Omicidio Rostagno, il giorno della verità|Si decide sul rinvio a giudizio - Live Sicilia

Omicidio Rostagno, il giorno della verità|Si decide sul rinvio a giudizio

Il giornalista ucciso 22 anni fa
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Dagli studi di Rtc Mauro Rostagno mandava in onda ogni giorno servizi, notizie, approfondimenti che prendevano di mira la mafia e i suoi intrecci con il sistema di potere trapanese. Il giornalismo di Rostagno dava “fastidio”, come ha riferito il pentito Francesco Milazzo, e per questo la mafia lo uccise. Dopo 22 anni si avvicina il momento della verità: domani il gup del tribunale di Palermo, Estorina Contino, deciderà se rinviare a giudizio il boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara, uomo d’onore di Valderice.

Per i pm Antonio Ingroia e Gaetano Paci, Virga sarebbe il mandante dell’ agguato e Mazzara uno degli esecutori materiali. Li inchiodano i risultati di una perizia balistica ripetuta due volte che collega l’agguato a Rostagno ad altri delitti di mafia per i quali i due indagati stanno scontando l’ergastolo. La sera del 22 settembre 1988 il giornalista-sociologo, che negli anni ’70 era stato uno dei leader di Lotta Continua e l’animatore del centro sociale “Macondo” di Milano, aveva appena lasciato gli studi della tv. In auto stava rientrando nella comunità “Saman” per tossicodipendenti che aveva fondato con la compagna Chicca Roveri e il giornalista Francesco Cardella.

La sua auto venne circondata da un commando in una strada secondaria piombata improvvisamente nel buio. Le indagini hanno seguito le piste più svariate. Quella “interna”, che conduceva a contrasti di tipo anche privato tra i gestori di “Saman”, ha tenuto a lungo impegnati gli investigatori. E alla fine è stata accantonata con l’archiviazione della posizione di Cardella, indagato prima per favoreggiamento e poi per concorso nel delitto, per il quale gli indizi di un “certo spessore”, come scrivono i magistrati della Dda, non hanno mai raggiunto un grado di gravità tale da giustificare un’incriminazione.

Un’altra pista seguita porta a un “tavolino” nel quale si sarebbe discussa a quel tempo la spartizione di appalti di opere pubbliche in provincia di Trapani con l’intervento della mafia e l’ombra della massoneria. E questo sarebbe stato il contesto del delitto messo a fuoco dall’inchiesta. Sullo sfondo si intravedono gli equilibri e gli accordi sotterranei che saldano gli interessi del sistema di potere di una città dove la mafia ha avuto a lungo il controllo degli affari e ha fortemente condizionato la politica.

La svolta è venuta dalla perizia balistica che ha fatto emergere la figura e il ruolo di Virga. Per ridurre Rostagno al silenzio fu usato anche un fucile calibro 12 impugnato dal killer che nel 1995 uccise il poliziotto Giuseppe Montalto. In un caso e nell’altro il sicario si sarebbe dimostrato un tiratore infallibile. La ragazza che era in auto con Rostagno rimase incolume. E analogamente vennero risparmiate dal fuoco la moglie e la
figlia di Montalto. Tanta precisione, secondo l’accusa, porta il “timbro” di Mazzara.


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