“Nello sport l’importante non è vincere, ma partecipare”. De Coubertin? No. È la frase pronunciata nella cattedrale londinese di Saint Paul da uno statunitense vescovo anglicano durante la cerimonia in onore degli atleti in gara nelle Olimpiadi del 1908. E il mondo che, come ancora oggi, viveva e vive di disinformazione, l’attribuì per sempre al fondatore delle Olimpiadi moderne, il barone Pierre de Coubertin. Questi, in verità, l’aveva semplicemente citata e… (udite!) praticamente smentita. Aveva affermato, de Coubertin, che lo sport è innanzitutto lotta, lotta dura per la vittoria, ambizione di fare più degli altri. Aveva ribadito che lo sport deve “tendere all’eccesso (al record, ndr), più velocità, più altezza, più forza”. Il povero vescovo aveva parlato da pastore alle proprie pecorelle, non considerando che dinanzi aveva, doveva avere, leoni pronti a sbranarsi seppur nell’osservanza delle regole, lealmente. Altro che la mera partecipazione…
A Palermo si voterà e già il virtuale stadio olimpico è affollato di “atleti”. Altri ne arriveranno e qualcuno si perderà strada facendo. Ma le elezioni sono come le Olimpiadi? Purtroppo sembra di sì, sembra che l’importante sia vincerle, cioè superare gli altri. “Ho vinto le elezioni” afferma chi prevale, “ho avuto più consensi dei miei avversari”. E, come si dice a proposito del più deriso degli equini, qui casca l’asino. E più volte.
Ogni risultato elettorale vede prevalere la persona e/o il partito che ottiene più voti. Questi voti, contrariamente a quanto si dice e si crede non rappresentano consensi, ma suffragi e cioè espressione di una scelta. Il consenso arriva, se arriva, dopo. Arriva quando e se il prescelto avrà corrisposto alle aspettative, alle ragioni della scelta, ai suffragi. Quindi non basterà che i candidati, come alle Olimpiadi, lottino per prevalere l’uno sugli altri. Non basterà credere di avere vinto perché si è prevalso in quanto a suffragi. Contrariamente allo sport, per un sindaco, per un presidente del Consiglio, per chi diviene rappresentante del popolo, la vera gara inizia dopo. Inizia quando si misurerà con i propri compiti e con i propri risultati sul campo. La sua vera vittoria sarà quella ottenuta guadagnando i consensi, non i semplici suffragi. Insomma, un sindaco vincerà veramente soltanto se avrà dato risultati vincenti, se sarà la sua città a vincere (vittoria=qualità della vita).
Ma l’asino casca un’altra volta quando, se saremo stati delusi della nostra scelta precedente, avremo voglia di rifarci, però senza una previa revisione dei nostri criteri di giudizio. Operazione difficile quella della revisione dei criteri di giudizio, a volte impossibile. I più fortunati sono i più maturi dentro, quelli che inconsapevolmente posseggono la prevalenza dell’intelletto sulle viscere. Gli altri, i meno fortunati: a) sono disposti a dimenticare il passato di ciascun candidato, le sue debolezze, le sue scorrettezze, i suoi eccessi anche professionali. b) Quanti di essi soffrono della sindrome di Stoccolma che li spinge a profondersi in elogi nei confronti degli amministratori che in passato li hanno tenuti ostaggio della loro demagogia? c) Quanti si lasciano convincere dalle parole del candidato, dalle sue promesse e non analizzano chi egli veramente sia, la sua identità? d) Quanti votano soltanto “contro”? e) Quanti sottovalutano l’importanza essenziale della squadra di cui si avvarrà il neo-sindaco? Un sindaco superstar, infatti, potrà emozionare, ma, se privo di una grande squadra, alla città resterà soltanto il beneficio emotivo. f) Quanti sanno diffidare di chi interpreta le nostre rabbie e le nostre frustrazioni, pessime consigliere per un investimento sul futuro? g) Quanti ricordano, senza scaricare tutto sugli altri, che la prima fortuna di una città vivibile è quella di avere buoni cittadini? h) Quanti sanno che, come per la falsa attribuzione della frase a Pierre de Coubertin, la conoscenza della cose arriva in gran parte manipolata?
