"Sono felice di essere viva" - Live Sicilia

“Sono felice di essere viva”

Dopo la testimonianza del nostro giornalista a bordo del famoso areo Wind Jet - un racconto che teniamo ancora visibile per la sua importanza - ecco un'altra narrazione dell'accaduto. La riprendiamo dagli amici di Rosalio che l'hanno pubblicata. Un altro tassello per capire quello che è successo.
L'altro racconto
di
3 min di lettura

Sono una passeggera del volo Wind Jet atterrato fuori pista all’aeroporto di Palermo venerdì scorso.

Non scrivo per raccontare del panico che si è scatenato all’interno dell’aeromobile al momento dell’impatto anomalo…il buio, le urla, i pianti, il grande spavento, il forte odore di bruciato…poi la corsa agli scivoli, il fumo, la pioggia, il fango…il terrore dei passeggeri doloranti e spaventati che si allontavano disordinatamente e senza una guida verso le lontane luci dell’aerostazione.

Indipendentemente dalle cause dell’incidente, che saranno accertate dai competenti organi, vorrei segnalare l’assoluta carenza dei soccorsi, il ritardo negli interventi, l’assenza di un piano d’emergenza, la mancanza di assistenza e di coordinamento, il gioco dello scarico di responsabilità. È stata sfiorata la tragedia per circa 130 persone, 130 miracolati…potevamo finire in mare, abbatterci contro gli scogli, l’aereo avrebbe potuto prendere fuoco se il prato del fuori pista non fosse stato bagnato…è andata bene e fortunamente non ci sono state vittime, ma se per caso qualcuno avesse perso i sensi al momento dell’impatto o avesse avuto bisogno di soccorsi immediati o di essere rianimato, la tragedia si sarebbe invece quasi certamente consumata. Dopo un atterraggio di emergenza, un volo dallo scivolo, 130 persone (inclusi anziani e madri con bambini) sono stati lasciati soli a due chilometri dall’aerostazione al buio, sotto la pioggia, sporchi di fango, con un aereo fumante a pochi metri, completamente privi di assistenza e soccorsi. Ci siamo recati a piedi all’aerostazione. Solo una trentina di metri prima dell’aerostazione una navetta ci ha caricato, l’autista ha chiuso le porte e detto che dovevamo attendere perché non sapeva dove portarci. La gente scossa e provata, in taluni casi ferita, imprecava. Siamo scesi e giunti a piedi a destinazione. Nessuno ci aspettava. Solo dopo 50 minuti sono arrivati i primi uomini del 118 dietro la segnalazione di un finanziere, il solo che si sia occupato di darci conto. Un poliziotto di guardia ha avuto il coraggio di dire che il suo compito non era quello di dare assistenza, ma di occuparsi dell’ordine pubblico. Gli uomini della GH, società che è mi è parso di capire gestisca i servizi a terra dell’aeroporto per la Gesap, completamente immobili dietro ad un bancone, dicevano che non sapevano cosa fare e chi contattare. Nessuno si è occupato di radunare passeggeri o di fare un appello nominativo, di dirci dove andare e cosa fare. È stata un esperienza terribile. Sono felice di essere viva.

Sino ad oggi nessuno mi ha contattata per conoscere le mie condizioni. La compagnia mi ha chiamata solo per comunicarmi che prima di oggi non potremo avere indietro i nostri effetti personali rimasti sull’aereo.

Ci sarebbe molto altro da aggiungere. Adesso sento solo parlare delle cause dell’incidente, del wind shear, del pilota…ma non è possibile che in una città come Palermo, in un aeroporto notoriamente a rischio non esista un piano di emergenza ed i soccorsi siano praticamente inesistenti. Questo non può e non deve passare in secondo piano, perché non si può giocare con la vita della gente e sperare che non succeda nulla. In questi due giorni ho sentito affermare di tutto, incluso che l’aeroporto di Palermo ha fatto grossi progressi ed i suoi servizi sono molto migliorati. Ma a chi si occupa, o dovrebbe occuparsi, dietro lauti compensi, della nostra sicurezza bisognerebbe spiegare che non basta appendere un paio di cartelli pubblicitari e fare un restyling degli arredi per renderlo un buon aeroporto. Io sono disgustata e sconfortata, perché avvertito un indescrivibile senso di precarietà ed impotenza. Poteva andare molto peggio. Se qualcuno non si occupa di mantenere alto il livello di attenzione su queste gravissime disfunzioni temo che non saranno mai accertate le responsabilità di quanto avvenuto, che a mio avviso configurano appieno gli estremi dell’omissione di soccorso, ed in futuro continuerà a non esistere un piano di emergenza e quanto avvenuto verrà dimenticato.

Non so se sono stata in grado di descrivere la misura della gravità della situazione, roba da terzo mondo…e faccio una gran fatica a raccontare queste cose trattandosi di Palermo, la città dove sono nata, cresciuta e che amo.

Ambra Di Miceli


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