Delitti Romano e De Simone|Esclusi i collegamenti tra le due morti - Live Sicilia

Delitti Romano e De Simone|Esclusi i collegamenti tra le due morti

Ci sono dei lividi sul volto di Davide Romano. Lo hanno picchiato prima del colpo di grazia, sparato alla nuca con una pistola calibro 7,65. Lo hanno colpito con forza, forse per umiliarlo. Un’umiliazione completata con la scelta, precisa, di lasciare la vittima in mutande, dentro il portabagagli di una vecchia Fiat Uno, in via Michele Titone. Nessuno può dire se i killer abbiano cercato di farsi dire qualcosa di importante, di estorcergli una confessione, anche se i segni sul viso del mafioso del Borgo Vecchio non rimandano a quelli, ben più pesanti, di una tortura.

Le altre certezze sono che Romano è stato ammazzato nella notte fra lunedì e martedì. Martedì è il giorno in cui è stata vista, per la prima volta, la macchina segnalata all’indomani, mercoledì, quando i carabinieri hanno ritrovato il cadavere abbandonato nella traversa di corso Calatafimi. Il proiettile di piccolo calibro non ha lasciato scampo a Davide Romano. E neppure il tempo dell’agonia. I killer lo hanno legato, mani e piedi, dopo morto. Sono questi finora i punti fermi dell’indagine. Pochi per arrivare alla soluzione di un caso complicato, sufficienti, però, per creare allarme.

Per non sottovalutare il rischio del riaprirsi di una guerra di mafia. D’altra parte il secondo omicidio in pochi giorni, quello commesso ieri a Borgo Nuovo, ricorda troppo da vicino il clima di piombo e sangue degli anni Ottanta. Claudio De Simone è stato ammazzato con tre colpi di pistola calibro trentotto. Aveva un appuntamento con il killer in una stradina del popolare e popoloso quartiere, via Filippo Tommaso Marinetti, e vi si è presentato armato.

C’è un collegamento fra i due omicidi? Al momento viene escluso dai i carabinieri del reparto operativo guidati dal colonnello Paolo Piccinelli, e dai i magistrati Marcello Viola, Roberta Buzzolani e Caterina Malagoli, coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci. Ma ci sono alcuni elementi che non possono essere sottovalutati. Romano era in affari con la droga e De Simone pare che si muovesse nel giro dei pusher. La famiglia Romano è molto conosciuta negli ambienti criminali del Borgo Vecchio, lo stesso quartiere dove affonda le proprie radici la famiglia De Simone. La pistola che ha ucciso Romano è una 7,65, lo stesso calibro di quella trovata in mano a Nicolò Pecoraro, fermato lunedì notte in corso dei Mille, sotto un palazzo dove forse era andato a vendicare la morte di Romano o a cercare notizie per ritrovarlo. Perché Pecoraro era amico del padre del giovane ritrovato in via Michele Titone. E anche lui, originario della provincia agrigentina, ha vissuto al Borgo. Coincidenze? Spetta agli inquirenti trovare le risposte, in una città, anche questa purtroppo è una certezza, dove si è tornato a sparare.


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