Il muro contro muro non c'è più - Live Sicilia

Il muro contro muro non c’è più

Manovra economica. Si ricomincia oggi
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Il muro contro muro non c’è più. Ma non c’è nemmeno un accordo tra maggioranza e opposizione. Almeno fino ad ora. Questa, in sintesi, lo stato del dibattito sulla manovra economica che dovrebbe riprendere stamattina, alle undici a sala d’Ercole. La seduta è stata interrotta ieri sera alle dieci o giù di lì, per mancanza di numero legale.

Stando a quanto si è capito ieri sera, le opposizioni, con in testa il Pdl, non avrebbero intenzione di scatenare l’ostruzionismo per evitare l’approvazione del bilancio. Del resto, nemmeno la presidenza dell’Assemblea regionale sembra orientata a tirarla troppo per le lunghe. Insomma: nessuno lavora per lo scioglimento anticipato del parlamento dell’Isola. Lo conferma Salvino Caputo, Pdl, presidente della commissione Attività produttive dell’Ars: “La nostra – dice – non è un’opposizione fine a se stessa. Non facciamo ostruzionismo. Noi vogliamo soltanto portare avanti interventi mirati nell’interesse della Sicilia e dei siciliani”.

Lo “scandalo” dei centri studi – Caputo, che giudica un fatto positivo la marcia indietro del governo sul taglio degli enti (il presidente Lombardo e l’assessore Armao hanno fatto marcia indietro  sull’abolizione dell’Istituto della Vite e del Vino), cita il caso della tabella ‘B’, ovvero ex tabella ‘H’. E’ lo strumento con il quale, da sempre, si erogano contributi ad enti, associazioni e centri studi. Alcuni di questi organismi svolgono un ruolo sociale e scientifico importante: è il caso delle associazioni che assistono i ciechi, i sordi e altre categorie disagiate. O gli istituti che si occupano di ricerca scientifica. Accanto a questi ci sono i centri studi. Alcuni svolgono attività meritorie (anche se costose rispetto a quello che producono). Su altri c’è più di un dubbio.

“Quest’anno, in questa tabella – dice Caputo – il governo ha infilato di tutto. Non è concepibile che, in un momento di difficoltà, si regalino 250 mila o 350 mila euro a enti inutili. Se non ricordo male, al Coppem addirittura 600 mila euro. Uno scandalo. Questa è una spartizione indecorosa. Capisco le categorie disagiate. Ma qui siamo davanti a forme di clientelismo che, peraltro, non è più sostenibile dalle ‘casse’ della Regione”.

Addio articolo 18 – Sulla stessa lunghezza d’onda Toto Cordaro, parlamentare dei Popolari per l’Italia di domani. “a noi non interessa l’ostruzionismo – spiega -. A noi interessa sbaraccare i centri di potere. Riteniamo importante, ad esempio, che sia stato stralciato l’articolo 18. Pensate: con legge si eliminavano tantissimi enti. Ho il dubbio che, con questo articolo, il governo avrebbe provato a eliminare le Province. Poi, però, con un semplice atto amministrativo – cioè con un decreto del presidente della Regione – gli enti avrebbero potuto tornare in vita. Il tutto, ovviamente, a insindacabile discrezione del presidente della Regione”.

Cordaro parla anche di “improvvisazione dolosa, da parte del governo, nel cambiare i documenti finanziari dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, nel tentativo di trovare un equilibrio tra forze politiche che hanno esigenze diverse”.

Ma Cateno non molla – Chi invece non ne vuole sapere di mettere da parte gli emendamenti e continua a propugnare lo scioglimento anticipato dell’Ars è il parlamentare Cateno De Luca. “Non sono interessato a migliorare una manovra economica sbagliata – dice De Luca -. Anche perché, spesso, i cosiddetti miglioramenti della legge finanziaria non sono altro che accordi sottobanco nei quali non mi riconosco”.

De Luca mantiene i circa 3 mila e 600 emendamenti al bilancio che ha presentato. Ma in un’atmosfera nella quale, come già accennato, non c’è più il muro contro muro, la sua azione solitaria (o in compagnia del parlamentare del Pdl, Fabio Mancuso, che ha annunciato che appoggerà gi emendamenti di De Luca) è destinata a non avere successo. Anche perché il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, ovviamente non perché, sottobanco, si è accordato con il governo, ma nell’interesse ‘supremo’ della Sicilia potrebbe contingentare i tempi degli interventi in Aula dei deputati per arrivare a una rapida approvazione della manovra.

Fas per lo sviluppo? No, grazie! – Ieri sera è stato trovato un mezzo accordo sulle entrate che, nella migliore delle ipotesi, sono, in buona parte, o rigorosamente fittizie (è il caso delle solita sceneggiata sulla valorizzazione del patrimonio della Regione), o legate a interventi dello Stato. Il Pdl, in parole più semplici, non sarebbe contrario a dare ancora ‘spago’ al governo Lombardo, ben sapendo che un bilancio con entrate dimezzate servirebbe a poco. Basti pensare che, una volta ‘incassato’ il “sì” dell’Aula, il governo dovrebbe precipitarsi a Roma a chiedere subito 600 milioni di euro per pagare la sanità.


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