I ragazzi italiani del Sud - Live Sicilia

I ragazzi italiani del Sud

La morte di Sebastiano Ville
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(rp) I ragazzi del Sud condividono uno strano destino: se muoiono sotto il tricolore in una terra lontana diventano improvvisamente italiani. Altrimenti, se hanno la disgrazia di sopravvivere ai talebani,  restano terroni, carne da cannone nella macelleria leghista. Sebastiano Ville era un siciliano, un isolano capitato – per le strade della ventura e della necessità – tra gli alpini delle montagne. Adesso per tutti è un eroe italiano, l’amico di ognuno, perfino di Borghezio, talebanissimo onorevole-sfregio. Un diritto pagato caro.
L’esercito italiano è intessuto di ragazzi del Sud che lavorano come muli e ne costituiscono la tramatura solida e preziosa. E tra i terroni c’è qualcuno che lo è ancora di più – terronissimo –  perché povero, ignorante e barbaro. Lo era il fante Macaluso, fuciliere assaltatore in un plotone di diplomati almeno con la licenza media, a Messina, durante i vespri. Lui faceva il pastore e parlava a malapena. Era un escluso.

Era un escluso Sebastiano, morto con i suoi fratelli in missione, prima della sua dipartita? Per la politica sì. Per la rozza propaganda degli Alberti Da Giussano sì. Per il meccanismo osceno del cosiddetto federalismo sì. Ci hanno confinato in un ghetto ben oltre i nostri torti, che pure esistono. Di là, la Padania degli uomini liberi, di qua la Terronia degli schiavi e dei liberti. Ci disprezzano. I napoletani puzzano, ai siciliani si augura il colera, catanesi tutti appesi, palermitani fa rima con cani… E’ il sugo di una schifezza che vuole travestirsi da politica ed è solo lurido razzismo nemmeno tanto difficile da svelare.

Poi, un ragazzo del Sud muore. La retorica di Stato si accoge che sotto la divisa la carne era italiana, come pure l’identità e italianissimi i sentimenti. Gli onorevoli fanno la stessa faccia stupita di noi – i soldatini fighetti – quando ascoltammo il fante Macaluso che chiamava le stelle una ad una, con un nome diverso, durante un turno serale di guardia. Aveva imparato a riconoscerle nelle sue lunghe notti col gregge. Noi, fanti diplomati, restammo a bocca aperta. Mai avremmo saputo contenere tanta poesia e tanta cultura nel nostro cuore superbo.

Bella la faccia dei ragazzi del Sud. Ma non vogliamo vedere facce di leghisti al passaggio del feretro di Sebastiano Ville. Niente mani sul cuore. Niente tricolore. Volete l’Italia dei vivi divisa? E sia. Allora separiamola davvero, iniziando dai morti in divisa.


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