I mal di pancia in casa Mpa | e le porte chiuse a Palazzo - Live Sicilia

I mal di pancia in casa Mpa | e le porte chiuse a Palazzo

Il dibattito sul governo
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Lo sfogo di Gennuso prima. La dichiarazione di Colianni poi. Nell’Mpa i mal di pancia si fanno sentire, dopo tanti gemiti soffocati in questi ultimi mesi di governo tecnico. Che dietro le uscite dei due deputati regionali , che lamentano la scarsa interlocuzione coi tecnici che hanno in mano gli assessorati (in particolare con Massimo Russo, nel caso di Gennuso), ci possa essere la manina di Raffaele Lombardo in persona, è ipotesi che un po’ tutti nel partito scartano: lo sfogo è spontaneo, tutt’altro che studiato, e riflette un malumore autentico e serpeggiante. Che però le lamentele dei suoi al governatore non dispiacciano più di tanto e gli facciano gioco, quella, tra gli uomini del movimento autonomista è invece convinzione diffusa.

Che nei partiti della maggioranza, ma soprattutto in quello del governatore, la giunta tecnica abbia creato più d’un malumore non è un segreto. Gli inquilini dell’Ars faticano a interloquire con gli assessori e questo alla lunga pesa. Tanto più che il giro di boa della legislatura è compiuto e che da qui a due anni, forse anche meno, si tornerà a votare. E i voti per l’Ars si pescano uno per uno sul territorio. Ma se il deputato, che il territorio rappresenta, si ritrova a fare un paio d’ore d’anticamera senza essere ricevuto, come sarebbe accaduto a Gennuso, il territorio alla lunga non gli dà più troppo credito.

“L’impermeabilità” degli assessorati verso i politici potrebbe essere vista come un punto di forza da qualcuno, anche alla luce delle recenti indagini giudiziarie su mazzette ed energia. Epperò, dalle parti dell’Mpa si fa notare, a taccuini rigorosamente chiusi, che l’interlocuzione tra assessore e deputato permette di percepire i problemi e le reali esigenze del territorio, garantendo una connessione tra Palermo e il resto della Sicilia. Quella connessione che a detta di molti, non solo politici, ma anche sindacati e associazioni di categoria, questo governo di tecnici non garantirebbe. Il risultato? “Un pericoloso scollegamento dalla realtà”, osserva sconsolato un deputato regionale di maggioranza.

Che i mal di pancia siculi (dopo quelli “romani”, che hanno visto letteralmente svuotarsi la rappresentanza parlamentare dell’Mpa) vengano a galla con un certo fragore, si diceva, non dispiace più di tanto a Lombardo. Da una parte questo consente al governatore di sollecitare assessori e uffici a una maggiore attenzione verso le richieste, legittime si intende, dei deputati, così come lo stesso presidente aveva fatto nella famosa “cena di maggioranza” a Villa Alliata nell’ottobre scorso, alla presenza degli alti papaveri della burocrazia regionale. Dall’altro, il contesto generale contribuisce a spianare la strada al governo politico che verrà, procura di Catania permettendo.

Anche se non è la sola inchiesta etnea a intralciare il cammino che dovrebbe portare alla nascita di un governo politico. Di mezzo ci sono le intemperanze del Pd, le spaccature dei finiani, e, non ultima, l’aritmetica. Perché, anche nella prospettiva di un rimpasto, ci sono cinque o sei assessori tecnici che secondo i più resteranno comunque al loro posto. A quel punto, le poltrone a disposizione su cui ragionare, saranno solo sei. Un po’ pochine per gli appetiti di cinque partiti. E Lombardo questo lo sa bene.


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