Lari: "Siamo vicini alla verità" - Live Sicilia

Lari: “Siamo vicini alla verità”

Strage di via D'Amelio
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Potrebbe essere scritta entro pochi mesi la nuova verità su uno dei capitoli ancora oscuri della strage di via D’Amelio. I magistrati di Caltanissetta, che hanno riaperto le inchieste sull’eccidio in cui persero la vita il giudice Borsellino e gli agenti della scorta, si apprestano a chiudere la tranche d’indagine sulla preparazione dell’attentato: indagati il pentito Gaspare Spatuzza, ex killer di Brancaccio reo confesso e il mafioso Vittorio Tutino.
“Speriamo di finire entro due o tre mesi”, ha dichiarato il procuratore Sergio Lari. Ma se le rivelazioni di Spatuzza, credibile per quattro Procure, ma non ammesso al programma di protezione dalla Commissione del Viminale, avvicinano i magistrati alla verità sui giorni convulsi in cui Cosa nostra, forse con la complicità di soggetti estranei all’organizzazione, preparò l’eccidio, sui cosiddetti mandanti esterni e su presunti coinvolgimenti di apparati
istituzionali in alcune fasi dell’attentato, gli inquirenti procedono a piccoli passi. Resta, infatti ancora aperta, l’indagine sui tre funzionari di polizia del gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’ Vincenzo Ricciardi, Mario Bo e Salvatore La Barbera, accusati di avere “pilotato” le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, il primo pentito a parlare della strage, protagonista di clamorose ritrattazioni e smentito da Spatuzza. E ombre ancora più pesanti avvolgono il capitolo sui coinvolgimenti di apparati dei servizi: in quest’ambito l’agente dell’Aisi Lorenzo Narracci, nei mesi scorsi, è stato iscritto nel registro per strage. Ieri il pentito Spatuzza che, a luglio, aveva raccontato della presenza di un soggetto estraneo a Cosa nostra nel garage in cui venne imbottita di tritolo l’autobomba è stato messo davanti allo 007 per una ricognizione all’americana. In estate aveva detto di aver riconosciuto una somiglianza tra una foto dell’agente, mostratagli dagli inquirenti, e la persona intravista per pochi istanti nel garage. Ieri ai pm ha confermato che l’uomo visto nei mesi scorsi in foto è Narracci, ma tra l’individuo che era accanto alla 126 e l’agente ci sarebbe solo una somiglianza. “Spatuzza – ha spiegato il legale di Narracci, l’avvocato Michele La Forgia – ha precisato di non essere in grado di riconoscere la persona avvistata ‘per pochi attimi’ nell’autorimessa, limitandosi a confermare che il dott. Narracci corrisponde all’uomo già individuato in fotografia come ‘somigliante’ con quella persona”. Di certezze
sulla fase esecutiva della strage, invece, Spatuzza ha riempito verbali: disegnando scenari che “sconvolgono” la verità processuale accertata in anni di dibattimenti definitivi e aprendo la strada a un’istanza di revisione che potrebbe essere avanzata dai pm e dai difensori di sette persone che, grazie alle false dichiarazioni di Scarantino, scontano condanne definitive all’ergastolo.


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