Il presidente precario - Live Sicilia

Il presidente precario

Gli equilibrismi di Lombardo
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“A Kabul mi sentirei in vacanza”, dice Raffaele Lombardo. E a voler guardare un po’ al di là dell’improprio riferimento a un Paese in guerra, straziato dalla violenza, si coglie una verità assoluta. Evidente.  Raffaele Lombardo è il primo precario della Regione siciliana. Precario per scelta, ovviamente. E di questo bisogna dargli atto. Non manca il coraggio al governatore di Grammichele. Tra i più arditi e tra i più, immaginiamo, stressati nel novero dei recenti presidenti della Regione. Certo, non che gli altri se la siano passata molto meglio. Troppo vicini sono i guai giudiziari di un Cuffaro “tagliato fuori” da un processo e da un vassoio di cannoli. Già, i cannoli. Una stupidata, cioè. Che allora fece comodo a molti, sebbene, a detta dei testimoni oculari non ci fosse alcuna voglia di festeggiare alcunché.

Oggi, c’è una casetta sul lungomare di Ispica. Settanta metri quadri. E quindici anni di verifiche della Soprintendenza. Insomma, una sorta di controllo alla velocità di cinque metri quadrati l’anno. E l’accenno a Innocenzo Leontini, punto di riferimento a Ispica di una giunta del Pdl, non è ovviamente campato in aria. Così come la domanda sollevata da qualche maligno: “Com’è che quando erano alleati, Leontini non s’era accorto di questa casuccia abusiva?”. I cannoli, come la casuccia. Stupidate. Ma segnali evidenti di un potere che vacilla. Eroso – a poco a poco, come per la costa di Ispica avvicinatasi anno dopo anno al recinto di casa Lombardo – dalle stesse scelte del governatore. Che, tanto per non dimenticare, ha varato la quarta giunta di governo. Dopo aver fatto fuori l’Udc dell’ex dioscuro democristiano Cuffaro, il Pdl dell’odiato Castiglione, e infine il gemello diverso Micciché, scaricato sulla strada del “io sono più Sud di te”.

In pochi mesi e con quattro giunte, Lombardo ha stracciato una sorta di contratto a tempo determinato. Quel consenso enorme che gli avrebbe consentito di vivere e vivacchiare a lungo e bene. E questo va detto. Il coraggo lo merita. Che poi lo sfascio dell’asse berlusconiani-cuffariani sia stato davvero suggerito dalla volontà di “innovare” la Sicilia, lo diranno solo i posteri. Resta il coraggio, appunto. O, forse, un’indole che il governatore non sa frenare. Buttato nel cestino il contratto a tempo determinato del consenso sterminato entro il quale il suo Mpa poteva sguazzare, adesso si è circondato di tecnici e pezzetti di partito. Quelle particelle che lui stesso ha contribuito a generare. Ritagli, frammenti di storie politche. E tra questi, per la verità, anche il più grande partito italiano, dopo il Pdl.

Sì, il Pd di Cracolici e Lumia. Un partitone, a pensarci bene. Che rischia di rendere ancora una volta la posizione di Lombardo troppo solida. Il presidente rischia, insomma, di trovarsidi nuovo davanti a un contratto a lunga scadenza. Un contratto d’esclusiva, che non gli consentirebbe di giocare con le mani libere sui tavoli romani.
Così, tanto per non smentirsi, ecco l’ultima stoccata: “Con me c’è l’ala antimafia del Pd”. Un’ala. Ovvero una parte. Meglio aver vicino sempre e solo un frammento (sebbene maggioritario) di partito, meglio optare per una “collaborazione occasionale”. Perché Raffaele Lombardo sembra godere nel recitare il compito di primo precario della Regione siciliana. Autonomista da tutto e tutti. Un equilibrismo ammirevole che esige grande pazienza, e coraggio. Come se si trovasse a Kabul, appunto. Ma a lui, in fondo, piace così.


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