"Le accuse di Di Vincenzo?| Una ritorsione mafiosa" - Live Sicilia

“Le accuse di Di Vincenzo?| Una ritorsione mafiosa”

Riceviamo e pubblichiamo la replica del senatore Pd, Giuseppe Lumia, in risposta all'articolo sulle rivelazione dell'imprenditore Pietro Di Vincenzo che lo aveva tirato in ballo fra i politici a cui avrebbe versato contributi
La replica di Giuseppe Lumia
di
20 min di lettura

In merito a quanto pubblicato sul vostro sito invio la seguente documentazione dalla quale si evince come le calunnie lanciate dal Di Vincenzo nei miei confronti siano una vera e propria ritorsione in evidente stile mafioso, ordita per innescare un polverone che offuschi le differenze fra chi lotta seriamente contro le mafie e chi invece ci si accompagna e, al contempo, per vendicarsi delle martellanti denunce che ho mosso nel corso degli anni contro di lui in Commissione antimafia e sugli organi di informazione.

Preliminarmente vorrei informare i vostri lettori su chi sia Pietro Di Vincenzo. Avete spiegato ad esempio che Pietro Di Vincenzo è stato destinatario di una misura di prevenzione personale di 3 anni e mezzo? Avete detto che la magistratura gli ha sequestrato un patrimonio di ben 300 milioni di euro perché ha ritenuto Di Vincenzo un imprenditore colluso con la mafia? Io, al contrario di Di Vincenzo, la mafia la combatto e per questo, oltre ad essere più volte minacciato, sono tra quelli da eliminare, come hanno dichiarato diversi collaboratori di giustizia. Ma c’è di più: ho sempre attaccato Di Vincenzo dalla fine degli anni ‘90 ad oggi non solo con conferenze stampa, comunicati, dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione, ma anche in Commissione antimafia, come si evince dai documenti allegati. Lo stesso Di Vincenzo si lamentava di questo continuo martellamento e quando a Roma si è avvicinato a me si è presentato con queste parole “sono l’imprenditore Di Vincenzo che lei accusa di essere colluso con la mafia”. Io, com’è nel mio carattere, gli confermai quello che pensavo e rilanciai le accuse.

Non ci troviamo di fronte ad un collaboratore di giustizia, ma ad un imprenditore colluso che, una volta tornato in carcere, anziché confessare i suoi crimini e chiamare in correità i suoi complici, cerca di gettare fango su chi lo ha sempre contrastato, sperando, evidentemente a ragione, di trovare qualche cassa di risonanza. Dare credito alle sue dichiarazioni è come credere a Riina o Provenzano quando se la prendono con quei politici che secondo loro li hanno danneggiati.

È chiaro che si tratta di una vendetta. Volete le prove? Eccole:

STRALCI DOCUMENTI COMMISSIONE ANTIMAFIA

Il nome di Di Vincenzo salta fuori già nel 2002 (Resoconto), grazie ad un mio intervento nell’audizione della Commissione antimafia del 21 maggio in cui chiedevo delucidazioni sul sistema delle collusioni intrattenute da Cosa nostra nel settore degli appalti.

Il primo aprile del 2004 (Resoconto) durante un’audizione dell’allora Presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, ritorno sulla figura di Di Vincenzo e in particolare sui suoi interessi nella gestione dei dissalatori attivi in Sicilia: «Vorrei conoscere la sua opinione in merito ai dissalatori che mi risulta siano gestiti in modo quasi monopolistico da un costruttore siciliano, l’ingegnere Di Vincenzo. Le chiedo di esprimerci le sue valutazioni al riguardo e sapere se ritiene questo un forte segnale. In Commissione ci siamo più volte occupati di tale ingegnere e, quindi, anche su questo punto vorrei sentire la sua opinione».

