Vita, miracoli (e fatica) di Giulio - Live Sicilia

Vita, miracoli (e fatica) di Giulio

Il protagonista
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C’è chi si identifica in Javier. Perché Pastore è bello a vedersi, quando decide di giocare. Dà una pennellata rotonda agli spigoli aguzzi della partita. E la spiana. C’è chi ama Abel. Perché Hernandez – a prescindere dalla stupida antipatia che, per un certo tempo, l’ha sommerso – diventerà un campione. Già adesso ricorda Tino Asprilla. Già adesso, se parte, non lo becchi più. Io scelgo Giulio Migliaccio. E l’ho scelto da tempo. Giulio non ha maschere: dentro e fuori combaciano. Ho avuto la fortuna di intervistarlo un giorno, per “Il Palermo”, sugli spalti di Boccadifalco. Devo confessare un segreto: quando parlo con un calciatore mi emoziono. Ho sempre dodici anni. E la circostanza di essere un giornalista non cauterizza lo stupore del bambino che ride in me, mentre mi fa lo sgambetto. Quel pomeriggio, Giulio mi emozionò per altro. Per il piacere di scoprire un uomo, sotto l’uniforme. Non un eroe. Non un personaggio. Non un Superman. Un ragazzino, proprio come me.
A un certo momento, interruppe l’intervista per andare ad abbracciare alcuni bambini a bordocampo. Tornato al suo posto, Giulio si scusò. Sì, si scusò.

Giulio Migliaccio non è un eroe di cartapesta. Non è uno spot ipocrita della bonta: sportivamente conosce la cattiveria. Non è il surreale Garrone di “Cuore”. La sua intima essenza vive e si moltiplica nel coraggio di un tackle. La sua onestà coincide con la lealtà dello scontro e delle bullonate. Il suo valore risiede nell’etica del lavoro con cui affronta ogni partita. Per la sua concezione profonda dell’impegno, si è adattato a tappare i buchi in difesa, con notevole acume strategico. Migliaccio si travestirebbe da bandierina da calcio d’angolo, o accetterebbe di guidare il pullman della squadra, se gli fosse suggerito per il bene comune. Forse sarebbe un buon sindaco.
Non solleva mai polvere, nello spogliatoio. Non accende casini. Se un mister non lo considera, lui si mette a lavorare a testa bassa. E, alla fine, riesce sempre a fare cambiare idea a chi lo ha sottovalutato.

E’ bello ammirare Javier. E’ meraviglioso seguire Abel con lo sguardo, finché mette la freccia e scompare all’orizzonte. Ma io ho un debole per Giulio Migliaccio, lo confesso. Quando andrà via da Palermo, cercherò una zolla impregnata dalla sua fatica e la porterò a casa mia. Mi porterò a casa un pezzetto del suo cuore.


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