Denunce, dossier e sospetti | per la Procura in alto mare - Live Sicilia

Denunce, dossier e sospetti | per la Procura in alto mare

Catania, l'inchiesta
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Come una spy story americana, prosegue la corsa frenetica verso il vertice più alto della procura di Catania. Proprio come la “Provvidenza”, la barca dei Malavoglia che dal 1975 campeggia nella piazza di fronte il tribunale etneo, la Procura sta attraversando onde alte, altissime, che rischiano di far naufragare i vari concorrenti che ambiscono al posto che, il 27 febbraio, Vincenzo D’Agata lascerà per andare in pensione. E le onde che fanno “scricchiolare la Provvidenza come un sacco di noci”, per dirla con Verga, sono i dossier, i controdossier, le denunce, i dissapori e gli interessi che si stagliano sulla città.

I candidati per il timone sono sedici, ma i più accreditatiti sono Giuseppe Gennaro, uno dei pm titolari dell’inchiesta Iblis ed ex aggiunto di Vicenzo D’Agata (nella foto) ed ex presidente dell’Anm e Giovanni Tinebra, procuratore generale che ha ricoperto in passato ruoli importanti alla dda di Caltanissetta nella vicenda delle stragi del ’92. Ma da quando si è conosciuta con esattezza la data del pensionamento del procuratore capo sono iniziati i cannoneggiamenti. I simpatizzanti e i tifosi dell’uno o dell’altro contendente hanno ripescato diverse pietre aguzze nell’acqua torbida del “caso Catania”. Con buona pace di molti catanesi che, al di là delle polemiche, vorrebbero un cosiddetto “papa straniero” alla guida di una delle procure più calde d’Italia. Appare gradito a molti il nome di Italo Ghitti, gip di Milano nell’inchiesta Mani Pulite, e considerato estraneo agli intrecci che si sono svolti sotto il vulcano.

Nella scricchiolante nave della procura molto quotato è Giuseppe Gennaro, ma una vecchia polaroid, portata alla luce dal giornalista di Rainews Pino Finocchiaro, lo ha esposto ad attacchi. La foto, risalente al 1990, mostra il magistrato seduto, durante una festa sul terrazzo di una villetta, accanto all’imprenditore Carmelo Rizzo, che in seguito si scoprirà essere affiliato al clan Laudani e che verrà ucciso, in un agguato mafioso, nel 1997. La storia è ormai nota e riguarda l’acquisto di una villetta da parte di Gennaro a San Giovanni La Punta, comune alle porte di Catania, dalla Di Stefano Costruzioni, ditta ufficialmente della moglie di Rizzo, ma formalmente controllata dal boss. In molti hanno sollevato dei dubbi sull’opportunità che il magistrato, seduto accanto a un boss, possa diventare capo della Procura. C’è da dire che solamente sei anni dopo quella foto Rizzo verrà raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare e Gennaro ha sempre negato di conoscere chi gli stava accanto. La storia della villetta pare che sia stata portata alla luce, nel 2000, dall’allora presidente del tribunale dei minori di Catania, Giovanbattista Scidà, che recentemente ha sollevato dei dubbi sulla conduzione delle indagini sull’omicidio Rizzo.

Le stive della grande nave etnea sono piene di carte scomode. E’ emerso un vecchio verbale dell’87 redatto da Gennaro in cui Scidà viene accusato da un’altra persona di abusi ai danni dei detenuti minorenni. Coincidenza? Anche per Giovanni Tinebra il mare promette tempesta. Gli avversari gli rimproverano i rapporti con i potenti imprenditori che investono a Catania, come Caltagirone Bellavista e Mario Ciancio, gli stessi sui quali la Procura ha acceso i riflettori. Basti pensare ad Acquamarcia o alla vicenda dei parcheggi scambiatori.

Le recenti perturbazioni riguardano una delle tante scottanti inchieste in mano alla procura catanese. Sembrerebbe, come rivelato da “Repubblica”, che il procuratore D’Agata voglia archiviare la posizione di Lombardo nell’ambito dell’inchiesta Iblis, prima della pensione. Già durante la conferenza stampa dello scorso novembre che illustrò le commistioni tra mafia, politica e imprenditoria, D’Agata sottolineò più volte che non si era ritenuto necessario adottare alcuna iniziativa processuale nei confronti del presidente della Regione e smentì le voci di presunte crepe e spaccature all’interno del pool che aveva coordinato l’inchiesta.
Secondo “Repubblica”, dopo i rumors sulla probabile archiviazione di Lombardo, indagato per concorso esterno, si sarebbe mosso il procuratore generale Tinebra che ha chiesto, tramite una missiva del sostituto Domenico Platania, lo stato degli atti dell’inchiesta.

Un nuovo scossone alla traballante nave etnea che contiene al suo interno inchieste pesanti su Raffaele Lombardo, Mario Ciancio e anche sull’appalto del Pta di Giarre al marito di Anna Finocchiaro, recentemente revocato.Per il momento si continua a navigare a vista. La “Provvidenza” resterà a galla?


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