Mercadante: "Contesto inquietante | Ma non c'è prova dell'organicità" - Live Sicilia

Mercadante: “Contesto inquietante | Ma non c’è prova dell’organicità”

Le motivazioni dell'assoluzione
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Per essere considerati associati a Cosa nostra non basta essere stati “medici della mafia”, nel senso di avere curato latitanti e loro familiari, né essere stati vicini e disponibili nei confronti di boss come Bernardo Provenzano e Tommaso Cannella. E nemmeno avere preso i voti delle cosche. E’ il caso di Giovanni Mercadante, medico radiologo dell’ospedale Maurizio Ascoli di Palermo ed ex deputato regionale di Forza Italia. Nei motivi della sentenza, depositata ieri in cancelleria, con cui la Corte d’appello di Palermo lo ha scagionato dall’accusa di associazione mafiosa, vengono ridisegnati i confini del reato, che in primo grado era costato a Mercadante una condanna a 10 anni e 8 mesi e oltre 4 anni e mezzo di custodia cautelare, fra carcere e domiciliari.

Nella motivazione della sentenza del processo Gotha, il giudice estensore, Roberto Murgia, della sesta sezione della Corte d’appello di Palermo, ammette che il “compendio probatorio” è “decisamente inquietante”, ma “gli indizi raccolti, nel loro complesso considerati, non consentono di affermare con la necessaria certezza che abbia fatto organicamente parte di Cosa nostra”. Non c’è l’associazione mafiosa né il concorso esterno: perche’ “non può considerarsi sufficiente, per dimostrare l’imputazione, la mera disponibilità, ancorché prolungata nel tempo, a prestare servigi in un settore delimitato e di per sé lecito come quello medico”. I singoli episodi che avrebbero dovuto dimostrare la colpevolezza dell’imputato, per i giudici, sono poi risultati spesso privi di riscontro. C’è ad esempio la prova degli impegni assunti dal medico per curare “in futuro” i familiari di Provenzano, ma, per quanto sia verosimile che le cure ci siano state veramente, “non può affermarsi, in concreto, se, come e quando l’intervento si sia davvero verificato”. Non si può quindi “con certezza affermare che l’imputato abbia costituito “un punto di riferimento” per la cura degli interessi di Provenzano nel periodo della latitanza”. E poi “l’organico inserimento” deve equivalere alla “totale, duratura ed incondizionata adesione ai fini ed ai metodi del sodalizio e alla tendenziale disponibilità ad eseguire qualsivoglia richiesta proveniente dall’associazione”. In questo senso il ruolo “di medico della mafia” deve essere “solo la manifestazione esteriore della partecipazione dell’imputato alla consorteria mafiosa”. Mercadante ricevette anche voti dalle cosche, e in cambio si sarebbe impegnato a “sistemare” il nipote del medico mafioso Antonino Cinà: cosa che non fece. E questo esclude ancora una volta la sua partecipazione a Cosa nostra.


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