Sicilia e servizi, il j'accuse del Pdl - Live Sicilia

Sicilia e servizi, il j’accuse del Pdl

i berlusconiani all'attacco
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E alla fine, il Pdl passò alle “vie di fatto”. Dopo le schermaglie dei giorni e dei mesi scorsi, infatti, gli azzurri all’Ars hanno deciso di presentare un documento col quale evidenziano le presunte  “illegittimità” nella gestione di Sicilia e servizi. Un succinto j’accuse che, ha annunciato Fabio Mancuso “verrà inviato anche a Corte dei Conti e Olaf (ufficio europeo di controllo antifrode, ndr)”. Una relazione che “risponde” a quella presentata il 4 aprile in commissione Bilancio (e firmata da Enzo Emanuele) con la quale la giunta regionale ha, di fatto, “avallato” l’azione della società (della quale, tra l’altro, la Regione è socio di maggioranza col 51%). Il mancato rispetto del capitolato, una convenzione che costringerebbe la Regione a “sborsare” 63 milioni e quel “popolamento” che, oggi, non avrebbe più alcun senso. Ecco sinteticamente alcuni dei punti critici, secondo il Pdl, della gestione di Sicilia e servizi.

Il capitolato e i progetti.

Secondo il Pdl, nel Capitolato speciale d’appalto, “unico documento che declina i requisiti analitici di fornitura”, non si fa riferimento a forniture diverse dalla implementazione della “Piattaforma telematica integrata” (Pti) e delle sue 16 componenti autonome. Quindi, di fatto, l’amministrazione avrebbe dato mandato e la Sicilia e Servizi avrebbe eseguito progetti non previsti per una cifra superiore ai 150 milioni di euro. Questi affidamenti, tra l’altro, secondo il Pdl sarebbero stati effettuati “in dispregio del libero mercato e della tutela della libera concorrenza”. Altra “pecca”, quella di aver “sub-affittato” al socio privato il 100% delle proprie attività, quando un decreto del 2006 invece imporrebbe la “realizzazione in via diretta dell’opera o del servizio da parte della Società, in misura superiore al 70%”.

Gli affidamenti.

Uno dei passaggi della relazione di Emanuele maggiormente criticati dal Pdl è quello nel quale gli affidamenti che, secondo i deputati, sono stati effettuati al di fuori del bando di gara e del capitolato, vengono definiti come “integrazioni” della Pti. “Ciò è falso – scrivono nella relazione – sia da un punto di vista tecnico che economico. Già ad una sommaria e superficiale verifica si può constatare come la Pti valga in tutto 35 milioni di euro e la sua gestione ne valga 15 milioni, mentre, stranamente e incomprensibilmente tutto il resto (le cosiddette integrazioni) valgono tre volte tanto il valore della Pti nel suo complesso”.

La fidejussione.

Altro punto. Nella relazione della giunta, secondo il Pdl, quando si fa riferimento alle fidejussioni “si scrive il falso affermando che le stesse sono rilasciate dal socio privato a garanzia delle proprie obbligazioni, contrariamente a quanto i documenti di gara espressamente definiscono, ossia che la garanzia di 20 milioni rilasciata dal socio privato è posta a garanzia della totalità delle obbligazioni di Sicilia e-Servizi, e giammai del mero socio privato”. Questa fidejussione, poi, secondo il Pdl, sarebbe la prova della illegittimità di molti degli affidamenti alla società: “la fidejussione – si legge – è stata limitata a 20 milioni, somma non sufficiente a garantire la grande mole di obbligazioni derivanti dai successivi affidamenti (illegittimi perché fuori gara) […] che assommano a oltre 150 milioni e per cui sarebbe stata necessaria una ben cospicua copertura fidejussoria”. Gli affidamenti, poi, sarebbero stati fatti con procedimenti di “evidenza pubblica” soltanto per una “limitatissima parte”.

Controllo e governance

“Altamente contraddittorio – scrive il Pdl nella relazione – con tutto l’impianto della relazione prodotta dalla Società […] è il passaggio in cui tra gli standard di riferimento vengono incluse le ‘condizioni economiche di base’, che se è vero come affermato che gli affidamenti diretti sono consequenziali alla evidenza pubblica già esperita, dette ‘condizioni economiche di base’ devono essere già rinvenibili nell’offerta prodotta dal socio privato, in fase di gara, e non successivamente concordate con l’amministrazione regionale”.

La convenzione e il popolamento

Secondo la relazione, Sicilia e servizi avrebbe dovuto compiere l’attività di trasferimento del “know how” prima dell’uscita del socio privato. La proposta di una nuova convenzione da stipulare con la Regione, invece, secondo il Pdl creerebbe un danno all’erario per vari motivi. Intanto perché riconoscerebbe a Sicilia e-Servizi Venture crediti per oltre 63 milioni di euro per attività svolte da quest’ultimo senza la dovuta validazione della Regione siciliana. “Tali crediti – scrivono i deputati – sono relativi ad attività autonomamente esperite da Socio privato a proprio rischio imprenditoriale e che comunque non possono essere riconosciuti se non a valle di una puntuale verifica tecnica/economica di esecuzione e validazione”.

La nuova convenzione, poi, avvierebbe il cosiddetto “popolamento” (con 250 assunzioni attraverso selezioni pubbliche). Ma il compito di formare il personale, dice il Pdl, spettava proprio a Sicilia e servizi (anche nell’ottica nel trasferimento di know how all’amministrazione). Anche per questo motivo, Sicilia e servizi avrebbe ricevuto oltre 150 milioni di euro. “Invieremo tutto alla Corte dei Conti e all’Olaf – ha annunciato il deputato Fabio Mancuso – non è accettabile che la Regione paghi 63 milioni di euro non dovuti a una società che, tra l’altro, non ha rispettato ciò che era previsto da bando e capitolato”.

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