Le risposte di Lombardo - Live Sicilia

Le risposte di Lombardo

Sono tante le domande con cui i cronisti assillano il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, in questi giorni. Ci sono i sette quesiti di "Repubblica". Ci sono molti punti interrogativi. Spulciando le collezioni di "S" ci siamo accorti che il presidente aveva già risposto a molte delle domande, qualche mese fa, sul numero 28 della rivista, in un'intervista a Claudio Reale. Ve ne mostriamo una parte. Leggere per credere.
Mafia, politica e affari su S
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15 min di lettura

Dice che potrebbe aver incontrato mafiosi, ma che non ha mai aiutato Cosa nostra consapevolmente. Di più: “Se dovesse emergere un mio consapevole apporto a Cosa nostra mollerei tutto”. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo parla a tutto campo: dall’inchiesta che lo coinvolge ai rapporti con i partiti, dalla possibilità di un ingresso in giunta di Udc e Pd alla conoscenza con Giuseppe Liga e Tonino Saladino. Con un punto di partenza: “Vorrei parlare con i magistrati, sono stufo di leggere sui giornali di cosa mi si accusa”.

Partiamo dal cuore della vicenda . Lei ha mai favorito, consapevolmente o inconsapevolmente, Cosa nostra?
“La risposta mi sembra ovvia . È negativa”.

Anche inconsapevolmente?
“Ad esempio se avessi favorito Liga avrei favorito Cosa nostra inconsapevolmente? Certamente, perché non immaginavo neppure che Liga potesse essere affiliato, o addirittura ai vertici di Cosa nostra, come si presume. Ecco, è un esempio lampante di cosa può succedere a governare la Regione. Non solo: consapevolmente ho fatto un’altra cosa”.

Cosa?
“Una cosa diversa dai proclami, dalle marce di protesta o da qualunque manifestazione. Ad esempio una serie di scelte che hanno aggredito e, credo di poter dire, nuociuto come non è mai capitato nella storia della Sicilia alla mafia e ai suoi affiliati. Sicuramente nella sanità abbiamo ridotto gli spazi di illegalità. Non so se negli spazi di illegalità, di profitto anche illecito si nascondessero interessi mafiosi. Probabilmente si nascondevano interessi illeciti”.

E contro Cosa nostra?
“I settori nei quali l’attacco è stato più duro da parte del nostro governo sono quello dell’energia e i rifiuti. Nel primo caso, con lungimiranza, abbiamo detto no all’eolico, che costituisce una violazione del paesaggio: poi le indagini della magistratura hanno dimostrato che nell’eolico c’è la mafia, c’è la speculazione, c’è l’illecito . Sui rifiuti il braccio di ferro è stato ed è durissimo: anche oggi bisogna trovare un escamotage per arrivare a dichiarare l’emergenza e potere commissariare, ad esempio, questa Palermo sommersa dall’immondizia . Il tentativo di tornare ai termovalorizzatori è sempre dietro l’angolo”.

Adesso c’è un’inchiesta della magistratura .
“I termovalorizzatori comportavano investimenti per miliardi di euro in cui era provato l’interesse della mafia . È scritto nelle relazioni della Corte dei conti del 2005, è scritto nelle dichiarazioni che alla commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti hanno reso persone come il superprocuratore antimafia Pietro Grasso e l’allora procuratore aggiunto di Palermo Roberto Scarpinato . Eppure noi abbiamo fatto un piano dei rifiuti che si è basato sulla cancellazione di queste infiltrazioni mafiose. Poi abbiamo raccolto tutto in una relazione approvata dalla giunta e consegnata alla Procura di Palermo che di conseguenza, con una tempestività straordinaria, dimostrando che c’è gente che lavora con indipendenza e autonomia, ha già proceduto a sequestri e accertamenti. I magistrati hanno voluto sentire anche me, perché probabilmente si sta assestando un colpo duro alla criminalità, in parte mafiosa e in parte non mafiosa”.