Alleniamoci alle elezioni, quindi. Specialmente i meno fortunati. Sapendo che non sono come le Olimpiadi, in cui la vittoria vuol dire semplicemente arrivare primi.
Leggo Aldo Sarullo e penso che davvero “la classe non è acqua”.
Ha venduto anche stavolta un pensiero. Uno di quelli che dovremmo sempre tenere a mente.
E’ l’ideale a cui candidati e elettori dovrebbero tendere. Forse un ideale già raggiunto ad Ucronìa e così lontano dalle nostre parti. Finora le cose non sono funzionate così. Chi risulta vincitore del suffragio crede di essere stato investito da potere divino, dimenticandosi che è lì dov’è per migliorare la vita dei cittadini tutti.
Tuttavia questa è la nostra democrazia e se, come si dice disse Winston Churchill, “la democrazia è la peggior forma di governo possibile, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”, vale la pena che il pensiero di Sarullo ci aiuti ad affrontare con senso critico il prossimo suffragio elettorale.
E’ già importante l’opera di informazione di Live.
Perché non pubblicare schede-curricula dei candidati in uno “speciale elezioni” comunali?
Certo, non si può dire che Sarullo sia un personaggio di tutto riposo. Ci obbliga sempre a piccole rivoluzioni personali, che poi si rivelano grandi riposizionamenti rispetto ai problemi trattati. E comincia spesso con il ricordarci l’esatto significato delle parole, che con disinvoltura tutti adoperiamo in modo errato, contribuendo così ad aumentare la confusione che caratterizza la nostra vita.
L’ultima parte dell’articolo, poi, ci costringe ad un esame di coscienza, fastidioso come tutti gli esami di coscienza, al fine di rendere noi stessi consapevoli del valore e dell’importanza del voto. Ma anche della persona a cui affidiamo il nostro destino di cittadini. A leggerla bene è una specie di vademecum, la cui ossatura si potrebbe sintetizzare in tre verbi: ricordare, ragionare, capire. E per far ciò occorre conoscere.
Ecco perché sposo in pieno l’idea di Giuseppe Rossi. Conoscere i curriculum dei candidati potrebbe essere il primo passo per valutarne lo spessore culturale e l’impegno intelligente profuso nel mondo del lavoro.
Parliamo anche delle inutili poltrone dei consiglieri di circoscrizione. Parassiti parcheggiati in circoscrizione, spesso uomini di partito (ragazzi) che senza quei gettoni starebbero a casa senza lavoro nè titoli.
Pubblicate qualche intervista a questi geni della politica! E chiedetegli che titoli di studio possiedono, cosa facevano prima di essere consiglieri e cosa sarebbero in grado di fare se perdessero la carica.
Chiedetegli se provano vergogna per il loro inutile lavoro.
Grazie in anticipo alla redazione e ai lettori.
Si è giustamente operata una distinzione tra consensi e suffragi, intesi come espressione di una scelta.
Come la mettiamo però con chi, questa scelta, decide di non effettuarla?
O meglio, non la concretizza in un voto utile o si astiene del tutto dal recarsi alle urne, operando quindi una “scelta” diversa?
Secondo me, un buon indice di consenso è anche rappresentato dal recupero della percentuale dei votanti, nel segno di una riconciliazione più ampia tra elettori ed eletti.
Eventualità che, allo stato attuale, mi pare molto difficile possa verificarsi.
@ Giovani Rossi + Ipazia
condivido.
CV dei candidati sindaci da leggere prima delle elezioni possono senz’altro aiutare a capire chi intende rappresentarci per i prossimi 5 anni, chi dichiara, a parole, in campagna elettorale, di volere migliorare la qualità della vita dei palermitani.
Ma conoscere anche il CV della squadra di assessori che ogni candidato intende nominare per lavorare in questi cinque anni. Questo è altrettanto importante, perchè abbiamo già visto troppe volte assessori nominati solo per accontentare un partito politico della coalizione di governo e senza alcuna capacità di capire e affrontare i problemi quotidiani nè di individuare, di conseguenza, soluzioni.
