Il misterioso Massimo | tra verità e "impostura" - Live Sicilia

Il misterioso Massimo | tra verità e “impostura”

Chi è Ciancimino jr?
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Ai suoi detrattori più avvertiti Massimo Ciancimino ricorderà probabilmente il  fracappellano Vella, protagonista de “Il Consiglio d’Egitto” di Sciascia, colui che mise in scena l’impostura di una storia inventata e verosimile, per gusto di beffa, per acquisizione di rango e per sberleffo alla verità che, ovviamente, è solo un riflesso di specchi. Le similitudini si fermano qua. Ciò che era impareggiabilmente gioco losco e leggiadro nel romanzo, nella realtà diventa sfida pericolosa: in palio c’è la vita. Massimo, a suo modo, ha già alzato il livello della scommessa:  “Farò una brutta fine”, ha dichiarato. E’ un monito che silenzia la ferocia  dei critici. Non si tace per misura o per moderazione. Si tace per paura del contrappasso, per viltà. E se  lo ammazzassero davvero?, si domandano i suoi avversari, quale onta  precipiterebbe sulla schiena di coloro che hanno osato levare un aggettivo contro  una vittima? Chi si riavrebbe socialmente dal colpo di maglio del  disonore, dall’accusa di avere preparato il terreno all’esecuzione, col  “mascariamento”,  l’offesa scritta o verbale che, in Sicilia, di solito precede lo  sparo della lupara?
La confusione è grande, perché si è persa appunto l’unità di misura corretta. In una  terra di carnefici e vittime non si concedono troppe sottigliezze. Uno o è vittima, o è carnefice. Intorno al duopolio manicheo della definizione, sugli spalti della spaccatura, si schierano i tifosi contrapposti. Portano fiori e fango, a seconda della posizione reciproca che, talvolta, è figlia del pregiudizio o  dello spirito ultrà che ormai contraddistingue il dibattito pubblico.

Chi è Massimo Ciancimino? Come ci appare? E’ possibile rispondere secondo  intelletto e informazioni, senza lasciarsi prendere dalla voglia di indossare  una maglietta con lo sponsor? Ciancimino jr, a parere di chi scrive, è un uomo  finito in un gorgo grande, forse immane per lui. Non ci pare che abbia la  statura del Grande Fratello cucitore, manipolatore di una strategia mediatica. Ciò non  significa che non possa mentire, nel caso sarebbero presunte bugie con le gambe  corte, frutto di un riflesso disperato, più che di un calcolo. Il  profilo che si può tracciare prescinde dalla valutazione circa la verità delle sue  dichiarazioni a verbale, è un onere che non ci spetta. E ne siamo sollevati.

Massimo Ciancimino indossa, agli occhi degli altri, un vestito di taglia  immensa, scomodo da qualunque angolazione si osservi. E non sembra starci dentro a suo agio. Non è un eroe civico. Gli eroi  umanissimi di questo Paese hanno ben altra storia e diversa qualità. Ma non sarebbe  giusto nemmeno condannarlo all’irredimibilità per il cognome, “sulla parola”. Se le sue  collaborazioni ricevessero il crisma definitivo della qualità,  dovremmo anzi essere grati a un figlio di suo padre che si sottrae al solco  sanguinario di una tradizione, per cambiare il destino proprio del nome e delle  cose che vi fioriscono intorno. E’ un bel dilemma.
Nell’attesa predichiamo prudenza, sempre identica, infatti,  è la nostra linea sull’argomento. La cautela sia  vigile. Certe prese di posizione del rampollo di don Vito sono sbocciate male. In giorni non ancora sospetti lanciammo una sorta di  appello a Ciancimino junior e ci permettiamo di ripeterlo: svolga il suo ruolo con  sobrietà, non partecipi ai convegni, sedendo accanto a fratelli di giudici  morti ammazzati per il dovere, non rilasci interviste a blog compiacenti, non faccia parlare di sé, non  entri nel personaggio, anche se capiamo che può essere un ingresso comandato  dal dolore. La discrezione ai margini degli atti necessari è l’unica strada  percorribile. Così non saremo più costretti a dividerci sugli spalti. E non  avremo la fastidiosa impressione di leggere una trama alla fracappellano Vella,  declinata nel reale. La filigrana sordida e pericolosa di una moderna impostura.


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