Mafia, pioggia di arresti | Il pizzo pure sul comizio - Live Sicilia

Mafia, pioggia di arresti | Il pizzo pure sul comizio

Un’operazione antimafia è stata eseguita dalla guardia di finanza di Catania nei confronti di 14 presunti appartenenti alla cosca Santapaola, organica a Cosa nostra, che opera prevalentemente nel settore delle estorsioni a operatori commerciali nella zona della stazione ferroviaria del capoluogo etneo. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere c’è anche la moglie del presunto capo del gruppo che avrebbe svolto il ruolo di ‘cassiera’ dell’organizzazione. Nell’ambito della stessa operazione, militari delle Fiamme gialle, hanno eseguito sequestri, per un valore complessivo stimato in oltre 5 milioni di euro, di imprese, fabbricati, autovetture e conti correnti riconducibili ai componenti del gruppo e considerati proventi derivanti da attività illecite.

Un controllo capillare del territorio – quello organizzato da Cosa nostra – tanto da tentare l’estorsione a Giuseppe Galletta, candidato del Pd vicino al senatore Enzo Bianco, che durante la campagna elettorale delle comunali voleva organizzare un comizio, proprio nella zona della stazione ferroviaria di Catania. Zona blindata dal “Gruppo della Stazione” della Cosa Nostra catanese, sgominato dall’ultima maxi operazione delle Fiamme Gialle guidate dal colonnello Francesco Gazzani. La mafia voleva 300 euro dal candidato in cambio dell’utilizzazione del suolo pubblico. Per spingerlo a pagare i picciotti del clan avevano organizzato una sorta di boicottaggio elettorale, poi avvenuto realmente con tentativi di interruzione del comizio al candidato che non si era “messo a posto”.

“Quest’operazione -ha detto Gazzani- è stata possibile grazie alle direttive dei Pm Antonino Fanara e Iole Boscarino. I profitti illeciti venivano reinvestiti in attività lecite come cooperative che facevano capo agli Zucchero e gestivano il servizio delle autombulanze. I beni posseduti da questi signori erano i netta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati”. La cosca teneva in pugno decine e decine di commercianti attraverso la gestione del pizzo come in una catena alimentare.

“Abbiamo chiamato quest’operazione “Libertà” -ha detto il procuratore capo facente funzione Michelangelo Patanè- perchè siamo riusciti a liberare la zona della stazione di Catania che opprimeva i commercianti con il pizzo. Alcuni imprenditori sono stati costretti ad abbandonare la propria attività. Uno degli indagati Giuseppe Zuccaro, detenuto a Palmi, continuava a dare direttive sulle estorsioni. Come fosse presente sul posto”.

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