"Io sono Tony Scott"|A Catania la prima del film - Live Sicilia

“Io sono Tony Scott”|A Catania la prima del film

La rassegna Catania jazz
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Tra gli appuntamenti di punta della stagione musicale di Catania Jazz arriva lunedì 7 febbraio al Cinema King di Catania la proiezione del film, in assoluta anteprima siciliana, di “Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz” del regista palermitano Franco Maresco, docu-film dedicato al ricordo del clarinettista italo-americano Tony Scott, scomparso qualche anno fa. Il regista sarà presente alla proiezione. Il biglietto di ingresso è di 3 euro.

Il già annunciato concerto multimediale di Salvatore Bonafede al pianoforte e Gabriele Mirabassi al clarinetto, accompagnati da Franco Maresco che commenta le immagini video sul grande schermo, è stato rinviato a data da destinarsi.

“Io sono Tony Scott, il più grande clarinettista del mondo”. Sono le ultime parole che il musicista italo-americano pronunciò con un filo di voce, prima di morire il 29 marzo del 2007. A raccontarlo è una delle figlie nelle battute finali del documentario, un affresco a tinte forti sulla storia della musica jazz, sull’emigrazione e sugli Stati Uniti d’America. Il film “Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz”, presentato lo scorso anno al Festival di Locarno nella sezione Fuori concorso, racconta la vita del clarinettista siculo-americano Antonio Giuseppe Sciacca, nato in America da genitori di Salemi, divenuto alla fine degli anni Quaranta Tony Scott, il più grande clarinettista del jazz moderno.

«Ripercorrere la vicenda musicale e personale di Tony – ha scritto il regista palermitano Franco Maresco – significa raccontare sessant’anni di jazz, di incontri umani e artistici incredibili. Ma anche, nello stesso tempo, la storia americana della seconda metà del secolo scorso, con le sue battaglie per i diritti civili e umani, di cui Tony Scott fu uno dei principali e appassionati sostenitori». Quella del clarinettista italo-americano è una storia molto speciale e poco conosciuta, caratterizzata da un successo in ascesa fintanto che l’artista si trova negli Usa. Il suo genio artistico e il suo naturale talento vengono infatti alla luce a New York, nei mitici locali della 52esima strada, durante le jam-session con Charlie Mingus e Dizzy Gillespie. Nel 1943, poi, avviene il “fatale” e determinante incontro con Charlie Parker, che cambia la vita al “più bianco dei neri”, l’unico musicista non di colore ad essere ammesso alla corte di “Bird”. «Di Charlie Parker – riconosce il jazzista Don Byron nel documentario – Tony ha ereditato lo spirito».

Al film – prodotto da Cinico Cinema, Rai Cinema e dalla Film Commission Sicilia, realizzato sull’arco di tre anni e basato su immagini provenienti dagli archivi cinematografici di tutto il mondo – hanno preso parte oltre cento testimoni, tra parenti, amici, musicisti e critici. «Dei tanti sbagli che Tony Scott ha compiuto nella sua vita – racconta Franco Maresco nel documentario – il più grave è stato senza dubbio quello di stabilirsi in Italia alla fine degli anni Sessanta». L’Italia non l’ha capito affatto, è il commento unanime di musicisti e musicologi contemporanei che lo hanno conosciuto e che non hanno mancato di sottolineare la complessità del personaggio, non sempre di facile lettura nei suoi eccessi, nelle sue stranezze egocentriche e nei suoi lampi di lucida follia. «L’Italia non l’ha capito e proprio per questo l’ha emarginato».

Il documentario trascina anche nella storia dell’emigrazione, con le sue tragedie umane e sociali, con i suoi piccoli miracoli. Figlio di siciliani partiti in America per rincorrere il sogno di una vita migliore, Sciacca-Scott aveva vissuto sulla propria pelle l’umiliazione di essere definito un “dago”, ossia un italiano secondo l’epiteto razzista coniato dagli americani. Si è sentito anche dare del mafioso, come accadeva regolarmente anche a molti altri suoi compatrioti, diventati poi delle stelle del jazz.


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