Partecipò a strage in villa | Arrestato latitante a Paceco - Live Sicilia

Partecipò a strage in villa | Arrestato latitante a Paceco

Deve scontare l'ergastolo
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Vito Marino, 45 anni di Paceco (TP), latitante da un anno, condannato all’ergastolo per la strage in Villa Brescia del 28 agosto 2006 in cui furono uccisi Angelo Cottarelli, la moglie, e il figlio Luca di 17 anni, è stato arrestato nella notte dai carabinieri alla periferia di Trapani.

Un cugino di Vito Marino, Salvatore, anch’egli condannato all’ergastolo per la stessa strage, era stato arrestato dai carabinieri lo scorso 31 dicembre in Spagna.

Il latitante è stato bloccato in auto, in località Locogrande, in compagnia di un amico, arrestato per favoreggiamento. Sull’auto erano installate apparecchiature elettroniche per captare telecamere e strumenti di intercettazione. Vito Marino – figlio del boss mafioso di Paceco, Girolamo, detto “Mommu u nanu”, assassinato alla fine degli anni Ottanta – assieme al cugino Salvatore era stato assolto in primo grado per il triplice omicidio.

Una perizia medica, disposta dalla difesa, attestava che l’ora in cui è deceduta una delle tre vittime, l’imprenditore Angelo Cottarelli, era incompatibile con la presenza in villa dei due cugini. I giudici della Corte di Assise di Appello di Brescia, però, l’anno scorso, ribaltarono la sentenza condannando entrambi all’ergastolo. Il cugino Salvatore, venne catturato il giorno di San Silvestro dello scorso anno a Tenerife (non dai carabinieri, ma dalla Squadra Mobile di Trapani e dallo Sco).

Vito e Salvatore Marino, già indagati nell’ambito di un’inchiesta su una truffa milionaria all’Unione Europea – indagine che ha coinvolto anche una dirigente di banca – secondo l’accusa uccisero Angelo Cottarelli ed i suoi familiari per dissidi sulla spartizione delle somme truffate all’Ue. Cottarelli avrebbe emesso false fatturazioni in favore dei Marino. Ma l’ingranaggio si sarebbe inceppato, tanto da spingere i due cugini, a conclusione di una lite, a sterminare l’intera famiglia. Vito e Salvatore Marino, fecero perdere le loro tracce alcuni giorni dopo la sentenza di secondo grado (giugno 2010): erano entrambi liberi e l’ordine di carcerazione non venne emesso subito.


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