Un bagno di folla per Casini:| "Lavoriamo nell'interesse del Paese" - Live Sicilia

Un bagno di folla per Casini:| “Lavoriamo nell’interesse del Paese”

Il leader dell'Udc a Palermo
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“Il Polo della nazione è l’unica vera novità del panorama politico italiano”. Queste parole, ripetute come un mantra, hanno fatto da sottofondo alla convention dell’Udc siciliana, riunita stamattina dentro il Cinema Imperia di Palermo.
Ospite d’onore il leader del partito cattolico, Pier Ferdinando Casini.
Tanti i temi affrontati dal numero uno dell’Udc. Si comincia con una frecciata agli ex compagni di partito, i secessionisti del Pid di Saverio Romano. “Qualcuno fino a poco tempo fa ha pensato di essere il depositario assoluto dell’Unione di centro in Sicilia, ma è stato smentito dai fatti. Basta vedere in quanti siamo qui oggi”  ha detto, rivolgendosi alle circa 1.500 persone in platea.
Nell’intervento di Casini c’è stato poco spazio per i temi siciliani, molto più per quelli nazionali.
Innanzitutto non sono mancate le critiche alla gestione della cosa pubblica portata avanti dal Governo: “In questi anni abbiamo visto dall’esecutivo solo tanti slogan, ma non fatti. Il Cipe si è riunito una quarantina di volte annunciando sempre opere mirabolanti di cui non si è visto nulla. La riforma della giustizia, sbandierata da anni, ancora non c’è e abbiamo un 40% dei giovani che è disoccupato e le famiglie del ceto medio che scivolano ogni giorno di più verso la povertà. Fino ad oggi non sono stati colpiti gli sprechi, si è tolto a tutti con tagli lineari, creando una clima di disagio enorme”. “Il populismo, il razzismo, la xenofobia – ha continuato – sono sempre esistiti, ma oggi la politica li amplifica per prendere qualche voto in più”.
Casini ha spiegato la sua visione del terzo polo, corteggiato in questi giorni da destra e sinistra. “Il Polo della nazione nasce per unire, non per dividere. “Lo dice la parola ‘nazione’ stessa – ha detto –. Abbiamo un’interlocuzione serena sia col Pdl che col Pd, ma balliamo da soli. Siamo pronti a presentarci alle elezioni, ma sarebbero un esito irresponsabile della crisi di governo. Quello che suggeriamo al presidente Berlusconi è di adottare il metodo Obama: unire Democratici e Repubblicani nell’interesse dal paese. Se il governo ci chiamasse per collaborare nell’interesse dalla nazione saremmo pronti, per dare il via a quelle riforme che sono necessarie per l’Italia. Quello che Berlusconi deve capire è che il suo governo non può procedere con la sindrome dell’autosufficienza”.
“C’è chi si chiede chi sia il leader del terzo polo – continua Casini – la verità è che finora in Italia siamo stati abituati male. Tutti i progetti politici sono partiti dalla leadership di un uomo carismatico, che era principio e fine di tutto. Ed è per questo che sono falliti. Noi cerchiamo di lavorare per creare un disegno politico comune”.
Disegno politico che non sembra avere molto di comune, viste le posizioni contrastanti prese in passato da Udc e finiani sui temi etici, come il fine vita, l’aborto o i diritti alle coppie di fatto.
Nel suo discorso Casini gira intorno al problema, spiegando come in passato ci siano stati avvicinamenti di soggetti provenienti da altri partiti e come la funzione del Polo sia quella di conciliare la destra liberale alla sinistra “stanca dei vari Di Pietro e Vendola”.
Casini non è stato l’unico relatore della conferenza. In mattinata si sono avvicendati i rappresentanti dell’Udc dell’Isola, tra cui il capogruppo del partito al Senato, Giampiero D’Alia. “Siamo stati l’unico partito dell’Isola a rimanere leale nei confronti degli elettori – spiega – Abbiamo sempre dato il nostro appoggio a Lombardo e continuiamo a sostenerlo totalmente. In Sicilia, come a Roma, serve un governo di responsabilità per combattere la crisi. Vogliamo che la nostra regione assomigli alla Grecia solo dal punto di vista del patrimonio archeologico, non da quello del crack e del debito. Per questo diamo il pieno sostegno alle riforme finanziarie dell’esecutivo Lombardo”.
“Il Pdl ha governato la Sicilia per anni, adesso deve assumersi le responsabilità dello sfascio che ha causato – conclude D’Alia.


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