Nello scandalo su Tremonti|spuntano anche i siciliani - Live Sicilia

Nello scandalo su Tremonti|spuntano anche i siciliani

i nuovi verbali di di lernia
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Mazzette, false vendite immobiliari usate come coperture, Rolex. Nel fitto sistema di relazioni dello scandalo Milanese-Tremonti, spuntano anche alcuni siciliani. La vicenda è nota: l’accusa da parte dell’imprenditore Tommaso Di Lernia, in manette per avere pagato una barca all’ex consigliere di Tremonti in cambio di appalti, è quella di un consolidato sistema di rapporti e pagamenti per aggiudicarsi alcune grandi gare di Enav e Finmeccanica. A rivelare la presenza di politici e manager siciliani nella rete dello scandalo, è questa mattina il Corriere della Sera. Secondo il quotidiano di via Solferino, oltre ai politici ‘di riferimento’ per gli imprenditori del Nord Italia, ci sarebbe stato un tramite anche nell’Isola.

“Ogni impresa ha un politico di riferimento – riporta il Corsera dai verbali di Di Lernia – che paga attraverso i vertici di Enav e Selex, oppure direttamente. Io ho pagato direttamente Brancher e il parlamentare dell’Udc attraverso una triangolazione estera: ho portato i soldi a Cipro, poi li ho trasferiti a San Marino e infine li ho prelevati in contanti e distribuiti a Roma. […] In totale ho versato circa un milione in due anni. So che anche Cola ha pagato due politici, in dieci anni in totale sono stati versati circa tre milioni e mezzo di euro di tangenti per l’assegnazione degli appalti di Enav e Selex. C’è un politico di riferimento a Milano, uno a Palermo per le ‘commesse’ che riguardano gli aeroporti di Linate e quello ‘Falcone e Borsellino’”.

I nomi dei politici sono ancora secretati, mentre tra le righe dei verbali si scorge il nome di un altro ‘big’ dell’Isola: si tratta del manager catanese Ilario Floresta, consigliere d’amministrazione di Enav, ex parlamentare di Forza Italia e sottosegretario al Bilancio nel primo governo Berlusconi. Sul caso che vede coinvolto Floresta, i controlli sono già conclusi.

“Il sistema usato per fargli avere 250 mila euro – scrive ancora il Corriere – è stato quello delle finte vendite immobiliari: attraverso il commercialista Marco Iannilli è stato firmato un preliminare per la vendita di un appartamento in Egitto. Il contratto non è stato perfezionato e Floresta ha tenuto i soldi della caparra”. Dai verbali di Di Lernia risolta inoltre che “quando Iannilli è stato arresto, Floresta ha preteso che fossi io a versargli i soldi. Ero già pressato da numerose richieste e così gli ho dato circa 15.000 euro per farlo stare buono”.


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