Di Giovanni Paolo II amavamo l’esibizione carezzevole della forza dello spirito, l’entusiasmo dell’apostolato, mediato da una cura scrupolosa dello spettacolo. Di Ratzinger amiamo l’ombra del peso che lascia intravvedere senza dichiararla, per pudore, la crepa della veste candida che mostra un lembo di dolore, l’umanissimo e immane dolore della responsabilità.
Giovanni Paolo era un incrocio riuscito: un pontefice moderno miscelato con un prete d’altre epoche. Una popstar religiosa. Felice e coraggioso nelle sue esposizioni pubbliche, sapeva ripararsi col mantello di un’immagine che era perfino sincera sostanza, per far dimenticare la sua dura impostazione, la rude calce del suo antico e conservatore impasto dottrinale. Ratzinger è più complesso, non si protegge. Ci porta onestamente nel suo cuore con la parola e usa la parola per tessere un discorso paziente con il mondo, senza rinunciare a una sola delle sue proposizioni. Certo, sono parole difficili, quelle del Papa, ma sono profonde. E’ la superficialità che gode a fraintenderle, scambiando un invito dolce e sommesso alla considerazione delle cose dello spirito, per esempio, con una banale polemica sul posto fisso. I nani della materia sporcano gli orizzonti. Capiranno mai l’abisso ricco e pescoso di Benedetto XVI? Non che in questo abisso non ci siano scelte e visioni discutibili.Tuttavia per discuterle bisognerebbe appunto comprenderle, sforzarsi di eguagliarne il livello, non ridurle all’infimo, col criterio degradabile che conduce ogni luce verso il basso e la rende fioco lumicino.
Amiamo il dolore di Benedetto. Amiamo la fatica della missione che si coglie nei suoi lineamenti da vecchio. Amiamo il suo percorso coronato di spine. Amiamo il valore di un Papa che sa bene quanti attriti possano produrre i suoi ammaestramenti confrontati con i dogmi sociali in auge. Non si tratta di stabilire chi abbia torto o ragione, ma di apprezzare comunque la scommessa di chi non rinuncia allo scontro fertile tra l’integrità della fede e le certezze opposte nel relativismo – sembra un controsenso – di ciò che la circonda. Un’avvertenza: è una tenzone dialettica che va insediata sulla discrezione e sul rispetto, altrimenti sfocia nella reciproca guerra santa. Ci pare che, in molti frangenti, la guerra santissima l’abbiano condotta alcuni ayatollah laici, desiderosi di un secondo di gloria per un conflitto risibile e muscolare col Papa. D’altra parte la Chiesa ha le sue colpe dal pulpito. Non si contamina. Non abbraccia ciò che è diverso e lo giudica. Ha la fissazione delle gerarchie, del gregge e dei pastori. Non è una comunitù egualmente in cammino. Non dialoga. Enuncia.
Cosa può insegnare questo vicario di Cristo, nel suo breve soggiorno siciliano? Cosa lascerà a Palermo? Diremo noi quello che vorremmo. Vorremmo la mansuetudine per una capitale feroce, vorremmo un chicco di dolcezza, un aggettivo buono, una traccia di calore. Vorremmo la fiducia nella speranza suprema dei corpi e delle città: dove c’è la morte, lì c’è la resurrezione.
“na popstar religiosa. Felice e coraggioso nelle sue esposizioni pubbliche, sapeva ripararsi col mantello di un’immagine che era perfino sincera sostanza, per far dimenticare la sua dura impostazione, la rude calce del suo antico e conservatore impasto dottrinale. Ratzinger è più complesso, non si protegge” Si è tanto protetto che gli hanno sparato!!!
Protezione rispetto ai lati “oscuri” che pure ci sono del suo pontificato. Saluti.
Bravi: avete scaricato Wojtyla. No, non meritavate la sua sofferenza, non meritavate il suo dolore, non meritavata quel suo andare per il mondo ad annunciare Cristo, piegata, “sfatto”. No, non lo meritatavate. Lui che tanto ha amato, lui che tanto si è speso ora viene insultato dagli stessi cattolici così esperti nel dimenticare, così esperti nel tradire. Lati oscuri, sì, forse, ci sono stato, eppure amo senza Woajtyla io non crederei, Fosse per Ratzinger oggi sarei lontano dalla fede, lo sarei anche grazie a certi articoli!!
Uno, non siamo cattolici. Due, indossi gli occhiali giusti per leggere, perchè quelli che ha sono funzionali a una polemica su cose che nessuno ha mai scritto. Saluti.
