"Non siamo venduti,| ci faremo sentire" - Live Sicilia

“Non siamo venduti,| ci faremo sentire”

Nasce il Pid, parla Romano
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(Sa.T.) “Non ci siamo venduti, faremo sentire la nostra voce”. In un teatro stracolmo di gente, almeno in mille dentro e altrettanti fuori, è nato ufficialmente il partito dei “Popolari di Italia domani”. “La nostra linea politica rimane quella che abbiamo tenuto negli ultimi anni – ha detto Saverio Romano, coordinatore nazionale del Pid – Sono stati altri a cambiarla. Noi siamo stati messi all’uscio ma abbiamo portato con noi bandiera, ideali e anche la nostra coerenza”. La platea del teatro Zappalà di Palermo, su cui campeggia il simbolo del Pid, è composta da molti giovani e sul palco Saverio Romano, in camicia, è affiancato da Lillo Mannino mentre più defilati sono alcuni notabili del partito come il presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti.

Pur manifestando “riserve sul federalismo fiscale”, Romano dà un giudizio positivo ai cinque punti programmatici del governo Berlusconi. “Abbiamo accolto l’appello alla stabilità formulata in Parlamento dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – dice Romano – e adesso vogliamo aiutare il sistema Italia a uscire da una crisi che è veramente devastante. Siamo contro le elezioni anticipate – ha continuato – e per la ripresa economica del nostro Paese. Ma se si dovesse votare, noi da 15 anni siamo alleati al centro destra nel sistema bipolare italiano, soltanto in questi ultimi 2 anni siamo rimasti fuori da questa alleanza. Se il Presidente del Consiglio e leader del Pdl ritiene che ci sia un’esperienza nuova da fare con un centrodestra ristrutturato, noi siamo pronti perché quella è stata sempre la nostra casa in Sicilia e nel resto del Paese”.

Poi Romano torna alle questioni siciliane. “Oggi alla Regione con i nostri voti governa chi ha perso le elezioni, quella sinistra giustizialista che vorrebbe vederci tutti in galera” e scrosciano gli applausi. Ma non tanto quando il segretario cita il ‘grande assente’, un amico “che ha scelto di non essere qui con noi, al quale dobbiamo tutti qualcosa, Totò Cuffaro”. Un applauso quasi infinito denso di commozione.


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