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Tutti gli uomini di Nicchi

L'elenco dei fermati
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Da Pagliarelli a Porta Nuova, compreso il popolare quartiere del Borgo Vecchio. I carabinieri mettono in ginocchio la mafia di una grossa fetta della città di Palermo. Sono trentasette i fermi disposti dalla Procura ed eseguiti nel corso della notte. L’inchiesta dei nuclei Operativo e investigativo del comando provinciale dei carabinieri ricostruisce la rete del pizzo e la catena di connivenze che ha protetto la latitanza di Gianni Nicchi. Mentre gli davano la caccia, il giovane boss trascorreva le vacanze a San Vito Lo Capo e ad Amantea, in Calabria, in compagnia della fidanzata e del figlio.

Le indagini sulla latitanza del picciuteddu si sono intrecciate con quelle sugli attuali assetti del mandamento. In carcere sono finiti, innanzitutto, gli uomini che guidano la cosca che ingloba le famiglie di Pagliarelli, Calatafimi, Borgo Molara e Rocca-Mezzo Monreale. L’elenco dei fermati si apre Nicchi e prosegue con quello di Michele Armanno che ne ha preso il posto al vertice della cosca. Uscito da poco dal carcere, dove ha scontato una condanna per mafia, lo zio Michele si è rimesso subito in attività. I suoi uomini erano una macchina da soldi. La regola del pizzo era ferrea. I commercianti che pagavano e quelli che dovevano presto mettersi a posto erano indicati in un libro mastro delle estorsioni che lo stesso Armanno custodiva con cura. Non tutti i nomi sono stati ancora identificati. Viene fuori, ancora una volta, lo spaccato di un’economia mortificata dal racket.

Il 27 dicembre 2010 Armanno parla con Maurizio Lareddola, suo braccio destro, di qualcuno degli “esattori” che deve riscuotere del denaro e che deve fornire delucidazioni sull’andamento delle estorsioni a lui delegate: “… e come le deve incassare questo, queste cose? … Lui ci deve dare chiarimenti, quante ne ha ancora, quante non ne ha”. Nel corso della conversazione Armanno fa riferimento al rendiconto con cui confrontare le somme incassate :. “Io gli ho detto di fare tutto quello che, è li deve confrontare con quelli che ho scritto io”. Secondo Armano, alcuni negozianti mancano all’appello: “… gli dici dammi le cose, e dimmi quante ne sono, no no no, quante no sono restate. Le hai fatte tutte? Lui ora vuole mettersi a picchiare. Mi sembra che la vedo moscia… io fiducia non ne do più a nessuno, parliamoci chiaro… Noi possiamo pure salire lo sai? Sono le cinque… guarda chi c’è, c’è questo qua, questo prima era… e all’epoca gli ho rotto le corna… Lui deve prendere i soldi del bar…del forno di là. Il crasto, il macellaio di qua, me l’ha portata. Cornuto, non mi ha detto dove è andato a prenderli, ora dobbiamo vedere se sono scritti in quelli… in queste cose. Qua ci è andato tre volte, da questo, ci è andato tre volte e non lo trovava mai. Dobbiamo vedere se ci è calato. Guarda che c’è qua… cose importanti”.

A volte capita che i conti non tornino: “… pensavo, io ho fuoriuscite, giusto è? Perché poi mi trovo sprovvisto” ed aggiunge che in base ai suoi calcoli mancavano ancora alcune somme “perché vedo quelli che ci sono, quelli che sono scritti e dico minchia ma com’è che mancano soldi, mi hai capito?… domani, dobbiamo acchiappare a quello, il negoziante, quel carabiniere ci deve dare i soldi questa settimana… questo cornuto li, mi sembra che usciva un milione …inc… non mi ricordo…un milione, due milione … sono passati quindici anni… guarda dov’è l’animaletto. Minchia cosa da andarci e dire ma ancora non me li dai… ancora non me li dai cinquecento euro? E a momento viene, sta venendo Pasqua, che poi ci sono quelli di Pasqua e meglio che ce li dà adesso, hai capito?.

Questo l’elenco dei fermati nell’ambito dell’operazione antimafia Hybris: Giovanni Vincenzo Nicchi, 30 anni, detenuto, ex capo del mandamento mafioso di “Pagliarelli”; Michele Armanno, 69 anni, capo del mandamento mafioso di Pagliarelli; Luigi Abbate, 37 anni, capo della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio; Giovanni Adamo, 40 anni; Vincenzo Annatelli, 33 anni; Francesco Barone, 27 anni; Giuseppe Antonio Domenico Bellino, 36 anni; Antonino Bertolino, 56 anni; Michele Bertolino, 30 anni, Giovanni Castello, 36 anni; Alessandro Costa, 27 anni; Salvatore D’Ambrogio, 43 anni; Luigi Giardina, 28 anni; Giuseppe La Mattina, 38 anni; Maurizio Lareddola, 48 anni; Alessandro Longo, 28 anni; Gioacchino Martorana, 49 anni; Salvatore Mirino, 44 anni; Mariano Morfino, 44 anni; Giuseppe Orofino, 30 anni; Vincenzo Di Gaetano, 57 anni; Alessandro Sansone, 22 anni; Raffaele Sasso, 44 anni; Giovanni Tarantino, 49 anni; Giampiero Scozzari, 37 anni; Paolo Suleman, 35 anni; Marcello Viviano, 38 anni; Giuseppe Zizo, 37 anni; Francesco Chiarello, 31 anni; Nunzio La Torre, 25 anni; Vincenzo Vullo, 37 anni; Gianfranco Puccio, 38 anni; Valerio Marco Mendola, 28 anni; Serafino Dolce, 30 anni; Gaspare Parisi, 34 anni; Ivano Parrino, 32 anni; Salvatore Ingrassia 46 anni, già detenuto; Filippo Burgio, 39 anni, già detenuto; Carmelo Bongiorno, 22 anni, già detenuto.

Una trentina le vittime del racket. Tra cui i titolari della pizzeria fratelli “La Bufala” di piazza Politeama, il cinema Marconi e il Max bar.

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