Ratzinger è un intellettuale prestato ai dogmi religiosi; come i veri intellettuali è solo e spesso frainteso,parla un linguaggio altro.Non ci si para dietro ad un “noi non siamo cattolici” per illustrare un articolo utilizzando intenzionalmente una foto troppo ventilata che parrebbe assestarsi sui toni del ridicolo.Ma ovviamente la malizia è solo nello sguardo di chi osserva…
la fede è dono di Dio e la risposta a questo dono sta nell’abbandonarsi al suo Amore. Due Papi tanto vicini e tanto diversi, ma entrambi autentici testimoni di questo Amore. i 27 anni di Papa Wojtjla, ci hanno così abituati ad un certo modo di essere Papa che non ne riusciamo a pensare una maniera diversa. e non è così. Tutti ricordiamo la bonarietà di Giovanni XXIII e molto meno la sofferenza di Papa Paolo VI, come a tutti è rimasta la curiosità di come sarebbe stata la Chiesa di Papa Luciani. La verità è che la Chiesa non è dei Papi, ma di Cristo che a Simone disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”. Ai Papi “Servi dei servi di Dio” il compito di “pascere le pecore”. Cercare differenze è spesso un gioco che rischia di distrarci dall’unica verità che è Cristo e il suo Vangelo. I Papi uomini tra gli uomini,chiamati a confermare nella fede i fratelli dall’imperscrutabilità delle vie di Dio, si consegnano alla storia dell’Umanità, con i loro pregi e i loro peccati, come testimoni di Cristo, e nella consapevolezza di essere stati servi inutili, confidando ancor prima che nella benevolenza degli uomini, nella misericordia di Dio. che poi è quello che riguarda ogni battezzato,che se ha coscienza del suo Battesimo, sa che è così, senza bisogno di essere Papa, vescovo, prete o suora, ma da lì dove la vita lo chiama nella quotidianità.
Era una precisazione rispetto a un’osservazione. Ha ragione, la malizia è solo sua.
Che sguardo e lineamenti del viso dolci e rassicuranti quelli di Karol.
Speriamo solo che di questa nuova visita pastorale del Pontefice non si debba ricordare, come al solito, soltanto il consueto devastante caos urbano, causato dall’incompetenza e dalla dabbenaggine degli amministratori che gli abitanti del capoluogo siciliano hanno scelto per la loro città.
Speranza vana …. temo. Purtroppo.
Anche io. Sarà un giorno indimenticabile in tutti i sensi
Luca,cerchi di crescere,nessuno ha abbondonato Wojtyla e nessuno ha detto che era meno Papa di Ratzinger.Non meritavamo la sua sofferenza?la notte della Sua sofferenza prima del Suo distacco dal mondo terreno le chitarrate e i preservativi in Piazza S.Pietro non li abbiamo lasciati usati noi che abbiamo amato,qualcuno più altri meno,tutti i Papi che hanno accompagnato la nostra vita di ottantenni.Quella notte (del trapasso)ho constatato che al grande Amore per i giovanoi di Papa Wojtyla,i giovani non risposero con la dignità e il rispetto del Luogo e della Persona che tornava alla Casa del Signore.
Prima di giudicare gli altri,giudichiamo noi stessi.Al Dott. Puglisi dico che oggi ci troviamo in isoonda.Grazie.
Bell’articolo e bei paragoni… Purtroppo non riesco a concentrarmi su questi argomenti. La mia attenzione è troppo orientata a confrontare l’ingresso a Palermo del pastore tedesco, che camminerà su un tappeto rosso da 3000 euro e quello di Gesù a Gerusalemme a dorso di un mulo raccattato per strada…
Trovo l’articolo del dott. Puglisi come al solito attento e sottile, quindi non comprendo la voglia un pò demagogica della critica, chi scrive deve ammettere di essere un pò agnostico e distaccato dalle gerarchie della Chiesa, ma non può che condividersi l’analisi sul Papa e sul valore della Sua presenza e quindi della Sua attenzione per la nostra città, e personalmente preferisco l’introverso Papa Bendetto che l’esuberante leader libico a Roma. Di Papa Giovanni Paolo II rimane sicuramente indelebile la figura del più importante Uomo del ventesimo secolo, che ha inciso in maniera determinante sulla storia del Mondo, di Papa Benedetto ammiriamo la saggezza e la compostezza e per una volta lasciamo i veleni politici fuori dalle questioni di Fede (senza per nulla ignorare il potere temporale della Chiesa), per i cattolici sarà una giornata di entusiasmo, ma anche per noi laici può essere una giornata di grande riflessione.
Non entro nemmeno in polemiche decisamente dovute a una lettura superficiale e prevenuta di questo bell’articolo, che rende il giusto onore a un Papa diverso dal suo predecessore, ma per certi versi più rivoluzionario di lui. NESSUNO prima di Benedetto XVI, aveva mai affrontato con decisione e senza apologie dell’indifendibile il gravissimo problema dei preti pedofili.
Proprio per questo ho rivisto il mio giudizio su quest’uomo che – concordo – ha il limite di non riuscire a lasciar trapelare il proprio lato umano come faceva Wojtila.
Le sue lacrime con le vittime degli abusi, peró, testimoniano che si tratta di un limite carateriale e non di una mancanza di umanità.
