Il miracolo rosanero - Live Sicilia

Il miracolo rosanero

Palermo-Inter 4-3
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2 min di lettura

Il Palermo offre il volto migliore, del coraggio e della riconquista. Palermo non sempre. Deve imparare meglio la felicità condivisa. Se i rosa avessero perso, avremmo assistito alla polemica contro gli aficionados di Zamparini, una specie di notte di San Bartolomeo. I rosa, grazie al cielo, hanno vinto. E che facciamo? Invece di abbracciarci, discutiamo. L’avevamo scritto, rammentando divisioni fratricide: in campo non ci va Zamparini. In campo c’è andato il Palermo di Mangia, il tesoro della collettività, e – soprattutto – Fabrizio Miccoli, un immenso patrimonio dell’umanità calciofila. Avevamo scritto anche il canovaccio, la trama: Miccoli è l’uomo di maggior talento della squadra. Parabola fisica permettendo, non si può prescindere da lui, specialmente in mancanza di Javier.
La combriccola della scatenato e sconosciuto Mangia ha avuto ragione della blasonata armata di un presuntuoso Gasperini, uno di quei profeti che giocano il calcio sulla lavagnetta e pensano che sia facile. Devis se l’è giocata, invece, con sudore, con la rabbia, con la fame, con gli occhi spiritati e la voglia di azzannare il mondo. Ovviamente, ha avuto ragione. I sogni del calcio li amiamo quando ci mostrano un pianeta capovolto, con la luna a testa in giù.

Quattro quattro due sobrio ed efficace al cospetto dell’Inter. Gasperini richiama quasi subito Zarate: troppo talento e poco senso del righello e della lavagnetta. Si parte all’arma bianca. Miccoli (!) va in tackle e suona la carica. I nerazzurri segnano con la classica botta di gluteo. Milito incoccia la pallina in un riflesso da flipper. Uno a zero immeritato. Ed è qui che la navicella rosa ha il merito di non smarrirsi, di non scoraggiarsi. Dall’altra zona del campo, pensano che sia tutto risolto, che basterà la somma algebrica dei talenti per condurre a bottino l’inerzia della gara. Ma la Moratti’s band fa acqua. La difesa  a tre è uno scempiaggine. La lavagnetta si rompe subito. Mangia boccia il tenerello Della Rocca. Acquah innerva il mezzocampo. E’ la svolta. Miccoli pareggia all’alba della ripresa. E comincia un’altra storia. Ci si arrampica sulle emozioni di una splendida follia, riassunte nella nostra cronaca diretta, in un rincorrersi di tacco e di punta fino al quattro a tre che sancisce una cristallina verità: l’allenatore migliore non sta mai sulla panca nerazzurra.

La morale? L’allenatore c’è. La squadra funziona se spinge al massimo. Al centro si sconta una antica deficienza di fosforo, mai più sanata. Oggi è il momento di sorridere. Tutti. Il domani appare più roseo. Una nota per l’arbitro. Rigore sacrosanto a parte, è stato pavido nel non punire i giocatori dell’Inter dopo una serie reiterata di interventi killer sui garretti. Ricominciamo?

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