L'ordine pubblico della mafia - Live Sicilia

L’ordine pubblico della mafia

Dal numero di "S" in edicola pubblichiamo l'analisi di Antonio Ingroia, che si interroga sui delitti dell'ultimo periodo: gli omicidi in città sono il segnale di una debolezza della mafia? O piuttosto è cambiata l'essenza stessa di Cosa nostra, diventata un'organizzazione finanziaria?
Da "S" in edicola
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Alcuni recenti fatti di sangue, omicidi apparentemente non di mafia, avvenuti nella provincia di Palermo, per definizione ritenuta sotto un ferreo controllo del territorio da parte di Cosa Nostra, inducono qualche riflessione. Di primo acchitto, si potrebbe trarre la conclusione, forse affrettata, che questi siano sintomi della crisi irreversibile del controllo del territorio della mafia, che, colpita da duri colpi, ancora una volta contrassegnati dalle più recenti operazioni di polizia anche con la cattura di latitanti di primo piano, sarebbe già sul viale del tramonto. E quindi l’inedita inefficienza dell’apparato di controllo mafioso potrebbe paradossalmente costituire un pericolo per l’ordine pubblico perché verrebbe meno una forma, seppur illecita, di controllo della violenza sul territorio, dato che la mafia siciliana, assai più – ad esempio – della camorra napoletana, ha cercato sempre di limitare l’esplodere della violenza, quando non funzionale agli interessi dell’intera organizzazione. Non vorremmo, insomma, che i siciliani dovessero rimpiangere la mafia più efficiente dei tempi andati…

Per la verità, non è neppure del tutto vero che in passato la mafia fosse in grado di controllare tutte le forme di violenza. Non è mai stata così onnipotente, anche se è vero che prima aveva una straordinaria capacità di intervenire, e a volte punire, i responsabili degli omicidi ritenuti dannosi per l’organizzazione stessa.

Probabilmente, però, bisogna tenere conto soprattutto di quel processo evolutivo in corso che abbiamo più volte evidenziato. La mafia è sempre meno mafia militare, perché è sempre più mafia finanziaria. Allora, non possiamo escludere che le difficoltà di controllo del territorio da parte di una struttura militare indebolita si sommino ad una precisa scelta strategica derivante dai diversi interessi preponderanti. Oggi il sistema mafioso ha più interesse a fare affari anziché a contendere allo Stato il controllo del territorio. Non che vi abbia rinunciato, ma non è più la sua priorità. E forse anche per questo i capi mafia oggi sono più attenti a che non gli sfugga un affare appetibile, un’opportunità di arricchimento, anziché un omicidio non autorizzato.

Il risultato è che, se fosse esatta questa ipotesi, la mafia si sarebbe avviata verso la rinuncia ad una funzione che l’ha sempre accompagnata nella sua storia. Il garante armato dell’ordine pubblico sul territorio: una funzione che le ha garantito nei secoli il consenso delle comunità e la legittimazione perfino da parte dei poteri costituiti. Il che è coerente con la perdita di consenso che indubbiamente la mafia sta subendo negli ultimi anni. Il suo progressivo trasformarsi da sistema di potere sul territorio in holding criminale.


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