@Profili basso, Gesù a Gerusalemme entrò a dorso di un asino, perchè non esitevano altri mezzi di locomozione e il tappeto ci fu perchè man man che passava gli abitanti di Gerusalemme stendevano i loro mantelli il cui costo non è dato conoscere, ma ritengo che a paragone costassero molto di più.
E’ ancora troppo presto per esprimere un giudizio storico sul pontificato di Karol Wojtyla, pontificato lungo e complesso ma anche ricco di luci e ombre richiede uno studio rigoroso fuori da quella emotività che naturalmente sapeva suscitare la figura del papa polacco. Quanto a Papa Ratzinger credo che ci troviamo davanti ad una persona estremamente sensibile e di una intelligenza straordinaria per certi versi ricorda a tratti la figura travagliata di Paolo VI.La storia darà anche il suo giudizio sul pontificato di Benedetto XVI e su questo tempo difficile per il mondo e per la Chiesa, tuttavia sono sempre stato suggestionato da quella caduta fatta dal Papa solennemente parato durante la messa natalizia di mezzanotte a causa dell’assalto di una giovane svizzera. Forse quel fatto non vorrà dire niente o forse vorrà dire tremendamente tutto.
Il dott.Puglisi è anche un grande psicologo,complimenti.
una cosa è certa che questo papa non è buon voluto da tutti anche da alcuni menbri della chiesa stessa ,ricordate quando venne giovanni paolo II non ci furuno polemiche ne sui costi ne sulla presenza del pontefice sara perche non vi è ora la crisi di allora ma sono sicuro che giovanni paolo II era molto ben voluto da tutti e i fatti e le testimonianze lo provano e di cio la chiesa stessa dovrebbe meditare e riflettere.
Ogni tempo ha il suo Papa e la fede, se vera fede, non può dipendere da questo o da quello.
E’ lecito (sempre entro certi limiti) fare paragoni ma per un cattolico il Papa è il Papa, chiunque esso sia.
Con ciò non significa essere bigotti: si può pure criticare un Papa ma certamente non su argomenti che riguardano la fede e la morale, altrimenti mandiamo al vento il dogma secondo cui dietro ogni Papa (quando appunto parla di fede e di morale) c’è la presenza fortissima dello Spirito Santo.
Condivido l’articolo e vorrei precisare, per quelli che dicono che questo Papa non è sostenuto da tanti, che le percentuali di fedeli rispetto a GPII sono maggiori.
Comunque sia, i paragoni sullo stile dei due Papi è ridicolo perchè ognuno ha il suo carisma e i suoi doni che mette al servizio della Chiesa.
Grazie per questo articolo.
Lo conserverò come esempio di grande intelligenza e libertà di fronte alla realtà. E’ possibile per ciascuno “vedere” la verità, purchè si tengano deste le esigenze ultime del cuore.
” Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi ” (Le pétit prince )
Ma l’autore di questo articolo, Roberto Puglisi, questo lo sa bene e lo testimonia ogni giorno.
Grazie ancora
Non riesco a non leggere tra le righe dell’articolo, nella parte iniziale su Papa Giovanni Paolo II, una sorta di “carezzevole” riprovevolezza.
Magari mi sbaglio, ma “l’esibizione carezzevole della forza dello spirito” e la “popstar religiosa” mi sembrano voler dire qualcosa che non mi arriva se non in maniera negativa.
A dire il vero mi disturba.
Roberto Puglisi ha centrato, ancora una volta. Basterebbe leggere, anche un solo paragrafo della sconfinata produzione teologica di Papa Benedetto per coglierne la profondità e complessità, non disgiunta da una attenta conoscenza delle cose e dell’animo umano. Certo, non ha l’impatto e la “fisicità” mediatica di Papa Giovanni Paolo II, e questo, nell’epoca del Grande Fratello lo danneggia, ma, prima di contestarlo a priori, forse bisognerebbe conoscere realmente quello che dice e scrive
Il papa che dice di soffrire per i poveri è come dire che Berlusconi soffre quando pensa ai precari
Benedetto: mai nome fu più appropriato. Fa dottrina cristiana, attingendo al Vangelo. E questo, è un “codice” scomodo, perché non è stato scritto dalle “grandi menti laiche” del nostro tempo. Non è aggiornato per soddisfare le esigenze attuali della società moderna. Eppure Benedetto, con calma, pacatezza e grande capacità intellettuale, sostenuto dalla certezza che il grande Maestro di duemila anni fa non poteva sbagliarsi, parlando con la propria voce, ci fa sentire Quella voce. E questo è balsamo per l’uomo naufrago, che annaspa in un mare sconvolto. Benedetto XVI non conosce l’arte scenica che procura immediato e largo successo, e anche se la conoscesse, ricuserebbe di usarla. È una lacuna? Proprio no. Egli sa che il fumo dell’arrosto è gradevole alle narici, ma non sazia.