De Rubeis e la tangente: ecco l'audio | Ma i consulenti del pm hanno dei dubbi - Live Sicilia

De Rubeis e la tangente: ecco l’audio | Ma i consulenti del pm hanno dei dubbi

“La cortesia? Nun chianciri, me la puoi pagare anche a rate”. Eccolo, il nastro che fa tremare il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis (nella foto): nella registrazione, effettuata da Giuseppe De Francisci, si sentirebbe il primo cittadino fare riferimento al denaro. Soldi che, secondo l’accusa, sarebbero stati estorti all’imprenditore.

Era l’estate del 2009 quando De Rubeis si faceva un mesetto di carcere con l’accusa di concussione ai danni di alcuni imprenditori agrigentini. L’inchiesta era stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento, con il procuratore Renato Di Natale, l’aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto Luca Sciarretta. Indagini eseguite, per mesi, dal comando provinciale delle Fiamme Gialle, agli ordini del colonnello Vincenzo Raffo. Tra gli imprenditori che puntavano il dito, c’era anche Giuseppe De Francisci, che a Lampedusa, nella splendida Cala Croce sognava, da tempo, di costruire un albergo. Desiderio, però, che secondo l’accusa doveva prima superare uno scoglio: quello, appunto, della “cortesia”.

Secondo De Francisci e ascoltando il nastro presentato ai giudici dal legale dell’imprenditore, l’avvocato Giuseppe Scozzari, per fare l’albergo bisognava pagare la mazzetta al sindaco. C’è Dino De Rubeis che alza la mano e fa il cenno del cinque. “Cinquemila?”, domanda De Francisci. “No, cinquantamila”, risponde energico il primo cittadino. Questo sarebbe stato il prezzo da pagare per ottenere la concessione edilizia dall’ufficio tecnico del comune isolano. De Francisci chiede uno sconto, ma il sindaco scuote la testa e assicura che di sconti non se ne possono fare. Il prezzo è uguale per tutti. De Francisci, nella conversazione, fa anche riferimento a diecimila euro, che sarebbero una delle rate già finite nelle casse private del sindaco.

Tutto liscio, tutto “regolare”, non fosse però che la conversazione è registrata da De Francisci, che ha già chiaro l’obiettivo di raccontare tutto agli inquirenti. Il nastro, che è stato ascoltato pubblicamente al Palazzo di Giustizia di Agrigento e che LiveSicilia può farvi ascoltare in esclusiva, potrebbe aggravare la posizione di Dino De Rubeis, principale imputato nel processo per concussione, istruito dai pm della procura agrigentina.

I consulenti, però, hanno espresso dei dubbi. Il nastro, infatti, seppur autentico nella parte iniziale, presenta delle anomalie, delle interruzioni e quindi non è possibile stabilire tecnicamente se sia stato riversato e copiato né se sia stato registrato con il registratore portato in aula, nell’aprile scorso, dall’imprenditore De Francisci. Sono le conclusioni a cui sono giunti i consulenti incaricati dai pm di Agrigento di esaminare il nastro.

“La cortesia? Nun chianciri, me la puoi pagare anche a rate”. Aplomb da estortori, che pretendono la mazzetta, non prima, però, di ingentilirla con il nome di cortesia, e si accontentano anche di un pagamento formato leasing. Eccolo, il nastro che fa tremare il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis: nella registrazione, effettuata da Giuseppe De Francisci, si sente il primo cittadino fare riferimento al denaro. Soldi che, secondo l’accusa, sarebbero stati estorti all’imprenditore.
Era l’estate del 2009 quando De Rubeis si faceva un mesetto di carcere con l’accusa di concussione ai danni di alcuni imprenditori agrigentini. L’inchiesta era stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento, con il procuratore Renato Di Natale, l’aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto Luca Sciarretta. Indagini eseguite, per mesi, dal comando provinciale delle Fiamme Gialle, agli ordini del colonnello Vincenzo Raffo. Tra gli imprenditori che puntavano il dito, c’era anche Giuseppe De Francisci, che a Lampedusa, nella splendida Cala Croce sognava, da tempo, di costruire un albergo. Desiderio, però, che secondo l’accusa doveva prima superare uno scoglio: quello, appunto, della “cortesia”.
Secondo De Francisci e ascoltando il nastro presentato ai giudici dal legale dell’imprenditore, l’avvocato Giuseppe Scozzari, per fare l’albergo bisognava pagare la mazzetta al sindaco. C’è Dino De Rubeis che alza la mano e fa il cenno del cinque. “Cinquemila?”, domanda De Francisci. “No, cinquantamila”, risponde energico il primo cittadino. Questo sarebbe stato il prezzo da pagare per ottenere la concessione edilizia dall’ufficio tecnico del comune isolano. De Francisci chiede uno sconto, ma il sindaco scuote la testa e assicura che di sconti non se ne possono fare. Il prezzo è uguale per tutti. De Francisci, nella conversazione, fa anche riferimento a diecimila euro, che sarebbero una delle rate già finite nelle casse private del sindaco.
Tutto liscio, tutto “regolare”, non fosse però che la conversazione è registrata da De Francisci, che ha già chiaro l’obiettivo di raccontare tutto agli inquirenti. Il nastro, che oggi sarà ascoltato pubblicamente al Palazzo di Giustizia di Agrigento, potrebbe aggravare la posizione di Dino De Rubeis, principale imputato nel processo per concussione, istruito dai pm della procura agrigentina. In particolare, nel pomeriggio di oggi, si ascolteranno le relazioni dei periti, incaricati dall’accusa, che dovranno pronunciarsi in merito all’autenticità della registrazione. Udienza, che, però, potrebbe saltare, considerato che De Rubeis sarebbe in procinto di chiedere il legittimo impedimento.


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