafalcione di troppo, tipo gli erroracci di Hernandez sotto porta, le solite amnesie di una difesa che prende gol a grappoli riuscendo sempre ad ubriacarsi, il ritmo lento di Liverani che ormai è come “ a danza ru granciu”.

I presagi di un pomeriggio da cani c’erano proprio tutti a cominciare dalla maniera dissennata e “arrunzata” di leggere le formazioni della signora Caterina Geraci che non ne azzecca una neanche con il suggeritore a fianco che addirittura scambia gli anticipi con i posticipi, una Curva Nord che canta a minuti alterni. Insomma “a’ mprissioni è peggio ra malatia”, ed infatti alla fine abbiamo tutti brindato con aceto e uova scadute!

“Bacillic ed Ivicicci” hanno comunque destato una buona impressione, e se Pastore “abballariassi cchiù picca” chissà “comu finissi”. Sirigu ha alternato una caccia alle  farfalle con paratoni speciali, così come Cassani si è divertirto ad “attaccare barracca” e a difendere con un piede solo.

E poi “DemoRossi” perde troppo tempo a fare le sostituzioni e quando cambia è sempre troppo tardi, mentre “Zamparrini” doveva comprare almeno altri quattro giocatori ed è giusto che la gente si “futti i palluna, picchi custanu assai e un si puonno accattari”.
Ora che la partita è finita e siamo in fondo alla classifica c’è già chi dice che “la serie B” non ce la leva nessuno e chi dice che dobbiamo fallire di nuovo per ricominciare a sognare.
Se questo è un incubo da film dell’orrore, vi dico che di peggio c’è soltanto ascoltare anche per 90 minuti il mio vicino di posto che condisce ogni azione con una litania che suona più o meno così: “Talè, talè, talè… ma chi fai, ma chi dici, ma comu iuochi, ci vuoli coraggio… amunì ca scurò, ‘un vegnu cchiù… sunnu tutti cuinnù…!”

La partita è finita e come tanti cani bastonati facciamo rientro a casa, ma chi lo sa se quella “Gran Signora” che ci aspetta a casa sua, non troverà il modo di farci riprendere coraggio.


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