Pesce grosso mangia pesce piccolo, e se fino alle 19 di ieri il teatrale monologo lombardiano avrebbe certamente ambito ad un posto di rilievo su tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali, le motivazioni della sentenza di condanna per mafia del senatore Marcello Dell’Utri hanno invece rubato in extremis al governatore siciliano le luci del proscenio.
Dunque questa mattina, sulle “vetrine” dei principali artefici del “processo mediatico” denunciato da Raffaele Lombardo, si consuma inesorabilmente il sorpasso a sinistra degli uffici della cancelleria del tribunale di Palermo sui dorati saloni del potere di Palazzo d’Orleans.
Le prospettive, gli angoli d’inquadratura, con cui vengono riferite dai quotidiani in edicola oggi le risposte fornite ieri dal presidente della Regione alle sette domande poste da Repubblica sono molteplici. Il primo, quello adottato proprio dal giornale di Ezio Mauro, punta l’attenzione sul fatto che in oltre due ore e mezza di discorso, Lombardo non smentisca mai d’aver incontrato mafiosi del calibro di Rosario di Dio o Vincenzo Aiello. Il secondo, più moderato probabilmente, evidenzia invece il passaggio in cui il governatore siciliano ribadisce di non aver “mai preso soldi dalla mafia per finanziare una campagna elettorale”; questo accade ad esempio con il Corriere della Sera e con La Stampa.
Più “politico” invece il taglio con cui il Sole 24 Ore affronta la vicenda Lombardo, ponendo l’accento sulla “macchinazione per far cadere la giunta regionale” siciliana denunciata dal numero uno di Palazzo d’Orleans. Il quotidiano economico, infatti, si sofferma sull’allusione di Lombardo al Pdl e ai Popolari d’Italia Domani e al gruppo dei fuoriusciti dell’Udc, rei di voler “punire il Movimento per l’autonomia, che non è alleato con il premier; si vuole far prevalere la parte politica a me avversa”.
