La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sulla morte di un neonato alla clinica Candela, nel centro del capoluogo siciliano. Due coniugi hanno denunciato ai carabinieri i sanitari della clinica palermitana. In base a quanto dichiarato da Samuela Lo Re e Francesco Conigliaro, entrambi di 29 anni, il piccolo sarebbe nato morto per la “negligenza di medici e infermieri della clinica”. Dall’ospedale hanno fatto sapere che “pur rispettando il dolore dei familiari” ritiene tuttavia “di escludere che possa ravvisarsi una responsabilità medico professionale”.
A coordinare l’inchiesta è il pm Maria Forti, che ha disposto l’autopsia sul bimbo. La donna, che secondo i parenti aveva avuto una gravidanza normale, aveva chiesto di essere sottoposta a un parto cesareo. La Direzione sanitaria della clinica Candela sottolinea di “avere autonomamente richiesto accertamenti medici sul decesso”, prima ancora della presentazione della denuncia e rileva che “non c’era alcun presupposto per eseguire il parto cesareo, come espressamente previsto nelle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanita”.
Venerdì 24 Ottobre sono diventato padre di un bellissimo bambino.
Voglio ringraziare sentitamente il Dott. Fucà e tutto il personale della
clinica Orestano per l’estrema professionalità.
Mi sento inoltre di sottolineare che mia moglie è stata sottoposta a parto
cesareo grazie ad una lungimirante quanto saggia scelta del Dott. Fucà che è
riuscito a comprendere in tempo
delle difficoltà che i vari tracciati e le ultime ecografie non avevano
nitidamente evidenziato, mio figlio infatti era completamente avvolto dal suo
cordone ombelicale che ne impediva di fatto un parto naturale.
Sono dispiaciuto per le ultime notizie di cronaca ed esprimo affetto e
vicinanza alle famiglie che hanno subito le morti dei propri piccoli durante il
parto a causa di negligenze che saranno accertate dalle autorità competenti ,
ma ci tenevo a testimoniare la mia esperienza personale perchè grazie a
professionisti come il Dott. Giuseppe Fucà la sanità siciliana può dimostrare
che anche nella nostra terra ci sono dei medici che possono far notizia per la
loro grande competenza e professionalità.
Dr. Giovanni Lupo
questo è il risultato delle direttive di Russo e del sudiciume della sanità siciliana, fino a quando la regione pagava il DRG per un cesareo più di quello per un parto naturale allora tutti parti cesarei anche quando non era necessario…e le cliniche, quelle private soprattutto, s’ingrassavano, adesso che non conviene più fare questo semplice giochetto risparmiano evitando di formare l’equipe necessaria per l’operazione chirurgica di parto cesareo…meno medici meno anestesisti, e così si pratica il parto naturale quando sarebbe più prudente operare chirurgicamente. E piccoli innocenti muoiono…
Ignorando se vi siano o meno responsabilità dei medici per la morte del bambino, mi astengo dal dare giudizi avventati sul caso. Ma debbo manifestare il mio dissenso verso quei giornalisti che “scoprono” un filone e ci lavorano sopra fino all’esasperazione. Come per esempio quello sui morti sul lavoro. Io sono stato un lavoratore autonomo, e posso parlare con cognizione di causa. Spesso leggo enormi sciocchezze propalate da chi non ha la minima idea di come possa avvenire un incidente sul lavoro. Sciocchezze, però, capaci di creare risentimenti ingiustificati, che sicuramente non fanno bene. Per quanto riguarda la medicina, salvo i casi giustificatissimi, fanno sicuramente male ai sanitari coscienziosi, e generano in essi e tra essi timori e contrasti, che sicuramente non sono salutari per i pazienti. Di passaggio, faccio notare che quando si perde il senso della misura, non tarderanno a manifestarsi le conseguenze. Un esempio? Il ricorso eccessivo, in passato, ai parti cesarei. Convenienti per chi opera, e “comodi” per la partoriente. Come si fa ora a sradicare questo ennesimo “diritto” acquisito?
