Imprese vittime del "pizzo", tre ordini di custodia - Live Sicilia

Imprese vittime del “pizzo”, tre ordini di custodia

MESSINA
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Chiedevano il pizzo alle imprese edili costringendo i titolari a eseguire lavori sottocosto. Per questo il gip di Messina ha firmato tre ordini di custodia cautelare per estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti del boss di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) Carmelo D’Amico, già in carcere, di Tindaro Calabrese, anche lui detenuto, e dell’imprenditore catanese Alfio Giuseppe Castro, ritenuto referente della mafia etnea nel Messinese.

L’operazione segue una precedente inchiesta del 2009 sulla famiglia mafiosa barcellonese. D’Amico e Calabrese sono accusati di avere, nel 2008, costretto un imprenditore, titolare di un’impresa di costruzioni, a effettuare forniture di materiale bituminoso per la realizzazione di un parcheggio di un centro commerciale e a corrispondere a titolo di ”pizzo” 30 mila euro.

D’Amico avrebbe preteso e ottenuto, nel 2008, 20mila euro da un altro imprenditore che stava svolgendo lavori pubblici connessi alla metanizzazione di un’area del comprensorio del comune di San Filippo del Mela (Me). Infine Calabrese e Castro avrebbero costretto il primo imprenditore, nel 2007, a effettuare una fornitura di massi per i lavori di rifacimento del lungomare del Comune di Villafranca Tirrena (Me) al prezzo di 35mila euro invece che 70mila.


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