L'omicidio dell'attore porno | Condannato l'ex compagno - Live Sicilia

L’omicidio dell’attore porno | Condannato l’ex compagno

PALERMO. Omicidio volontario
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È stato omicidio volontario e premeditato quello costato la vita a Jacopo Martinez, 35 anni – al secolo Jaime Salvador Tagliavia – avvenuto nel giugno 2010. Lo ha deciso questa mattina il gup Mario Conte, accogliendo in toto la richiesta di condanna, avanzata dal  pubblico ministero Francesco Grassi nei confronti di Giovanni Cuttitta, che per tutto il periodo delle indagini non mai negato le sue responsabilità nella vicenda, motivando il reato come gesto di autodifesa durante una violenta colluttazione. Si prepara dunque a scontare 30 anni di reclusione Angelo Nigro (Giovanni Cuttitta all’anagrafe), a risarcire i genitori della vittima con 200mila euro e a sobbarcarsi l’intero importo delle spese processuali.

In questa storia condita di nomi d’arte e cinema hard dalle ambientazioni nostrane, fanno da protagonisti due noti attori porno, legati da una relazione amorosa che lascia presagire il movente di una pista passionale e una rete di gelosie, sfociata nel sangue all’interno dell’abitazione di via Giovanni Gentile numero 17, nel quartiere Guadagna, quando Cuttitta in arte Nigro, colpiva a morte con quattro pugnalate, il compagno originario di El Salvador, Jaime Salvador Tagliavia conosciuto nell’ambiente con lo pseudonimo di Jacopo Martinez. L’omicida, 43 anni, sposato e con figli, veniva ritrovato da un vigile del fuoco attirato nell’appartamento dalle urla che dall’interno vi provenivano.  Cuttitta era accanto al cadavere, in evidente stato di soffocamento,  con i pantaloni abbassati e un cappio al collo. Particolare, quest’ultimo, che ha convinto gli inquirenti di un tentativo di suicidio successivo alla consumazione del reato. Viene confutata così la ricostruzione investigativa dei carabinieri e della difesa, basata su una chiave di lettura che disegnava l’ipotesi di lite finita in tragedia. Pista avvalorata dai segni che anche Cuttitta riportava sul corpo e dai resti di sangue ritrovati in altri ambienti della casa.

Il dolo volontario e la premeditazione, inoltre,  affondano le basi anche nella recidiva del colpevole, in passato già autore dell’omicidio del padre, e per il quale aveva già scontato 8 anni di carcere. “Sinceramente non ci spieghiamo la premeditazione – dichiara con amarezza il difensore Giovanni Mannino – Il materiale probatorio era chiaro”.


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