Bertoli e il coraggio della disabilità - Live Sicilia

Bertoli e il coraggio della disabilità

Una serata speciale a Marsala
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(rp) Ci sono momenti che riconciliano con le crepe del mondo. Perfino la deriva della reciproca gentilezza sembra per un attimo non inarrestabile, quando si accende un tenero lume e splende nel suo angolo. L’altra sera a Marsala si è parlato di disabilità, in una serata organizzata da un’amministrazione attenta – nell’arco di una più ampia manifestazione sul tema –  per merito di Rosario Lunetto, un bravo funzionario la cui sensibilità è pari soltanto all’umiltà.
C’era il sottoscritto, in rappresentanza di Livesicilia. C’erano artisti che si sono alternati sul palco a cantare e a leggere. C’era Jana Cardinale, giornalista e persona preziosa.  C’era Alberto Bertoli, figlio del grande Pierangelo. Dal padre ha ereditato il cuore e la voce.
Alberto ha cantato le canzoni di suo padre, si è chiacchierato a lungo. E per una sera la disabilità è diventata una cosa seria. E certo che è una cosa seria sempre, come sanno i disabili e i loro parenti. Ma è anche un elemento nascosto, la polvere che si caccia sotto il tappeto, lo spettacolo che spinge a voltare la testa dall’altra parte, nella pratica comune.

Invece, nel caldo microcosmo del teatro “Impero” il dolore non è stato negato, né massacrato dalla retorica del corpo che deve funzionare per forza, perché il corpo contemporaneo non è più un utilissimo accessorio dell’anima, ma rappresenta la premessa di un’esistenza vacante, vissuta alla carica tra gli scaffali del marketing sociale. Altro scandalo a cui qualcuno dovrebbe porre rimedio: il dolore è stato preso di petto, senza la commozione predisposta dei fazzoletti, senza l’autentico cinismo dei bei discorsi. Ognuno ha potuto raccontare la sua storia e liberare “A muso duro” il disabile occulto che lo accompagna sulla strada.
Dentro di noi, c’è un disabile. C’è una mutilazione negata. C’è una invalidità conservata per il futuro. Ecco perché odiamo tanto, in fondo, le carrozzine e la cacciamo via dal nostro cielo. Poi arriva una serata come quella di Marsala e le crepe del mondo si ricompongono. Cosa è successo? E’ semplicemente accaduto un miracolo. Abbiamo, almeno per una sera,  smesso di giocare a moscacieca con noi stessi.

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