Il 19 ottobre dello stesso anno (Resoconto), in occasione di un’altra audizione con diversi magistrati, tra cui il Procuratore distrettuale antimafia Piero Grasso, approfondisco gli interessi del Di Vincenzo nella gestione dei dissalatori in Sicilia: «La figura dell’imprenditore Di Vincenzo, che agisce come punto di partenza dalla provincia di Caltanissetta, ci fu delineata anni fa dalla DDA sia di Palermo che di Catania come I’erede del gruppo imprenditoriale Salamone-Miccichè. Anche lui è stato condannato per mafia e ha un procedimento per quanto riguarda Roma, Caltanissetta, i Rinzivillo, Madonia. Tra le tante attività da lui gestite nella provincia di Agrigento viene segnalato anche lui come gestore dei famosi dissalatori, una grossa attività presente in Sicilia, in cui sostanzialmente ha un ruolo di monopolio. Tutti i dissalatori della Regione Sicilia sono gestiti da Di Vincenzo. Vorrei sapere se vi siete mai imbattuti nella provincia di Agrigento su Di Vincenzo …».

Il 25 ottobre 2004 (Resoconto) con la Commissione antimafia ci rechiamo per un sopralluogo a Trapani, dove audiamo il prefetto e i vertici delle forze dell’ordine della provincia. Anche in questa occasione sottolineo la presenza del Di Vincenzo ed esorto chi di dovere a verificare la sua posizione: «Il dissalatore di Trapani è gestito dal dottor Di Vincenzo? … Sapete che il dottor Di Vincenzo è coinvolto in fatti di mafia? Signor prefetto, lei ne è al corrente? … Il dottor Di Vincenzo di Caltanissetta, erede dell’impero Salamone-Miccichè  (dove fu inventato il tavolino e dove Siino ebbe un ruolo di primo piano), è monopolista in Sicilia di impianti per la dissalazione realizzati dalla Regione ed è stato coinvolto in fatti di mafia, in rapporto con i Rinzivillo e i Madonia, che sono cosche mafiose di primo piano della provincia di Caltanissetta. Volevo sapere se avete monitorato questa presenza o se intendete monitorarla. … Intendete verificare l’eventuale collusione dell’ingegner Di Vincenzo con soggetti mafiosi?».

Il 27, 28 e 29 giugno 2005 (Resoconto 27, Resoconto 28, Resoconto 29) con la Commissione antimafia partecipiamo a Caltanissetta ad un Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza e successivamente all’audizione, tra gli altri, del Presidente della Provincia e del sindaco del Comune di Caltanissetta. Caltanissetta è il territorio “natale” di Di Vincenzo e quindi pongo una serie di questioni sul suo sistema d’affari e di collusioni economico-mafose: «Vorrei che in proposito ci forniste delle date perché mi risulta che dopo la denuncia del sindaco Crocetta e la vostra attenzione su Gela, la recessione dalla gestione del quinto modulo-bis di Di Vincenzo è stata abbastanza celere, mentre non mi risulta che lo stesso sia avvenuto per altri dissalatori. Vorrei sapere quando la Regione ha chiesto la certificazione antimafia e dopo quanto tempo rispetto all’incriminazione del Di Vincenzo e a quanto avevano già operato in tal senso il comune e la prefettura». «In occasione del nostro sopralluogo a Trapani, denunciammo noi la presenza del Di Vincenzo in quella città e chiedemmo notizie. Capisco che vi è stato questo giro di corrispondenza». «… Passo al settore imprenditoriale. Se non sbaglio, Di Vincenzo ha un misura di prevenzione personale di ben tre anni e mezzo e anche una sentenza di primo grado, collegata ai rapporti con Rinzivillo in ordine a forme di collusione giocate fuori da questo territorio, in particolar modo proiettate sul contesto Iaziale. Di Vincenzo, da presidente dell’associazione industriale, si è rifiutato di firmare quel protocollo di nuova generazione che il comune di Gela pensava di immettere come novità, in raccordo con la prefettura, chiedendo questa certificazione, giocata soprattutto sull’informativa antimafia preventiva. Ricordo bene le polemiche infuocate. Non fu un “no” sotto silenzio, ma un “no” polemico. Ne capisco adesso, anche alla luce di quanto da voi descritto, i motivi. Lo stesso Di Vincenzo gestiva tutti i dissalatori della Regione Sicilia, distribuiti sull’intero scacchiere regionale. Avete quest’informazione?

