Reclusione e diritti negati | Sigilli all'ospedale psichiatrico - Live Sicilia

Reclusione e diritti negati | Sigilli all’ospedale psichiatrico

Barcellona Pozzo di gotto
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Condizioni di degrado tali “da recare pregiudizio a diritti costituzionalmente garantiti”, pazienti costretti in locali umidi, senz’acqua e talvolta abbandonati al loro destino.  Strutture fatiscenti, tanto da mettere in dubbio il rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione come quello a “modalità di privazione della libertà non contrarie al senso di umanità, il diritto fondamentale alla salute e il diritto all’incolumità”.

Ecco ciò che gli ispettori inviati dalla commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale hanno trovato durante i controlli all’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Ecco perchè il presidente Ignazio Marino ha disposto il sequestro di alcune sale e dato precisi termini per il ritorno alla normalità.

I carabinieri dei Nas hanno messo i sigilli alla cosiddetta “sala contenziosi” (con il trasferimento dei pazienti eventualmente reclusi in altre aree ) e al I reparto.

La sala contenziosi è infatti “priva di idonei strumenti di monitoraggio a distanza e di segnalazione delle emergenze da parte del soggetto coercito”. Ma non basta… la sala risulta anche “irraggiungibile in maniera sollecita e autonoma dal personale penitenziario e provvista di un letto di contenzione in ferro con rete rigida e non articolabile ancorato al suolo, tale da render impossibile l’assunzione di una posizione seduta o semi-seduta”.

Nell’intero I reparto invece le condizioni di degrado sono definite “gravi e preoccupanti per la simultanea sussistenza di deficienze strutturali, igienico sanitarie e clinico assistenziali”. Gli ufficiali di Polizia giudiziaria hanno infatti verificato “un degrado generale, pessime condizioni igienico-sanitarie, infiltrazioni di umidità e intonaci ammuffiti e cadenti, effetti latterecci luridi, pareti annerite e acqua sul pavimento, mancanza di erogazione di acqua sia nei bagni sia nelle docce”. E in una delle stanze, sottolineano, “è ospitato un internato in condizioni tanto gravi da non essere in grado di provvedere alla propria igiene che, suo malgrado, emana un lezzo nauseabondo”.

Abbiamo effettuato un’ispezione a sorpresa nei giorni scorsi (22 luglio ndr.)– ha spiegato Marino – trovandoci davanti agli occhi condizioni di radicale degrado, inadeguatezza clinico-assistenziale, igienico-sanitaria e strutturale. Tali da richiedere il sequestro di alcune aree di questa struttura e dell’ospedale di Montelupo Fiorentino in Toscana”.

Una condanna senza appello quella della commissione parlamentare che nasce dalla consapevolezza che “la combinazione di due condizioni già di per sé autonomamente pericolose, quali il sovraffollamento e la presenza di carenze igieniche in un ambiente confinato, determina grande preoccupazione sulla possibilità di garantire un livello minimo di tutela della salute e di salubrità dell’ambiente”.

Per lo sgombero dei pazienti è stato concesso un tempo di trenta giorni (a partire dal 26 luglio) mentre i responsabili della struttura hanno quindici giorni per la messa a norma dei sistemi antincendio non funzionanti. L’adeguamento alla normativa delle parti non sequestrate potrà invece avvenire entro 180 giorni.  Trascorso questo periodo di tempo, scatterà il sequestro dell’intera struttura.

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