Torniamo alle vicende giudiziarie. Lei ha mai conosciuto esponenti della famiglia Santapaola-Ercolano?
“Non escludo che da me sia venuto qualcuno . Non i nomi che leggiamo: lo so perché li ho visti sulla stampa, se non li avessi visti non potrei escluderlo . Di sicuro non ho incontrato Enzo Aiello né questo Maurizio Avola che racconta frottole ridicole sul mio conto: storie di auto, dice che avrei curato Santapaola, che sarei andato in un certo bar tutte le mattine. D’altronde il soggetto è famoso per queste sciocchezze che dice, le spara sempre più grosse perché è convinto di poter ottenere benefici. Li ha avuti e li ha perduti, essendo un noto rapinatore che ha ripreso a delinquere quando è entrato nel programma di protezione”.

Quindi lei non esclude di aver incontrato mafiosi?
“Per il resto non escludo niente. Io conosco il suo cognome, e poi? Anche Liga è stato seduto come lei davanti a me. E poi? In un incontro in cui si parla di problemi sociali o in un’intervista, a meno di essere un chiaroveggente, non posso rendermi conto di chi ho di fronte. Se ci frequentassimo per un mesetto cambierebbe qualcosa”.

Appunto Maurizio Avola la accusa di avere intrattenuto in diverse occasioni conversazioni con Marcello D’Agata al distributore di carburante gestito da quest’ultimo . È mai stato in quella stazione di rifornimento?
“Né quella stazione, né quella macchina, né Avola, né D’Agata, né nessun altro . Né tanto meno il loro capo assoluto, che risponde al nome di Santapaola, al quale si dice faccia capo, per mezzo di interposte persone, la Altecoen, una delle società interessate alla costruzione dei termovalorizzatori. Quando abbiamo letto nella relazione della Corte dei conti o in una delle tante relazioni della commissione parlamentare che quella società faceva capo al clan Santapaola abbiamo bloccato il sistema . Un uomo che ha un legame con quella gente non può permettersi di far saltare un affare da 5-7 miliardi”.

Ancora Avola l’ha accusata di aver curato Nitto Santapaola . Ha mai prestato assistenza medica a persone delle quali non conosceva l’identità?
“Devo dirle con molto rammarico che non ho prestato molta assistenza medica tout court, perché mi sono specializzato in Psichiatria: avrei potuto curare Santapaola se fosse stato un depresso grave o uno schizofrenico . Un paziente diabetico, come so essere Santapaola, non l’avrei potuto curare”.

Un medico è un medico .
“Sì, ma siccome poi io sono stato impegnato per lungo tempo in politica ho tentato di non lasciare la professione solo per alcuni mesi e senza grande successo . Mia moglie preferisce farsi curare da mio figlio, che si laureerà a luglio”.

Ha mai avuto rapporti con l’azienda Incoter e con la famiglia Basilotta?
“Questi signori sono venuti da me per ragioni politiche. Ho letto questi nomi sulla stampa: Costanzo, un’impresa di grandissimo rispetto, Basilotta, eccetera, eccetera . Basilotta ha un genero che fa il consigliere comunale: è lui che è venuto da me, talvolta, ma non mi ha chiesto nulla . Quando ho saputo che Basilotta era interessato da un fatto di mafia i rapporti si sono interrotti. Renderò conto alla procura”.

Parlerà di questa vicenda ai magistrati?
“Certo . Conosco tutta questa presunta indagine dalla stampa . Non sarebbe giusto, visto che si tratta del presidente della Regione, visto che dalla vicenda personale del presidente della Regione dipende la stabilità del governo e della legislatura, che questi 300 punti li si chieda al presidente della Regione? Se dovesse emergere un mio consapevole apporto a Cosa nostra, come prevede il concorso esterno, e io me ne dovessi accorgere, prima ancora di difendermi mollerei tutto . Dico questo perché so che da parte mia c’è solo un consapevole attacco alla mafia”.

Torniamo a Giuseppe Liga . Nell’intervista che abbiamo pubblicato due mesi fa lui diceva: “Raffaele Lombardo mi chiama spesso”. Di che natura sono i suoi rapporti con lui?
“Liga – che credo abbia millantato rapporti con altri personaggi, Orlando e Mattarella fra questi – dice ‘Lombardo è cresciuto con me’. Io ho messo piede a Palermo nel 1986, quando sono stato eletto deputato regionale. Ero cresciutello quando sono arrivato”.