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Aggiungo che al fine di testare costantemente l’operato di un sindaco appena eletto e di una giunta appena formata, si dovrebbe istituire un sistema di monitoraggio in ogni settore per il quale viene nominato un assessore. Anche sotto forma di una semplice campagna costante di “customer/citizen satisfaction” da pubblicare sul sito web istituzionale nel quale i risultati siano visibili oltre che all’amministrazione comunale anche ai cittadini, con un semplice clic.
Un sito web che dia l’opportunità ai cittadini di segnalare criticità in ogni campo della vita civile, segnalazioni visibili a tutti e georeferenziati (su piattaforma google map già disponibile gratuitamente) e che fornisca anche i tempi di risposta operativa dell’amministrazione comunale (non solo verbale dell’assessore) per la soluzione delle stesse criticità.
Ogni sistema di gestione (del territorio) in qualsiasi campo ha bisogno di essere monitorato dai portatori di interessi principali. Il sistema dell’amministrazione comunale, quindi, ha bisogno di essere monitorato dai cittadini e dalle imprese, primi portatori di interessi nella città.
Lo stimolo alla realizzazione di un tale sistema web di monitoraggio dell’operato dell’amministrazione comunale può avvenire anche da un sito come Livesicilia o da altri come MobilitaPalermo ad esempio o da altri blog urbani presenti in città.
Dobbiamo essere noi cittadini a chiedere all’amministrazione che il monitoraggio sia un attività alla quale i rappresentanti istituzionali non si possono sottrarre. Lo dobbiamo pretendere per controllarli.
Questo monitoraggio consente a cittadini e imprese di stare con il fiato sul collo degli amministratori, li fa sentire osservati e col tempo può stimolare a creare un maggiore senso di responsabilità nei confronti della tutela del bene pubblico e delle risorse pubbliche.
Questo rappresenta un input operativo alla parte finale del presente post, dalle parole, dai concetti, totalmente condivisibili (!!!), si deve passare ad un metodo operativo, da applicare, altrimenti restiamo sempre nel limbo del concettuale.
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Pisapia a Milano ha istituito la registrazione e messa in onda delle sedute del Consiglio Comunale, al fine di far conoscere a quanto più cittadini possibili, ciò che i nostri nominati (consiglieri comunali) dicono e fanno nelle sedute del Consiglio. Questo potrebbe essere realizzato anche a Palermo.
Idee ce ne sono tante per monitorare al meglio l’operato dell’amministrazione comunale (giunta e consiglio). Basta solo volerlo.
Tale monitoraggio dell’operato istituzionale (una volta eletto il sindaco) si potrebbe chiedere ai candidati sindaci sin da ora. Pretendere che lo scrivano nel loro programma elettorale. Così che lo devono rispettare una volta ottenuta la vittoria elettorale. Chiediamolo ad ogni candidato sindaco di destra e sinistra.
votate un panellaro qualsiasi
Leggo che Sarullo ha scritto una sorta di divina commedia, forse nessuno ha capito ciò che volesse dire, non tutti me compreso, non sanno chi è questo De Coubertin, se fosse meno pomposo forse capiremmo tutti
guardate Report questa sera e capirete cosa dovrà affrontare anche il prossimo sindaco di Palermo nei prossimi anni (chiamasi federalismo fiscale).
Domandiamo ai candidati sindaci cosa ne sanno del federalismo fiscale, come funziona, e ne sentiremo delle belle…
@ old man
Se vuole le facciamo un riassunto…
Sarullo può piacere o non piacere, ma il senso dell’articolo è chiarissimo e, direi, condivisibile in linea di principio. Poi, semmai, ci si potrebbe chiedere quanto l’autore sia disposto a mettere in discussione le sue prefenze qualora non risultino “vincenti”. Ma questo è un altro discorso…
Ps: se non conosce il nome dell’ideatore delle olimpiadi moderne, mi scusi, il problema è tutto suo.