Neonato morto a Palermo: | due medici sono indagati - Live Sicilia

Neonato morto a Palermo: | due medici sono indagati

Clinica candela, arrivano gli ispettori
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Sarà l’autopsia a sciogliere i dubbi sull’ennesima tragedia in Sicilia avvenuta in una sala parto, dopo i “casi” di Messina dove due neonati hanno subito danni cerebrali. Ma questa volta il bimbo è morto subito dopo essere venuto alla luce, nella Casa di cura Candela di Palermo. Una vicenda che, oltre a sfociare in una nuova inchiesta giudiziaria, ha rinfocolato polemiche e riaperto il dibattito sulla scelta tra parto cesareo o naturale.

Secondo i genitori del piccolo, che hanno presentato una denuncia ai carabinieri, il decesso sarebbe da attribuire a presunte “negligenze” nell’assistenza e alla decisione di non eseguire un cesareo, così come richiesto dalla puerpera. La direzione sanitaria della clinica ribadisce invece che non sono emerse responsabilità “medico professionali” e sottolinea che si è proceduto al parto naturale “nella più ampia condivisione dei medici che hanno assistito la paziente e in coerenza con quanto stabilito dalle linee guida ministeriali”.

La Procura di Palermo ha già sequestrato la cartella clinica e inviato un avviso di garanzia per omicidio colposo a due medici presenti in sala parto. Un atto dovuto, viene sottolineato negli ambienti giudiziari, perché consentirà agli indagati di nominare propri consulenti che assisteranno all’esame autoptico. Il Pm Maria Forti, che coordina l’inchiesta, incaricherà invece mercoledì prossimo il medico legale che dovrà effettuare l’autopsia. L’esito della perizia sarà decisivo per accertare eventuali responsabilità.

La mamma del bimbo, Samuela Lo Re, di 29 anni, è intanto ancora ricoverata in clinica in osservazione; accanto a lei il marito, Francesco Conigliaro, pure lui di 29 anni. Una coppia chiusa nel dolore per avere perso il loro primo figlio che volevano chiamare Cristian Salvatore. E’ la sorella della donna, Erminia Lo Re, a farsi portavoce della famiglia: “Mia sorella e mio cognato – spiega – sono distrutti, non vogliono parlare con nessuno cercano solo un po’ di serenità dopo quello che è avvenuto. Sappiamo solo che il bimbo era sano”. Una diagnosi confermata dal tracciato fatto alla paziente durante il travaglio, da cui non sono emerse condizioni di sofferenza del bambino. Anche per questo motivo la ginecologa che aveva in cura la puerpera ha deciso per il parto naturale, nonostante le richieste della donna che sollecitava il cesareo.

La clinica Candela, pur manifestando “rispetto e comprensione” per il dolore dei familiari, replica tuttavia alle accuse mosse dai coniugi Lo Re circa la mancanza di personale medico e infermieristico in sala parto: “Nella struttura – si legge in una nota della direzione sanitaria – erano infatti presenti, così come immediatamente rilevato dall’Autorità giudiziaria, l’equipe ginecologico – ostetrica composta da due medici specialisti, l’anestesista, la neonatologa, la puericultrice e l’ostetrico, oltre il personale infermieristico, nel pieno rispetto dei parametri stabiliti dalla normativa vigente”.

L’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, come sempre avviene in questi casi, ha già disposto l’invio degli ispettori nella Casa di cura per raccogliere tutti gli elementi utili sulla vicenda. Una relazione su quanto accaduto è stata sollecitata anche dal presidente della commissione nazionale sugli errori sanitari, Leoluca Orlando.


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