In morte dell'operaio Pulvirenti - Live Sicilia

In morte dell’operaio Pulvirenti

L'incidente alla Saras
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Cerchiamo di immaginarlo Pierpaolo Pulvirenti, alla maniera di Gianni Rodari quando tratteggiava i personaggi delle sue favole. Questa è una favola nera di incidenti sul lavoro. Il finale è noto: la morte. Il resto è fantasia. Pierpaolo capelli neri, o biondi. Fronte corrugata o distesa. Pierpaolo siciliano, catanese precario di San Giovanni Galerno, soffocato mentre faceva il suo mestiere. Con qualcuno che l’aspettava. C’è sempre una donna che aspetta dietro una finestra. Aspetta una bandiera per i cadaveri gloriosi degli uomini in guerra. Aspetta un casco da operaio per i cadaveri anonimi degli uomini che crepano di lavoro. E come sarà la donna di Pierpaolo? Sarà moglie o madre o figlia? Avrà i capelli bianchi, sale e pepe, corvini, d’oro? Possiamo – se ci sforziamo molto – intravvedere i suoi occhi a margine della pagina. Chiunque conosce gli occhi di una donna straziata. Li abbiamo visti almeno una volta. Profondi, sgomenti e senza riposo, condannati alla veglia eterna, anche di notte. Così saranno gli occhi della donna di Pierpaolo.

Non abbiamo voglia di tirate moralistiche. Non ci interessa gridare è una vergogna. A che servirebbe? Ora vogliamo stare un po’ con Pierpaolo, accanto a lui che non esisteva e che non esisterà mai. Chi era l’operaio Pulvirenti, assassinato dal suo lavoro, oltre la cerchia del suo sorriso e del suo amore? Nessuno. Una potenziale bestia da macello. Un fantaccino nella trincea di uno sforzo iniquo. Chi sarà Pulvirenti Pierpaolo oltre il circolo delle lacrime che chi l’ha amato verserà per lui? Nessuno. Il numero di una strage. Una statistica. Un dettaglio. E non è forse più schifosa della morte stessa questa rimozione? Sì, lo è. Ma ancora una volta gridarlo non servirà. Perciò,  chi vuole venga qui qui accanto al corpo immaginato di un ragazzo. Lasciate gli occhi di una donna su questo foglio. Talmente forti, veri e invisibili da accecare chi li guarda.


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