Punti nascita, il decreto è sospeso | Tutti i numeri della "cicogna" in Sicilia - Live Sicilia

Punti nascita, il decreto è sospeso | Tutti i numeri della “cicogna” in Sicilia

Russo: "Garantisce la sicurezza"
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Sospeso per un mese. Il decreto di Massimo Russo sulla rimodulazione dei punti nascita in Sicilia ha trovato numerosi scogli, ieri in commissione sanità all’Ars. Al punto che il presidente della VI commissione, Giuseppe Laccoto, ne ha chiesto e ottenuto, appunto, la sospensione di un mese dalla pubblicazione, per decidere se e dove sia possibile applicare delle deroghe. Lo zoccolo duro si è stretto, in particolare, su alcuni punti nascita che in molti vorrebbero non venissero chiusi. Nello specifico, si tratta degli ospedali di Lipari, Pantelleria e Petralia Sottana, difesi a spada tratta dai deputati di quasi tutti gli schieramenti politici.

Secondo il ddl in atto sospeso – che quindi molto probabilmente subirà delle modifiche – verrebbero mantenuti punti nascita come quelli di Santo Stefano di Quisquina, con una media di 153 parti annui, Bronte, con 371 parti, o Corleone, con 229 nascite, mentre resterebbero tagliati fuori centri, appunto, come quelli delle isole Eolie o del comprensorio madonita. Nel dettaglio, il ddl prevede che nella provincia di Agrigento rimangano attivi tre centri: quello del capoluogo di provincia, che conta una media di 1961 parti l’anno, quello di Canicattì, con 844 nascite, Sciacca, con 651 e Santo Stefano di Quisquina, con una media di 153 bimbi che vedono la luce ogni anno. Nella provincia nissena, è previsto che restino operativi i centri di Gela (1048), Caltanissetta (655) e Mussomeli (259). All’Asp di Catania resterebbero operativi 11 punti nascita: il Garibaldi (2042), il Cannizzaro 892, le aziende ospedaliere “Santo Bambino” (2406), e “Rodolico” (428), l’ospedale di Caltagirone (790), quello di Biancavilla (530), i nosocomi di Acireale (528) e Bronte (371), e le case di cura Gibiino (503), Falcidia (755) e Valsalva (586).

Nel comprensorio ennese, previsti due punti nascite: quello del capoluogo di provincia, con una media di 991 parti annui e quello di Nicosia, con 494. Sei, invece, i punti nascita a Messina: il Papardo con 1565 parti medi, l’azienda ospedaliera universitaria, con 1050 nascite, l’ospedale di Patti (702), quello di Milazzo (984) e i nosocomi di Sant’Agata (500) e Taormina (536). Palermo mantiene il Civico (1960), Villa Sofia-Cervello (1804), il Policlinico (1309), il Buccheri La Ferla (2163), l’Ingrassia (691), i nosocomi di Termini Imerese (1040), Corleone (229) e Partinico (814), e le case di cura Candela (1053), Orestano (568), Triolo (559), Villa Serena (819) e Demma (622).

A Ragusa, attive le maternità del capoluogo (1490), di Modica (1030) e di Vittoria (869), mentre in territorio aretuseo, i centri di Siracusa (1478), Lentini (615) e Avola (536). A Trapani, infine,  operativi i punti nascita del capoluogo (1043), Castelvetrano (602) e Marsala (903). “Un ddl per figli e figliastri” lo hanno definito ieri alcuni deputati del Pdl. Ma la partita è ancora aperta e nei prossimi 30 giorni la commissione avrà tempo per ascoltare i sindaci dei territori e provare a fare la quadra tra il piano di rientro e le esigenze delle donne siciliane.

Russo: “Garantisce la sicurezza”
“I confronti costruttivi, improntati al rispetto delle regole, degli accordi nazionali e con il contributo delle comunità scientifiche producono inevitabilmente effetti positivi. Si è compreso che il decreto sui punti nascita è diretta conseguenza del Piano sanitario regionale, già approvato dalla Commissione e dell’accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni ed è stato messo a punto nell’interesse della sicurezza delle madri, dei bambini e degli operatori sanitari che hanno il diritto di lavorare nelle migliori condizioni”. Lo ha detto l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, dopo che la Commissione Sanità dell’Ars ha deciso una temporanea sospensione del decreto sui punti nascita in Sicilia.

“Sul problema delle deroghe – ha aggiunto Russo – ho accettato la proposta del presidente della Commissione, Giuseppe Laccoto, perché una pausa di riflessione potrà senz’altro giovare alla politica per fare scelte oculate e opportune. Non ho alcun pregiudizio a rimodulare le deroghe – anche a cancellarle, se ciò sarà ritenuto opportuno – purché ciò avvenga nel rispetto di parametri oggettivi e nella massima trasparenza. Sono certo che una più approfondita conoscenza del decreto servirà a rasserenare le comunità coinvolte sul fatto che la riorganizzazione del percorso nascita, al di là delle evidenti strumentalizzazioni di questi giorni, darà maggiori garanzie alle pazienti e agli stessi operatori sanitari perché sarà mantenuta l’assistenza nei presidi ospedalieri con un ginecologo e un’ostetrica, eventuali trasferimenti saranno assicurati da ambulanze dedicate, potenzieremo contestualmente i servizi di trasporto per le emergenze neonatali (Sten) e per il trasporto ma terno-assistito (Stam), e verrà implementata l’attività dei consultori”.


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