Marica, vittima e (forse) carnefice - Live Sicilia

Marica, vittima e (forse) carnefice

Una storia di violenza familiare
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“Marica aveva problemi di disadattamento sociale e le relazioni con il nucleo parentale le definirei decisamente negative. Era anche molto pretenziosa nella richiesta continua di maggiori libertà. Io e le mie colleghe volevamo che fosse seguita da uno psicologo, ma lei si è sempre rifiutata. Povera ragazza, è stata proprio sfortunata”. Nelle parole calme pronunciate quasi sussurrando nella dell’anziana assistente sociale, c’è la comprensione di una donna saggia e l’amara esperienza di altri cento e mille casi simili passati sotto i suoi occhi sereni, per tutti gli anni di carriera prestati al servizio affidamento minori del Comune di Palermo. Marica è un nome di invenzione naturalmente, dovuto alla minore età. La storia invece è vera, storia di disagio familiare, povertà e sopraffazioni paterne.

Nel 2007 Marica confida alle assistenti sociali un episodio avvenuto nella casa del padre nel 2006, separato dalla madre e convivente con un’altra compagna dalla quale ha avuto due bambini. Racconta di essersi trasferita in quella casa in provincia di Palermo, per prendersi cura di uno dei fratellini, nonostante la totale mancanza di rapporti con il genitore. Fino a un risveglio in stato di stordimento e spossatezza,  con la strana sensazione di aver appena concluso un rapporto sessuale. Così fa una doccia fredda, si riprende dal malessere e impugnando il telefonino, chiama subito il suo amico, il quale informato delle sensazioni della ragazza, non perde tempo ad accorrere per prelevarla e riportarla a Palermo. “Mi disse che quella notte fu violentata dal padre – riferisce una delle assistenti sociali che assistettero al racconto della ragazza – Io e le colleghe la informammo del diritto che le era riconosciuto di denunciarlo, ma non ricordo quale fu la sua specifica reazione, ma era confusa e visibilmente agitata, tanto da alzarsi continuamente dalla sedia con il viso paonazzo”.

Ad inchiodare il padre ci sarebbero le dichiarazioni rese precedentemente dalle dottoresse durante le indagini della squadra mobile, secondo cui l’imputato, dopo un primo momento di negazioni assolute, avrebbe infine confessato le sue responsabilità e giurato solennemente di non rifarlo più, ad un gruppo di amici di Marica, accorsi in massa presso la casa dell’uomo per punirlo del gesto ai danni della loro amica. Alle spalle della ragazza una condizione tragica con un nucleo familiare composto dalla sola madre, fragilissima e dal carattere debole, e la nonna, da sola a tenere le redini di tutto. I servizi sociali le hanno sempre orbitato attorno fin dal 2004, quando cioè ha iniziato le scuole elementari e durante le superiori frequentate all’Istituto Alberghiero di Corso Dei Mille; è quello il momento in cui iniziarono i veri problemi. Dalla descrizione dell’assistente, viene fuori una ragazza dedita a girovagare tutto il giorno per la città, a passare spesso la notte nelle panchine della stazione centrale. Quella celebratasi stamattina è solo una delle prime udienze del processo, Marica però le aule di tribunale non le aveva viste solo nei film: attualmente è imputata per un processo al tribunale del minori, con l’accusa di aver costretto la sorellina più piccola a prostituirsi. Intanto ha avuto un bambino dal suo fidanzato, adesso ha 2 anni e mezzo. Il 12 luglio avrà la possibilità di parlare davanti al Tribunale.

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