La città della paura - Live Sicilia

La città della paura

Soprusi quotidiani
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Palermo è la città della paura. Dire una frase onesta può risultare scomodo e fatale, se disturba il silenzio della violenza organizzata che si ritiene perfino legittima. Palermo è una città ipocrita. A parole tutti deprecano, denunciano, deplorano. In generale, senza nomi e cognomi. Senza troppa precisione, perché si rischia. Palermo, se sei un uomo retto, ti lascia solo, in compagnia dei fantasmi e dei carnefici. I violenti regnano col sopruso, impongono la legge della giungla, minacciano con sottintesi espliciti. Intorno c’è il conformismo, l’abitudine al male di chi pensa: è andata sempre così, che vuoi che sia. Ecco perché il giusto resta tale se si ferma alle Colonne d’Ercole della garanzia e del comune buonsenso. Altrimenti il giusto diventa il pazzo, il folle, il rompicoglioni. Colui che andando avanti con la stranezza della sua coerenza, infine, merita il suo brutale destino.

Un esempio? Ancora oggi – non lo scriviamo per sentito dire, ma per cognizione aspra e diretta – alcuni cronisti che celebrano pubblicamente Mario Francese, cronista di giudiziaria del “Giornale di Sicilia” massacrato dalla mafia, in privato ritengono – alla Andreotti – che in fondo era uno che se la cercava. Scrivi, scrivi, ma prima o poi devi smetterla. E se non la smetti è colpa tua.
Tutti pazzi, tutti con la fissazione patologica della verità. Mario Francese, Padre Puglisi, Paolo Borsellino… Pesci valorosi che hanno visto il mare di solidarietà intorno a loro ritirarsi all’improvviso. Era finto.
Pazzi, sì, come il protagonista della storia che abbiamo raccontato: l’uomo perbene che si occupava di ex Pip e ha scelto di restare a casa la sera, perché frugare nelle gramaglie di una vicenda oscura per illuminarne gli anfratti è proprio quel genere di stranezza che a Palermo non viene perdonata. Giusti che sopravvivono in un mondo rovesciato. Alla luce del giorno l’ingranaggio va per il verso giusto. Di sera le finestre si chiudono. L’onestà rimane isolata a gridare il suo sdegno nel deserto delle brave persone col vestito a festa della domenica.
Pazzi, come quelli che tentano di scrivere una parola chiara su questa e altre storie, senza paura di svelare i fatti. Pazzi e felici, nonostante tutto. Lieti di prestare la voce a chi non ha più la sua.

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