La sua presenza a Trapani è stata messa in discussione grazie al vostro lavoro, alla sottolineatura che la Commissione parlamentare antimafia ne ha fatto in quella città e alla successiva, e tardiva, presa di posizione della regione. Abbiamo parlato di Di Vincenzo per il campo dei rifiuti a Caltanissetta, ma potremmo avere la sua presenza nella regione nel campo non solo dei dissalatori, ma anche di altri servizi importanti. Avete fatto un monitoraggio completo della sua holding, così da sapere in quali territori sia presente oggi, quali servizi e quali opere pubbliche gestisca e quale sia il sistema delle alleanze e di potere che lo riguarda? Di Vincenzo è l’erede in linea dei cavalieri del lavoro. Sarebbe interessante capire perché da Catania ci si sia spostati ad Agrigento (su Miccichè, Salomone e Campione) e poi da Agrigento a Caltanissetta. Forse per l’abilità di Di Vincenzo? Perché cosa nostra ha deciso di favorire in questa parte della provincia una collocazione dei propri interessi? Sarebbe inoltre importante capire l’escamotage tecnico di Di Vincenzo volto ad aggirare la normativa antimafia, questa sorta di affitto, chiamiamolo così, in modo rozzo della propria proprietà onde poter impunemente mantenere tutte le sue attività e ingaggiare una sfida con lo Stato. È vero che, e mi dispiacerebbe moltissimo se mi confermaste la notizia, l’Avvocatura dello Stato in qualche caso gli ha dato ragione? Vorrei sapere se questo fatto è vero; se così fosse, chiederò al presidente della Commissione di segnalarlo perché diventerebbe un “punto di scandalo” che dovrebbe essere chiarito dalla Commissione stessa. Potete fornirci una lettura di questi fenomeni specifici, anche attraverso una scheda successiva, per capire la portata del potere di Di Vincenzo, che colloco personalmente nella realtà dei cavalieri del lavoro oggi presente a Caltanissetta? In questo modo potremo fare un lavoro utile e ancor più prezioso per Caltanissetta e per altre province della nostra regione».

«Per quanto riguarda Di Vincenzo, che pure fa parte dell’ATO rifiuti a Caltanissetta, chi deve rilasciare il certificato antimafia? Come s’intende valutare ed espungere questa presenza dalla gestione dei rifiuti? La società IGM di Siracusa ha ottemperato a tutti i doveri propri di una capofila? Si è data da fare o sta rispondendo semplicemente a ciò che chiede I’ente appaltante e le è sottoposto dalla prefettura? Si è mai presentata in prefettura, ha chiesto un aiuto, si sta impegnando per fare pulizia? È dovere dell’ATO garantire pulizia e moralità all’interno dei consorzi che gestiscono importanti servizi, tra I’altro ben pagati. Lo stesso ragionamento riguarda l’ATO idrico: in che modo, considerati gli annunci, si sta facendo barriera per evitare le presenze di Gulino, di Di Vincenzo e di altri che vorrebbero accaparrarsi I’appalto?».