L’ha conosciuto allora?
“Non credo di averlo conosciuto nel 1986, né nel 1988 o nel 1990. Lui ha avuto delle esperienze politiche, si è candidato, credo che militasse in partiti politici”.

Nella Democrazia cristiana .
“Non ha mai avuto rapporti con me. Non so a quale corrente della Dc appartenesse, non penso alla sinistra democristiana”.

E quell’incontro del 2 giugno?
“Come ho conosciuto Liga? Nel contesto di Mcl, il cui presidente si chiama Carlo Costalli. Eravamo in cinque: c’era Liga, c’era Costalli, c’erano degli altri. Ci saremo incontrati anche prima del 2 giugno, in una manifestazione alla vigilia delle elezioni. Se Costalli ha detto ‘diamo una mano a Lombardo’ certamente gli uomini di Mcl sono andati dal Movimento per l’autonomia a chiedere i facsimile. Lui ha incontrato me. Poi nelle registrazioni emerge che non ha votato per la nostra lista, perché non è mai stato nel mio movimento”.

Beh, in realtà, se ricordo bene, dice “con Raffaele non ci sono problemi, ma con Musotto sì”.
“Quella era una scusa . In quella conversazione fa capire che i facsimile non li aveva visti. C’erano facsimile di Lombardo o di Lombardo con Musotto e altri. Avrà visto che Musotto era nei manifesti e ha detto ‘no, non posso aiutare questi partiti”, a dimostrazione del fatto che non aveva visto i facsimile o li aveva buttati”.

Lei è stato intercettato al telefono con Tonino Saladino, poi indagato per abuso d’ufficio, e con lui ha parlato di Antonio Gatto, indagato con l’accusa di aver riciclato i soldi di Messina Denaro . Quali sono i suoi rapporti con loro?
“Nessun rapporto . Io ho solo rapporti politici, non di scambio . Saladino è un esponente di un movimento cattolico”.

Della Compagnia delle Opere.
“Me lo segnalano, gli do il mio numero . Mi dice che per quell’elezione non può fare granché. Vado a trovarlo a questo incontro, c’era una trentina di persone, mi avrà presentato questo signore che avrò visto una volta, due, cinque. Ma Saladino non mi ha mai appoggiato: mi ha detto che per quelle Politiche era troppo tardi, ‘eventualmente ci organizziamo per le Regionali’. Da quel momento ci sono state solo le Regionali di poche settimane fa . Andate a verificare: nell’ultimo anno non l’ho più sentito . Saladino si sarà schierato col Pd, col Pdl, con l’Idv, con chi vuole lui. Non con me”.

Il pentito Francesco Campanella …
“Sciocchezze. Ho letto anche questo dalla stampa . Campanella non ha mai avuto rapporti con me. L’ho incontrato soltanto in manifestazioni politiche, nell’Udr. Ricordo che era fidanzato con una ragazza che frequentava, credo, il Cdu. Era vicino a Clemente Mastella . Non sono stato al suo matrimonio . Il signor Campanella non mi ha mai presentato nessun imprenditore, non è mai venuto . Non c’è mai stato un rapporto di grande feeling fra me e quel signore”.

Lei ha mai incontrato i vertici dell’Asset Development?
“Chi?”.

L’azienda che voleva realizzare il centro commerciale a Villabate.
“Il cognome?”.

Marussig.
“Quello sì, è venuto a Catania e mi ha detto ‘noi stiamo trattando su un terreno nel quale vorremmo realizzare un centro commerciale’. Io ho detto: ‘Quando avrete comprato il terreno esamineremo il progetto’. Non si è più visto . Se fossero tornati e avessero presentato progetti compatibili avremmo potuto consentire che lo facessero . Io non gli avrei chiesto nulla e se mi avesse offerto qualcosa lo avrei buttato dal balcone. Se dietro questo signore dal cognome strambo ci fosse stata la mafia io, inconsapevolmente, mi sarei trovato a favorirla”.

