"Ma chi chiede il parere delle mamme?" - Live Sicilia

“Ma chi chiede il parere delle mamme?”

Quando diciamo che questo giornale è una comunità... Un commento di una lettrice-mamma, Alessandra,  alla storia dolorosa del neonato morto ci è piaciuto tanto per sensibilità, acume e forma della scrittura e perché ci consegna un fresco spaccato di vita. Lo pubblichiamo in home, perché pensiamo che sia un riconoscimento ai nostri lettori e un'opportunità di riflessione.
Scrive Alessandra
di
2 min di lettura

Nell’attuale acceso dibattito, in cui si accapigliano uomini e soloni, noto come sia rara o del tutto assente l’opinione delle donne o delle mamme. Forse perché tendiamo a conservare nell’intimo del nostro grembo e della nostra memoria il ricordo di un momento doloroso, difficile, ma unico e irripetibile (anche chi ha più di un figlio ricorda ogni parto in maniera profondamente diversa). Penso che nell’amministrare parti naturali e cesarei sia necessaria una delle virtù più rare, l’equilibrio. Solo un medico esperto, acuto, ma soprattutto equilibrato, può decidere, nelle circostanze più difficili, cosa fare. Ma le mamme, che in quel momento si sentono esplodere, sentono che la vita vuol venire fuori prepotentemente, infischiandosene se la dilatazione è di 2 centimetri e mezzo o di otto? Chi le interpella mai? Io ho avuto l’ebbrezza di partorire per due volte a Villa Sofia, in un periodo di poco antecedente al documentario “La mafia è bianca”, ricordate? Un ginecologo eccezionale, dopo la nascita con parto naturale del mio primo bimbo che non ne voleva sapere di venire fuori, mi rivelò che se non fossi stata io, fortemente motivata al parto naturale, disposta a subire la flebo di ossitocina, avrebbe fatto non uno ma cento cesarei. Per mettersi il ferro dietro la porta. Certo, il bimbo non era in sofferenza, quindi si poteva pure aspettare un po’. La seconda volta fu una passeggiata di salute, mezz’ora di travaglio e via. E io due ore dopo in giro per il reparto a cercare un rotolo di carta igienica, custodita gelosamente dall’infermiera nell’armadietto, altrimenti col cavolo che riusciva a restare al suo posto. Ma il vero scandalo, in entrambi i casi, era la pianta organica. Tecnici ostetrici (soprattutto ostetriche, quelle che fanno partorire davvero) inesistenti, eliminati. Un tale noto primario di qualche decennio fa aveva trasformato i posti di ostetrico in posti per medici ginecologi, in modo da accontentare un bel po’ di persone. Risultato? Le donne partorivano da sole, al massimo con l’aiuto di un’infermiera volenterosa che restava qualche minuto in più in sala travaglio. Ora le cose saranno diverse, Villa Sofia è stata accorpata al Cervello, non conosco cosa prevede la pianta organica. Ma così è stato, per decenni, senza che nessuno parlasse. Né medici, né pazienti.

Alessandra


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