Nell’attuale acceso dibattito, in cui si accapigliano uomini e soloni, noto come sia rara o del tutto assente l’opinione delle donne o delle mamme. Forse perché tendiamo a conservare nell’intimo del nostro grembo e della nostra memoria il ricordo di un momento doloroso, difficile, ma unico e irripetibile (anche chi ha più di un figlio ricorda ogni parto in maniera profondamente diversa). Penso che nell’amministrare parti naturali e cesarei sia necessaria una delle virtù più rare, l’equilibrio. Solo un medico esperto, acuto, ma soprattutto equilibrato, può decidere, nelle circostanze più difficili, cosa fare. Ma le mamme, che in quel momento si sentono esplodere, sentono che la vita vuol venire fuori prepotentemente, infischiandosene se la dilatazione è di 2 centimetri e mezzo o di otto? Chi le interpella mai? Io ho avuto l’ebbrezza di partorire per due volte a Villa Sofia, in un periodo di poco antecedente al documentario “La mafia è bianca”, ricordate? Un ginecologo eccezionale, dopo la nascita con parto naturale del mio primo bimbo che non ne voleva sapere di venire fuori, mi rivelò che se non fossi stata io, fortemente motivata al parto naturale, disposta a subire la flebo di ossitocina, avrebbe fatto non uno ma cento cesarei. Per mettersi il ferro dietro la porta. Certo, il bimbo non era in sofferenza, quindi si poteva pure aspettare un po’. La seconda volta fu una passeggiata di salute, mezz’ora di travaglio e via. E io due ore dopo in giro per il reparto a cercare un rotolo di carta igienica, custodita gelosamente dall’infermiera nell’armadietto, altrimenti col cavolo che riusciva a restare al suo posto. Ma il vero scandalo, in entrambi i casi, era la pianta organica. Tecnici ostetrici (soprattutto ostetriche, quelle che fanno partorire davvero) inesistenti, eliminati. Un tale noto primario di qualche decennio fa aveva trasformato i posti di ostetrico in posti per medici ginecologi, in modo da accontentare un bel po’ di persone. Risultato? Le donne partorivano da sole, al massimo con l’aiuto di un’infermiera volenterosa che restava qualche minuto in più in sala travaglio. Ora le cose saranno diverse, Villa Sofia è stata accorpata al Cervello, non conosco cosa prevede la pianta organica. Ma così è stato, per decenni, senza che nessuno parlasse. Né medici, né pazienti.
@Alessandra,
sublime testimonianza da una donna sublime!
Il dolore di una donna che perde un figlio è inimmaginabile. Solo chi lo ha vissuto può capirlo. 9 mesi aspettando di vederlo e poi qualche cosa non va. E’ atroce.
Però non posso fare a meno di testimoniare la mia gratitudine alla Casa di cura Candela per la professionalità e l’umanità dimostratami nel corso del mio recenetissimo parto. Mai in nessun istante ho avuto la sensazione di sentirmi sola, sguarnita, non monitorizzata. E poi ho avuto la sensazione di una grande umanità da parte di tutto il personale dal primo medico all’ultimo portantino. Come tutte le donne al primo parto avevo paura, complice qualche difficoltà oggettiva della mia gravidanza, ma tutto è andato bene, ma non per caso, seconde me, ma perchè tutto è stato gestito per tempo ed attenzione.
Guardo il mio cucciolo in questo momento e sono vicina alla signora che ha perso il suo, vorrei stringerla a me.
Spero tanto che si possa accertare il perchè sia successa una cosa così terribile ma, per la mia esperienza, credo che, purtroppo, il destino imperscrutabile ha voluto richiamare un angioletto e non farlo stare su questa terra.
Leggo e provo tanto dolore. Sono papà di 2 gemelli nati nella stessa clinica e non ho mai pensato che qualcosa poteva andar male. Il mio pensiero fisso era alla voglia di vederli ed a stare vicino a mia moglie. Dio aiuti questa donna.
Spero davvero che nessuno abbia sbagliato qualche cosa visto che, da parte mia, mi era sembrata una clinica davvero ottima piena di medici e molto ordinata.
Cordoglio alla famiglia.
Giovanni