In questi giorni è tornato d’attualità il “libro dei favori”, un archivio informatico …
“Non è il mio . Lì il signor X viene segnalato a me. C’è stata un’indagine per un caso dei tanti segnalati: si vede che nel resto dei casi non c’era nessun reato . Le altre cose sono raccomandazioni, che la Cassazione ha ritenuto non essere reato . Comunque: sono stati interrogati i miei collaboratori e l’indagine è stata archiviata . Non abbiamo segnalato nessuno”.

Ha mai ricevuto richieste di raccomandazione?
“Milioni. Soprattutto in passato . In questi ultimi anni ho avuto poche occasioni di parlare con le persone, perché le persone in Sicilia, al Sud, si aggrappano alla politica per risolvere i loro drammatici problemi”.

Come si è comportato?
“Parliamo per fatti. La gran parte delle raccomandazioni riguarda il lavoro: da quando mi sono insediato ho bloccato le assunzioni. E poi in questa Finanziaria abbiamo avviato un percorso di stabilizzazione di 4.000 lavoratori: se li stabilizzo li sottraggo al condizionamento . Come mi sono comportato, vuol sapere? Ho ascoltato tutti, probabilmente anche qualche soggetto che non ha la fedina penale pulita . E poi di tutte le persone che incontro alla Regione c’è traccia: le incontro senza sapere con chi parlo, anche per quanto riguarda l’appartenenza politica”.

E poi che fa?
“Le incontro senza mai condizionarne le scelte e poi, nei limiti del lecito, sto loro vicino . Vede, io sono stato privato della libertà perché avrei favorito delle persone in un concorso . Piccolo particolare: quelle persone quel concorso l’hanno perso . Alla fine sono stato risarcito, non era vero”.

Che idea s’è fatto?
“Io non credo ai complotti, ma qualche nemico me lo sono creato . E lì c’è stato un disegno preciso: non della magistratura, ma di chi indusse la magistratura a darmi addosso . Stessa storia nel ‘94: ho chiesto al mio accusatore di essere messo a confronto con lui, come vorrei fare stavolta . I pubblici ministeri si sono resi conto che ero stato ingiustamente accusato”.

Proprio a proposito di questi arresti: ha paura di tornare in carcere? Quell’esperienza ritorna nei suoi incubi?
“Assolutamente no . Io sono stato educato ad un valore: la priorità assoluta va data all’accertamento della verità, a cui va subordinato anche il valore, inestimabile, della libertà. Evocare l’arresto serve per creare il clima, per dire che il governo non sta in piedi, che questo Lombardo è il peggio del peggio del peggio . Sono pronto a tutto, soprattutto a render conto dei miei atti. Io sto rispondendo senza conoscere le carte, a raffica di mitra, come sto facendo con lei. È possibile incontrare i magistrati e rispondere a tutte le contestazioni?”.

Torniamo ancora al libro dei favori.
“Non era il mio . L’ha scritto? Ce l’ho anch’io un libro dei favori, lo posso consegnare. Il signor X, Y, Z mi chiede un trasferimento, una pratica, e io lo scrivo”.

Lei diceva, però, che molte di quelle raccomandazioni non sono andate a buon fine. Noi abbiamo fatto delle verifiche.
“Non c’è reato”.

Potrebbe esserci un dato politico .
“Quale sarebbe?”.

Un rapporto di scambio .
“L’alternativa a questo scambio qual è? Che il politico non parla con la gente, perché la gente al politico il problema glielo pone. Se poi c’è lo scambio di simpatia o di stima per cui anche un no, e io ne dico tantissimi, fa sì che l’elettore, al momento del voto, mi dia il suo consenso, non è un reato, ma una benemerenza”.

Chiaro . La mia domanda, però, era un’altra: secondo lei come fa quel libro a contenere così tante informazioni che poi in molti casi si sono rivelate esatte?
“Qua ce ne saranno tantissime”.

(Lombardo prende un foglio dalla pila sul suo tavolo . Prova a leggere: “Azienda agricola del signor X, che ha partecipato al bando . A questa carta allego un mio biglietto: ‘La prego di verificare di che si tratta e nei limiti del lecito di definirla positivamente’. Molto spesso l’interessato, che sa leggere su internet, e io non lo so fare, saprà come finisce prima di me. Chiaro?”).

