Il tramonto del governo tecnico | e le toppe della maggioranza - Live Sicilia

Il tramonto del governo tecnico | e le toppe della maggioranza

Alla fine l’opposizione la sua mozione di censura a Massimo Russo se l’è votata. Ci sono voluti un paio di mesi, fra slalom e capriole, ma alla fine il voto di bocciatura è arrivato. Una censura che forse non scalzerà, almeno nell’immediato, Massimo Russo dal suo posto, ma che certo ha messo a nudo tutti gli strappi di una maggioranza apparsa rattoppata e malconcia.

Prima che del Pd, infatti, è forse il caso di parlare del Terzo polo. Che a parole si presenta quasi come una sola cosa, ma che alla prova del voto, di un voto così delicato, s’è presentato in ordine sparso, con l’Udc, che a Russo vuol forse meno bene (politicamente parlando, per carità) di Limoli & C., che è rimasta in aula, astenendosi, un ceffone a Lombardo, che aveva detto, la settimana scorsa, che questa mozione non era da intendersi contro Massimo Russo, ma contro il governo tutto. Come a dire, se andiamo sotto, salta tutto. E sotto alla fine si andò. Malgrado l’uscita dall’Aula di buona parte della maggioranza, all’interno della quale i mal di pancia erano tanto incontenibili da rompere il silenzio di facciata. Fli, per esempio, non è rimasta dentro Sala d’Ercole, ma lo ha fatto sbattendo la porta e rimarcando ancora una volta l’insofferenza verso la svolta politica di Russo e la sua neonata corrente attecchita tra le corsie dei siculi nosocomi. Anche un mite come il sempre puntuale Roberto De Benedictis, cracoliciano del Pd, ha lasciato l’Aula nero, affidando a un comunicato stampa in cui si accusa la gestione Russo di avere perso credibilità sul punto cruciale: tenerne fuori la politica ed il clientelismo”. Ahi. E poi ci sono i dissidenti duri e puri, quei deputati del Pd che sono rimasti sui banchi mentre i compagni di partito andavano a prendere una boccata d’aria. Come Roberto Ammatuna da Ragusa, uno parco di parole, che però stavolta ha afferrato lo scranno per una reprimenda spietata sulla gestione della Sanità nella sua Ragusa.

Insomma, ha un bel dire Antonello Cracolici (nella foto), che, facendo il suo mestiere, decreta che “il valore politico di questo voto è pari a zero, la minoranza se l’è cantata e se l’è suonata”. A ciascuno il suo, ci mancherebbe, ma l’immagine trasmessa dalla maggioranza in tutta la vicenda è stata tutt’altro che quella di una coalizione robusta. Tanto per usare una perifrasi clemente. Sullo sfondo, ad agitare la maggioranza, resta il grande e mai risolto equivoco del governo “tecnico”, che troppo tecnico non è. E c’è da scommettere che dopo il siparietto di oggi, i tifosi del governo politico torneranno a farsi sentire, reclamando la fine della grande finzione per provare a giocare a carte scoperte. Chissà cosa risponderà il mazziere Lombardo…


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