«Iniziamo dalla vicenda ATO rifiuti. In questo raggruppamento di imprese sono presenti due soggetti, il Di Vincenzo e il Gulino che fanno parte di un’associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata un appalto, con certificati antimafia in regola e senza nessun preavviso (inchiesta giudiziaria o organi di stampa) che facesse presagire il sistema di collusione che è poi emerso. Infatti, è stato gravemente svelato che il Di Vincenzo è stato condannato in primo grado ed è sottoposto ad una misura di prevenzione personale di ben tre anni e mezzo, il Gulino invece è coinvolto nella vicenda Messinambiente. Di fronte a questo, I’Avvocatura dello Stato si è addirittura preoccupata di suggerire – fatto gravissimo – la previsione di un comodato d’uso da affidare a un commercialista di Caltanissetta, per sfuggire ai rigori della legge che non consentivano più alla holding di Di Vincenzo di avere il certificato antimafia. In questo clima, hanno potuto gestire i rifiuti a Caltanissetta e si preparavano (meno male che il fatto non si è ancora consumato) ad interferire nella gestione dei rifiuti nella nuova versione istituzionale dell’ATO … Le risulta che sulle vicende Di Vincenzo-Gulino-rifiuti e ATO idrico altre forze nella società, nel mondo delle imprese e nella realtà politica, di maggioranza o di opposizione, hanno avuto la vostra preoccupazione di avviare un rapporto di collaborazione con il prefetto e con la procura? Le rivolgo questi interrogativi avendo lei acquisito dal settimanale “Centonove” notizie che preannunciavano un tentativo di presenza oltre che nel settore dei rifiuti anche nell’ATO idrico».

«La vicenda dell’ATO rifiuti deve esser chiarita e il sindaco ci deve fornire tutte le informazioni in merito. Come si crea I’associazione temporanea d’impresa? Gulino e Di Vincenzo riescono a vincere una gara. Che tipo di valutazione faceste allora intorno a questa presenza? È chiaro che non eravate al corrente di certi fatti, anche perché i certificati antimafia e le notizie non erano tali da far scattare I’allarme, ma si trattò di una trattativa privata o di un appalto ad evidenza pubblica? In ogni caso, che tipo di risultato diede? È vero che fu l’unica ditta che si presentò  e che fu l’unica ad aggiudicarsi I’appalto?

Sono arrivate le notizie che hanno squarciato questo velo drammatico, preoccupante e devastante sulla holding Di Vincenzo, con la condanna in primo grado e la misure di prevenzione personale di ben tre anni e mezzo, e del sistema di collusione che i fratelli Gulino avevano creato, soprattutto in relazione alla vicenda di Messinambiente. Che direttiva avete dato voi al costituendo ATO rifiuti rispetto a questa presenza? Avete sollecitato la richiesta dei certificati antimafia? Abbiamo appreso, notizia scandalosa, che alcune prefetture – non mi riferisco a quella di Caltanissetta che ha operato con intelligenza ed efficacia, ma ad altre – non hanno ancora fornito dati utili per potere escludere della gestione dei rifiuti due imprese che sono caratterizzate da questo sistema di collusione. Cosa ha fatto il comune? Ha agito? Mi aspettavo da lei delle informazioni, ma c’è ancora tutto il tempo per averle. Vengo alla vicenda dell’ATO idrico, meno tormentata di quella dei rifiuti, perché ancora non si sono consumati atti, ma solo tentativi, da parte del binomio fratelli Gulino-Di Vincenzo. Può chiarire la vicenda del suo direttore? Quale ruolo ha svolto il comune affinché l’ATO idrico fosse organizzato bene e non fosse interessato da infiltrazioni mafiose? Il comune ha dato un indirizzo per evitare che si potesse arrivare a trattativa privata dopo che due gare erano andate deserte e per garantire la massima evidenza pubblica? Quali sono le sue valutazioni sulla gestione del patto territoriale, dei contratti d’area e delle ASI? Ritiene ci debbano essere delle innovazioni? »

«Ci sia o meno condizionamento mafioso. S’intende fare una gara di appalto pubblica dopo due gare andate deserte? Si ritiene che il capo dell’ufficio tecnico subisca l’influenza Di Vincenzo? Si ritiene che in futuro debba ancora avere un ruolo da direttore? »

«Pongo le domande in base alle conoscenze della realtà locale e consentitemi di farlo. Ho chiesto qual è l’indicazione del comune di Caltanissetta con riferimento alla nomina del direttore dell’ATO idrico, ingegner Corvo, capo dell’ufficio tecnico, alla luce delle novità. È difficile esprimere un giudizio sul passato, visto che l’Avvocatura dello Stato ha suggerito all’holding Di Vincenzo un escamomge per ottenere il certificato antimafia. Adesso, però, che è informato della vicenda, quali sono le sue determinazioni rispetto a tutti gli incarichi? Vorrei conoscere la sua valutazione sul Corvo, considerato vicino all’holding Di Vincenzo. Cosa pensa di fare?».