Chiarissimo  . Alla luce dell’inchiesta sono cambiati i suoi rapporti con suo fratello?
“Questo pestaggio è un’invenzione. Un pestaggio non passa inosservato: mio fratello è stato ricoverato solo due volte per 3-4 giorni perché, per le elezioni, ha avuto crisi ipertensive gravi”.

Esclude il pestaggio . Esclude anche la conoscenza con mafiosi?
“Escludo la conoscenza con Aiello e con chicchessia . Perché se anche mio fratello avesse incontrato qualcuno, consapevolmente o meno, e l’avesse aiutato, come l’avrebbe fatto? Tramite me. Mio fratello è più piccolo di 10 anni, ha una certa preoccupazione a chiedermi le cose. Non mi ha mai chiesto nulla che riguardasse favori, appalti, eccetera . Per mafiosi o meno”.

Sempre a proposito della sua famiglia …
“Mia moglie”.

Nell’inchiesta sarebbe entrato questo progetto approvato dall’Irfis…
“È una cosa molto, molto spiacevole. Due cose ha mia moglie: un negozio di 28 metri quadrati a Taormina, che dopo 5 anni fu ceduto, e poi il fotovoltaico”.

Ecco.
“Abbiamo un agrumeto acquistato con il mutuo a tasso agevolato e c’è un pezzo di terra libero di due ettari. Volevamo realizzare un impianto fotovoltaico su serra da 900 kw con regolare finanziamento bancario: la pratica era in mano a un mio amico, non sapevo che fosse stato chiesto all’Irfis, che al 20 per cento è della Regione. L’ho appreso dall’articolo dell’Espresso  . Quando abbiamo ricevuto l’autorizzazione ci siamo chiesti se realizzarlo o meno . Ci avrebbe fruttato 150-200 mila euro all’anno, al netto del prestito . Nel frattempo eravamo in piena stesura del Piano energetico . Non ci sarebbe stato nessun conflitto d’interessi, ma mia moglie, con raccomandata, ha dichiarato di rinunciare al progetto . Ho consegnato la ricevuta di ritorno all’assessore all’Industria nella seduta nella quale abbiamo approvato il Piano”.

Ma come si spiega la velocità nell’approvazione del progetto?
“Non credo che ci sia nessuna velocità. Chiedete ai funzionari che si occupano di energia: verificate se c’è stata una segnalazione, diretta o indiretta . Ci sono presunti amici miei che si fanno avanti col mio nome e qualche funzionario si fa condizionare. Io non autorizzo nessuno a usare il mio nome”.

Che rapporti ha con il procuratore Enzo D’Agata?
“Gli stessi rapporti che ho con i magistrati che conosco . Quelli che seguono la mia indagine catanese li conosco: il dottore Fanara, conosco il dottore Gennaro da tempo abbastanza lungo, conosco le due signore, Boscarino e Santonocito”.

E come sono i rapporti?
“Sono molto buoni con tutti quelli che conosco . Fanara, che non è catanese, molto marginalmente, D’Agata da meno da tempo . Gennaro da molto più tempo . Ma il mio rapporto con loro è particolare. Mio padre era un avvocato e mi ha educato a un principio: i magistrati non vanno neppure sfiorati. Non vanno invitati a cena, non si va a trovarli per accattivarsene la simpatia . È stato un buon insegnamento, ma non credo sia stato apprezzato . Col dottor D’Agata, che ha fatto due smentite su notizie su di me, non ho nessun rapporto che non sia la conoscenza”.

Lei ha detto che avrebbe fatto i nomi dei politici collusi con la mafia . È al corrente di rapporti fra esponenti delle istituzioni e Cosa nostra?
“Se nell’affare dei termovalorizzatori c’è la mafia, la politica e l’impresa certamente hanno avuto un ruolo . Ho letto che ci sono più imprese che hanno a che fare con la mafia: quindi si sono incontrati. Se questo ha dato luogo a rapporti illeciti non sta a me sentenziarlo”.

(Tratto da S n 28, uscito a maggio)


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