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Tarsu a Palermo, ecco cosa cambia

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Palermo potrebbe presto dire addio alla Tarsu. Il decreto con cui il Consiglio dei Ministri ha elargito i 45 milioni per la Gesip contiene, infatti, un’altra norma destinata a toccare da vicino la vita dei palermitani e soprattutto le loro tasche. Il secondo articolo del decreto aumenta a uno il coefficiente di copertura del servizio di raccolta dei rifiuti rappresentando un atto propedeutico al passaggio dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti soldi urbani) alla Tia (Tariffa di igiene ambientale), secondo quanto previsto dal decreto Ronchi e successivamente dal Codice ambientale.

Il passaggio non è automatico e necessita comunque di una determinazione dell’amministrazione attiva e di un nuovo regolamento ad hoc votato dal consiglio comunale, ma il periodo transitorio con cui gli enti locali potevano effettuare il cambio è scaduto nel 2009 e quindi anche il comune di Palermo sarà presto tenuto ad adeguarsi e proprio l’aumento del coefficiente era uno degli step necessari.

La trasformazione della Tarsu in Tia non sarà un semplice cambio di denominazione, dal momento che produrrà concreti effetti per i cittadini e rivoluzionerà il finanziamento del sistema dei rifiuti che andrà praticamente riscritto di sana pianta, visto che sarà maggiormente soggetto al controllo dei cittadini e legato anche alla raccolta differenziata. Fino allo scorso anno, infatti, gli incassi della Tarsu non permettevano al Comune di pagare per intero l’Amia (circa 115 milioni) e quindi il ciclo dei rifiuti, costringendo l’amministrazione a sborsare di tasca propria ogni anno circa sei milioni di euro per arrivare alla cifra necessaria. Il coefficiente di copertura era quindi fermo allo 0,9246. Ma grazie alla scoperta di numerosi evasori che hanno fatto aumentare il gettito, il Comune da quest’anno potrà, grazie al coefficiente a uno, coprire per intero i costi senza dover uscire soldi di tasca propria. Una misura che in questi ultimi due mesi è stata al centro di un durissimo scontro, in consiglio comunale, fra maggioranza e opposizione: il centrodestra voleva infatti approvare la delibera di aumento del coefficiente, liberando in bilancio 6,2 milioni di euro che sarebbero diventati un’entrata strutturale per gli anni a venire; il centrosinistra spingeva invece per un abbassamento delle tariffe che avrebbe permesso di far pagare meno i palermitani (abbassamento che sarebbe stato automatico in caso di mancata approvazione della delibera entro il 31 agosto), togliendo a Cammarata la possibilità di utilizzare i soldi sin da quest’anno.

Il mancato accordo politico aveva portato Sala delle Lapidi in un vicolo cieco, visti anche i numeri d’Aula, fino all’intervento del governo che ha di fatto esautorato il Consiglio con buona pace del federalismo fiscale e delle prerogative degli enti locali sulla tassi dei rifiuti. Adesso la giunta potrà utilizzare i soldi per restituire il prestito di cinque milioni alla Protezione Civile per la Gesip e utilizzare le future entrate per l’adeguamento del contratto di servizio all’Amia, venendo incontro alle richieste dei commissari.

Ma cosa cambierà per i cittadini? Il cambio da Tarsu a Tia comporterà il passaggio dalla tassa alla tariffa, ovvero non solo il prelievo si calcolerà anche in base agli abitanti e non più solo sui metri quadrati, ma la tariffa comprenderà tutte le spese del ciclo dei rifiuti comportando probabilmente dei rincari. Ad oggi, la Tarsu per il comune di Palermo ammonta a circa 2,17 euro per metro quadrato, una delle più alte in Italia: il proprietario di un appartamento di 100 metri quadrati, quindi, paga circa 217 euro l’anno indipendentemente da quanto persone vi abitano. Con la Tia, il corrispettivo si calcolerà in base a una quota fissa e una variabile: la prima servirà a finanziare le spese generali per il servizio, come lo spazzamento delle strade, il costo degli impianti e dell’amministrazione; la seconda dovrà tendere ad avvicinare la somma pagata alle concreta fruizione del servizio, basandosi sia sui metri quadrati che sui componenti del nucleo familiare. Per le attività economiche, ovvero commercianti o imprese, ci si baserà sulla superficie dei locali e sulla produttività media di rifiuti per metro quadrato, individuata per ciascuna macro-tipologia di attività.

Non è dato ancora sapere, a Palermo, a quanto ammonteranno la quota fissa e quella variabile, né quanto inciderà il numero dei componenti del nucleo familiare nella determinazione della tariffa: a stabilirlo dovrà essere il nuovo regolamento. In alcuni comuni, però, si è arrivati addirittura a pesare i rifiuti prodotti da ciascun utente per determinare una somma che sia il più possibile rispondente alla reale fruizione.
Altra differenza fra Tarsu e Tia sta nella copertura del servizio: se con la tassa l’obbligo si fermava al 50%, con la tariffa si arriva invece al 100% in modo da evitare conti in rosso nei bilanci. Il che, in parole povere, significa che l’intero costo del ciclo dei rifiuti, compresi i costi dell’Amia (dagli stipendi del personale alla benzina degli auto-compattatori), dovrà provenire interamente dalla Tia. Ecco perché è assai probabile un aumento del prelievo fiscale, anche in considerazione del fatto che sulla tariffa si pagherà anche l’iva del 10%. Il cambio, però, permetterà ai cittadini di controllare in modo diretto la qualità del servizio e i suoi costi.

Infine una buona notizia: con la Tia, a differenza della Tarsu, la quota variabile per legge potrà diminuire proporzionalmente all’aumento della raccolta differenziata. Un incentivo per una città che, al momento, non brilla nel riciclaggio dei rifiuti.

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