NOTE STAMPA

Articolo “Maxisequestro a Di Vincenzo”, uscito il 29 novembre 2006 sul quotidiano “La Sicilia”.
Articolo “La confisca a Di Vincenzo”, uscito il 21 agosto 2008 sul quotidiano “La Sicilia”.

MAFIA: LUMIA (DS), RILANCIARE ECONOMIA A CALTANISSETTA

(ANSA) – PALERMO, 28 NOV –  ”Quello di Caltanissetta e’ un territorio con grandi potenzialita’ che un progetto di sviluppo serio, legato ad una serrata battaglia per l’affermazione della legalita’, puo’ far finalmente decollare”. Lo dice il vice presidente della Commissione Antimafia, il deputato dell’Ulivo Giuseppe Lumia, commentando la notizia del sequestro di beni di Pietro Di Vincenzo.
”Adesso – aggiunge Lumia – e’ necessario che le imprese, le organizzazioni di categoria e sindacali, le istituzioni e le forze politiche locali e la Commissione Antimafia, che in questi anni hanno condotto una forte azione di contrasto allo strapotere di chi invece preferiva colludere, forte della propria impunita’, lavorino insieme per porre in essere percorsi trasparenti di gestione e di rilancio dell’economia del territorio”. (ANSA).
COM-FK/GIU
28-NOV-06 15:18

MAFIA:LUMIA (PD),ADESSO DI VICENZO SCELGA LA VIA DELLO STATO
(V. ‘MAFIA:GIUDICI CONFISCANO BENI DA 265 MLN…’ DELLE 17:20)
(ANSA) – PALERMO, 20 AGO – ”Si conferma quanto da anni la Commissione antimafia ha sostenuto in ordine a rapporti mafia ed economica nella provincia di Caltanissetta, colpire i patrimoni e’ la via maestra per intaccare il potere mafioso alla sua radice”. Lo dice il senatore Giuseppe Lumia (Pd), commentando il provvedimento di confisca di beni dei giudici di Caltanissetta che ha riguardato l’imprenditore Piero Di Vincenzo.
”Nella provincia di Caltanissetta – aggiunge Lumia – gli imprenditori hanno fatto un salto di qualita’ senza precedenti. Mi auguro che adesso Di Vincenzo imbocchi un’altra strada: mettendo da parte l’attacco all’antimafia e scegliendo lo Stato come punto di riferimento con cui collaborare e svelare i rapporti che lo hanno reso potente e affidabile per interessi di Cosa nostra”. (ANSA).
ABB
20-AGO-08 19:40

MAFIA: LUMIA (PD), COSA NOSTRA PUO’ ANCORA CONTARE SU COLLUSIONI CAPILLARI E  INGENTI PATRIMONI
Palermo, 04 giugno 2010 – “Gli arresti e i sequestri di oggi dimostrano che Cosa nostra può contare su una forte rete di collusioni e su un’ingente quantità di beni e attività imprenditoriali con cui condizionare l’economia. Una organizzazione che gode del sostegno di decine di fiancheggiatori, liberi professionisti e financo della connivenza degli istituti di credito. I settori di interesse sono sempre gli stessi: riciclaggio, estorsioni, edilizia, gestione di immobili”. Con queste parole il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, commenta le operazioni che hanno portato, a Caltanissetta, all’arresto  degli imprenditori Pietro Di Vincenzo, ex presidente dell’Associazione dei costruttori edili siciliani, e Giuseppe Sirugo; a Catania, al sequestro  di un patrimonio di trenta milioni di euro riconducibili all’imprenditore edile Vincenzo Basilotta ed, inoltre,  al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro, riconducibili a Pietro e Diego Rinella, fratelli di Salvatore Rinella, ritenuto capo della famiglia mafiosa di Trabia (Pa) e condannato all’ergastolo.
“In questa fase – aggiunge Lumia – in cui la mafia è ferita, è necessario affondare il colpo per impedire che si possa riorganizzare. Bisogna intensificare l’azione repressiva e colpire gli interessi dei boss e i loro patrimoni. Allo stesso tempo è indispensabile che la politica faccia il suo dovere, dando più risorse e strumenti alla magistratura e alle forze dell’ordine e mettendo in atto politiche di sviluppo economico e sociale dei territori”.

