Ustica e la faccia feroce dello Stato - Live Sicilia

Ustica e la faccia feroce dello Stato

Sabato torna in edicola "S". Dal numero in uscita anticipiamo la rubrica "L'osservatore romano" di Gaetano Savatteri, che questo mese si occupa del risarcimento per le vittime di Ustica.
Anteprima da "S"
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Le reclute dell’esercito borbonico, durante il loro addestramento, ricevevano un ordine preciso: “Facite a faccia feroce”. Mentre i militari marciavano, l’ufficiale urlava ancora: “Facite a faccia cchiù feroce”. La faccia feroce, se questa leggenda è vera, serviva a mascherare la debolezza di soldati che alla prova dei fatti, quando si trattò di affrontare e battere un migliaio di garibaldini mal assortiti e peggio armati, si squagliarono sotto il sole di Sicilia. Il sottosegretario Carlo Giovanardi (nella foto) ha fatto la faccia feroce all’indomani della sentenza del tribunale di Palermo che ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a pagare 100 milioni ai familiari delle 81 persone morte il 27 giugno 1980 nel disastro di Ustica. “Una sentenza inaccettabile” ha tuonato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con la faccia feroce. E non è stato il solo a fare la faccia feroce. Feroce contro il giudice Paola Protopisani che ha firmato la sentenza. Feroce, soprattutto, verso i familiari di quelle 81 persone che la sera del 27 giugno di trentuno anni fa si imbarcarono sul Dc9 dell’Itavia, ma non arrivarono mai a Palermo. Giovanardi è un “teorico della bomba a bordo”. Ma anche dando per buona questa tesi – peraltro smentita dall’ordinanza-istruttoria del giudice Rosario Priore che ha ricostruito lo scenario da combattimento aereo attorno al Dc9 che avrebbe provocato la quasi collisione e quindi l’abbattimento del volo Itavia – anche dando per buona l’ipotesi sostenuta da Giovanardi, cosa sono poco più di un milione di euro per ogni famiglia che ha perso un padre, una madre, dei figli, un fratello? Un milione di euro o poco più ripaga dal dolore di una perdita? Ma, soprattutto, un milione di euro ripaga da un dolore che non ha mai trovato una verità ufficiale?

Quella sera del 27 giugno 1980 a chi spettavano i controlli di sicurezza negli aeroporti di partenza, di arrivo e lungo la rotta? Quella sera del 27 giugno 1980 a chi spettava il compito di far partire subito i soccorsi? E a chi spettava il dovere di mettere a disposizione di magistrati, esperti e investigatori tutto il materiale e le informazioni necessarie per capire come e perché un aereo era caduto con 81 persone a bordo? E in questi 31 anni a chi spettava l’obbligo di rimuovere silenzi, complicità, omissioni che hanno ritardato, depistato e intralciato l’accertamento della verità? Beh, c’è una sola risposta: tutto questo spettava allo Stato, alle sue strutture, ai suoi uomini. Ma lo Stato non lo ha fatto. O meglio: non tutto lo Stato si è mosso nella stessa direzione. Mentre una parte dello Stato cercava la verità, un’altra parte ha fatto di tutto per nasconderla. Proprio il presidente Giorgio Napolitano, con grande chiarezza, ha detto che nel disastro di Ustica “oltre a intrecci eversivi, ci furono anche intrighi internazionali che non possiamo oggi non richiamare, insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, e inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità”.

Se ora un giudice condanna questo Stato a un indennizzo di poco più di un milione di euro per ogni famiglia che 31 anni fa ha perduto delle persone care, senza mai riuscire a sapere ufficialmente le cause e i responsabili, perché fare la faccia feroce? Queste 81 famiglie non hanno il diritto che qualcuno gli chieda scusa? E non hanno diritto che queste scuse valgano anche come indennizzo? Questa sentenza, in ogni caso, ristabilisce un riconoscimento morale a chi da 31 anni aspetta invano una verità. Ma come i soldati di Franceschiello facevano la faccia feroce per vincere la paura, così dietro le facce feroci si intravedono i volti spaventati di chi per anni ha alimentato false piste, ha truccato le carte e si è adoperato per nascondere quello che successe nel cielo di Ustica. Forse qualcuno che ancora sta negli apparati dello Stato, qualcuno che ha costruito carriere militari o civili sui silenzi e sulle omissioni, teme che un giorno lo Stato gli chieda conto di questi 100 milioni. La faccia feroce a volte è solo la faccia della paura.


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