Palermitano ucciso a Pesaro | Esecuzione a colpi di pistola - Live Sicilia

Palermitano ucciso a Pesaro | Esecuzione a colpi di pistola

L'uomo faceva il pasticciere
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Sembra una vera e propria esecuzione mafiosa quella di cui è rimasto vittima Antonino D’Amato, 36 anni, palermitano, ma da anni residente a Pesaro, il cui corpo carbonizzato è stato rinvenuto questa mattina intorno alle 6:30 nelle campagne dell’entroterra pesarese, vicino Sassofeltrio. L’uomo, che faceva il pasticciere, è stato ritrovato con le gambe legate e la gola squarciata, ma sembra che gli abbiano anche sparato in testa con un colpo di pistola. Le indagini sono condotte dai carabinieri. Il corpo era in un’auto che è stata poi incendiata.

L’auto di Antonino D’Amato, il pasticcere palermitano ucciso questa mattina a Sassofeltrio, sarebbe stata speronata da un’altra auto con a bordo i suoi assassini. Emerge da una prima ricostruzione fatta dai carabinieri. L’auto, una Ford ‘Mondeo’, è stata trovata lungo la strada; poco più avanti, un’altra vettura, una Lancia ‘Thema’: sarebbe questa, e non quella di D’Amato, l’auto data alle fiamme, probabilmente per cancellare le impronte. Dopo aver speronato la Mondeo, i killer avrebbero costretto la vittima a scendere per poi freddarla con due colpi di pistola. Due bossoli cal. 9 x 21 sono stati trovati a terra, accanto al cadavere, che presentava anche i piedi legati e la gola squarciata. D’Amato, secondo le prime informazioni, non aveva precedenti penali. A suo carico, solo il ritiro della patente per guida in stato di ebbrezza. Era giunto nel Pesarese nel 2005; sposato e separato, attualmente viveva con una compagna, sembra napoletana, a Sassofeltrio. E’ ipotizzabile che stamattina, quando è scattato l’agguato, l’uomo stesse rientrando a casa dal lavoro.

D’Amato, dopo essere stato speronato dalla Lancia ‘Thema’ e costretto a scendere, avrebbe tentato la fuga ma sarebbe stato colpito una prima volta alle spalle con la pistola; poi, i killer gli avrebbero legato i piedi e ferito più volte alla gola, dove sono presenti diversi tagli, con un coltello. Infine gli avrebbero dato il colpo di grazia con un secondo colpo di pistola dietro l’orecchio. La vittima non sarebbe collegata in alcun modo alla mafia, non sarebbe un collaboratore di giustizia né un soggiornante. Tra i suoi precedenti, la falsificazione del tagliando assicurativo.

L’uomo aveva avuto tre figli dall’ex moglie, e un quarto dalla compagna, una beneventana. Lavorava, da circa un anno, in un bar pasticceria di Gabicce Mare, e non di Cattolica come si era appreso in un primo momento.


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