Si scava negli affari | Quel "sì" targato Mpa - Live Sicilia

Si scava negli affari | Quel “sì” targato Mpa

(DAL NOSTRO INVIATO A CATANIA) Giovanni Barbagallo, di professione geologo, di Aci Castello, incensurato, non solo è uno dei cinquanta arrestati di oggi, ma è anche un militante del Mpa, in contatto con Raffaele e Angelo Lombardo. Scrivono i pm che “in virtù di questa sua veste, Barbagallo sarebbe tra gli strumenti di cui il boss Vincenzo Aiello poteva avvalersi per aggiudicarsi importanti commesse”. A disposizione di Aiello ma anche dei capimafia Angelo Santapaola e Giuseppe Ercolano, il geologo avrebbe anche messo a disposizione la sua campagna per organizzare dei summit.
Mafia, il blitz di Catania
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(DAL NOSTRO INVIATO A CATANIA) Giovanni Barbagallo, di professione geologo, di Aci Castello, incensurato, non solo è uno dei cinquanta arrestati di oggi, ma è anche un militante del Mpa (anche se dal movimento dicono che non risulta nemmeno tesserato) , in contatto con Raffaele e Angelo Lombardo. Scrivono i pm che “in virtù di questa sua veste, Barbagallo sarebbe tra gli strumenti di cui il boss Vincenzo Aiello poteva avvalersi per aggiudicarsi importanti commesse”. A disposizione di Aiello ma anche dei capimafia Angelo Santapaola e Giuseppe Ercolano, il geologo avrebbe anche messo a disposizione la sua campagna per organizzare dei summit.
La figura di Barbagallo diventa essenziale quando si parla della Safab. È una grossa impresa romana che ha messo le mani su importanti appalti: il parcheggio sotterraneo al Palazzo di giustizia di Palermo, la realizzazione del termovalorizzatore di Bellolampo e l’invaso artificiale di Lentini. Quando fu ammazzato il giudice Paolo Borsellino era emerso che la Safab aveva affittato, dieci giorni prima della strage, un appartamento proprio nella stesso stabile in cui abitava la madre del magistrato, in via D’ Amelio. Qualche giorno prima della strage in quell’appartamento furono attivate due linee telefoniche che, forse, furono utili agli attentatori.

La Safab, dunque, fa parte del gruppo di imprese che avrebbe dovuto costruire il termovalorizzatore a Bellolampo. “L’associazione mafiosa catanese – si legge nell’ordinanza – proprio tramite Barbagallo aveva consentito che gli amministratori della Safab entrassero in contatto con dei pubblici funzionari, quali i dirigenti dell’Ufficio del Genio Civile di Catania e con uomini politici, quali l‘On. Angelo Lombardo e il presidente della Regione Raffaele Lombardo, al fine di agevolare la società nel portare a termine importanti progetti imprenditoriali, tra cui la realizzazione di un villaggio per gli americani della base Nato di Sigonella. E tutto ciò, naturalmente, veniva consentito dall’associazione mafiosa non solo per mantenere uno stretto contatto con Safab, ma anche al fine di garantirsi la possibilità di insinuarsi anche in tali nuovi affari”. La capacità di Aiello di condizionare i lavori che la Safab ha nel territorio controllato da Cosa Nostra etnea emerge, per la prima volta, nel corso di una conversazione, registrata il 19 febbraio 2007, all’interno degli uffici del distributore di carburanti Agip di Rosario Di Dio, tra quest’ultimo e l’imprenditore Vincenzo Basilotta. In particolare Basilotta racconta a Di Dio di avere ricevuto la visita di Enzo Aiello e Franco Costanzo, i quali gli avevano intimato il pagamento di somme di denaro. In quel contesto, Aiello aveva prospettato a Basilotta la possibilità di assegnargli dei lavori in subappalto dalla  Safab a Lentini, naturalmente dietro il pagamento ad Aiello di una somma pari al 2% del valore dell’appalto. La vicenda si arricchisce delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Pulizzi, il quale racconta che era proprio l’associazione mafiosa catanese, tramite Angelo Santapaola, che curava la “messa a posto” dell’imprenditore gelese Sandro Missuto. Aggiunge poi che per i lavori della discarica di Bellolampo a Palermo, l’imprenditore “Santino” di Gela era “messo a posto” con i Lo Piccolo tramite Angelo Santapaola. “È chiaro – dicono i pm – che il Santino a cui si riferisce Pulizzi altro non è che Sandro Missuto di Gela che si era aggiudicato da Safab il subappalto dei lavori del tennovalorizzatore di Bellolampo”.

Una conversazione del maggio 2008 rivela che Barbagallo era entrato autonomamente in contatto con i dirigenti di Safab e che da Enzo Aiello aveva ricevuto le direttive su come regolarizzare la posizione della Safab. In cambio di cosa? Il dirigente della Safab Fabio Vargiu chiama Barbagallo. Parlano di un incontro che a breve sarebbe stato organizzato per risolvere una grana al genio civile di Catania. In bilico era il progetto della Safab per villaggio degli americani a Belpasso. L’ Ufficio del Genio Civile non stava rilasciando le autorizzazioni, in quanta riteneva che il terreno fosse pericoloso. Barbagallo spiega però che la Safab è in possesso di un parere dell ‘Assessorato Regionale, secondo il quale – invece – a differenza di quanto ritenuto dal Genio Civile di Catania, era possibile costruire su un territorio quale quello indicato nel progetto Safab. “Si noti che, forse, non e un caso – scrivono i pm – che il parere dell’Assessorato fosse a favore della Safab, considerato che il contatto tra Barbagallo e gli amministratori di Safab era nato, su richiesta dell’allora assessore Regionale Rossana Interlandi”. Di quest’ultima i magistrati ricordano il ruolo di dirigente Mpa.

Il 20 maggio 2008 Barbagallo sente nuovamente un dirigente della Safab a cui spiega che poiché quel venerdi vi era l’insediamento del Presidente della Regione I’appuntamento con “Angelo” (Lombardo ndr) si sarebbe dovuto rinviare da venerdi a martedi o mercoledi della settimana successiva. La domenica successiva Aiello chiede a Barbagallo come fisse “combinato” con Raffaele Lombardo; il geologo risponde che il presidente era inavvicinabile, ma che lui poteva parlare sia con Angelo che con “l ‘ex assessore Interlandi, quella di Niscemi”.
Barbagallo, quindi, racconta ad Aiello che Rossana Interlandi I’aveva messo in contatto con l’amministratore della Safab, il quale – grazie ai legami che il geologo aveva con i vertici di Mpa – voleva avere una “paternità politica” per la  realizzazione di un “villaggio per gli americani”, al fine di risolvere dei problemi insorti  con il Genio Civile di Catania.


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