"Palermo, come eri bella | E come sei diventata brutta" - Live Sicilia

“Palermo, come eri bella | E come sei diventata brutta”

Reportage fra i turisti in centro
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Sembra di far visita ad una zia ormai invecchiata, di quelle che si ostinano a tenere le perle al collo anche solo per restare rinchiuse nel loro palazzo un tempo fulgente e nobile a rispolverare le vecchie foto e ricordare gli antichi splendori. Palermo bellissima, Palermo nobilissima, Palermo oggi, stanchissima. Lo dicono i turisti.  “Si vede che è una città che è stata bella ed importante, ricca di cultura, crocevia di popoli ma oggi se ne respira tutta la decadenza”. A dirlo sono due signore, cappellini in testa e macchina fotografica al collo, vengono da Roma e ci raccontano: “Noi siamo venute due anni fa a visitare Palermo e l’abbiamo trovata senz’altro peggiorata. È molto più sporca”.

“Palermo è troppo sporca. Noi veniamo da Belluno e non siamo abituati a questi panorami. È una città bellissima, affascinante ma le vie dei mercati sono impraticabili, e per le strade non è semplice immondizia quella che abbiamo trovato ma materassi, bollitori, sedie, divani. Per noi è assurdo”: dice Chiara Viel appoggiata dai suoi amici tutti stupiti quanto lei. Ma precisa: “Abbiamo incontrato gente calorosissima, una signora anziana voleva addirittura aiutarci a portare le valigie, tutti gentilissimi, e anche la città è bella e colorata ma sembra abbandonata all’incuria”. “Appena abbiamo imboccato una strada era talmente sporca che volevo tornare indietro”: continua l’amica, Tamara Cecchin.

Per Davide Scamardi arrivato appena da Milano e pronto per un tour della Sicilia che comincia proprio da Palermo invece il problema dell’immondizia non è il più grave: “Basta che non si finisce come a Napoli”, aggiunge. Anche lui cappellino e scarpe comode gira la città da ieri e ha notato troppi immigrati per le strade e tanta aria di decadenza: “Vivete in una città bellissima, ma dovreste prendervene più cura, anche se l’aria di decadenza la rende forse più affascinante”. E continua: “Però trovo sbagliato l’orario di chiusura anche se solo nella pausa pranzo almeno per i luoghi di interesse turistico: dovrebbe essere tutto sempre aperto, il turista non ha mesi a disposizione”.

Stesso problema sollevato da altri due turisti francesi entusiasti delle panelle e dei gelati, un po’ meno della temperatura “il faut trop chaud”. Vengono da Parigi e forse già la sognano di nuovo anche se sembrano contenti. “Ieri siamo state a Palazzo Abatellis e la metà delle sale erano chiuse, forse per mancanza di personale. Ci hanno detto che quasi tutti i musei di domenica pomeriggio sono chiusi, non dovrebbe essere così. Abbiamo scoperto dopo esserci svegliate presto ed essere arrivate fin lì che il Museo Archeologico è chiuso da due anni, e quelli dell’albergo neanche lo sapevano. Come mai? Non c’è abbastanza informazione sulle cose che si fanno?”. È lo sfogo di Paola Masci che continua: “Abbiamo trovato anche troppi cani randagi. Quelli davanti Palazzo Abatellis erano anche un po’ aggressivi, sembra si respiri uno stato di abbandono un po’ ovunque, come a Palazzo Mirto dove c’erano un sacco di parti rovinate dal tempo”.

Diamo un’occhiata intorno, qualche flash. In effetti sembra di respirare stanchezza e rassegnazione e asfalto bruciato anche. Sarà il caldo. Sotto un pioggia di fuoco, quasi accecati si vede ancora qualche passante, i cavalli assetati mentre aspettano il prossimo giro di giostra da far fare ai turisti superstiti, un carretto di granite senza nessuna coda, il cancello sbarrato del Teatro Massimo. “È un vero peccato”, “c’est dommage”, “what a pity”… Già, che peccato. Ei fummo.


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