MAFIA: LUMIA (PD), CALTANISSETTA, RITROVAMENTO PIZZINO FATTO INQUIETANTE
Palermo, 09 agosto 2011 – “Il ritrovamento di un pizzino in possesso di Pietro Di Vincenzo sugli spostamenti del procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, e del presidente di Confindustria nissena, Antonello Montante, è un fatto inquietante che dimostra il livello elevato dello scontro tra istituzioni e società civile, da un lato, e Cosa nostra, dall’altro”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia.
“A Caltanissetta – aggiunge Lumia – abbiamo intrapreso da tempo un percorso virtuoso di legalità e sviluppo che coinvolge, insieme alle istituzioni dello Stato, le forze sane della politica, dell’economia e della società. Si tratta di un cammino che è già approdato a risultati importanti che danno fastidio agli equilibri consolidati di Cosa nostra. Per questo è necessario fare fronte comune e tenere alta l’attenzione per portare avanti un’azione dirompente e ormai irreversibile”.

Palermo, 21 ottobre 2011 – Di Vincenzo è un mafioso e una canaglia. Posso dirlo a voce alta perché sono stato il primo politico, insieme all’onorevole Crocetta, a definirlo colluso con la mafia. Di Vincenzo lo sa bene perché ha polemizzato con me sulla stampa nissena quando lo attaccavo a viso aperto. L’itinerario fatto con Confindustria nasce proprio contro di lui. Uno scontro che dura da anni e che non è mai finito. Capisco che Di Vincenzo ha subìto dalla magistratura colpi pesantissimi, come il sequestro del patrimonio. Ciò, come risaputo, fa perdere la testa ai boss e agli imprenditori collusi, ma dovrà rimangiarsi le sue affermazioni. Le sue sono le illazioni di un cane rognoso e disperato che vuole vendicarsi.

So che nella lotta alla mafia pago dei prezzi altissimi, oltre a mettere a rischio la mia vita c’è nel conto anche il subdolo e perfido tentativo di screditarmi, ma sono pronto a sfidare Di Vincendo e chiunque in ogni momento. Ci sono atti in Commissione antimafia e articoli sui giornali dove lui si difende dalle mie accuse di mafia. E quando a Roma mi avvicinò e si presentò lamentandosi delle  mie accuse, come nel mio stile e nel mio carattere, confermai e rilanciai.

Adesso se lo dovessi rincontrare, non soltanto lo accuserei di mafia, ma lo prenderei anche a calci nel sedere perché oltre ad essere un imprenditore mafioso, è una serpe, un soggetto indegno, una persona squallida da tutti i punti di vista.

È singolare che si dia voce ad un imputato di mafia senza prima verificarne l’attendibilità. Pertanto chi maliziosamente strumentalizza tale squallore sarà chiamato in tribunale a darne conto e ragione.

Sen. Giuseppe Lumia

Mafia – Arresto Di Vincenzo. Crocetta (PD): “Denunciai nel 2003. Oggi vince la Giustizia. Adesso si cambino le regole per le gare d’appalto in Sicilia”
“La giustizia prima o poi trionfa. Era l’aprile del 2003 quando abbiamo avuto con Confindustria di Caltanissetta  uno scontro sulla questione dell’informativa Antimafia da inserire nei bandi di gara, durante la trattativa per la costituzione del nuovo protocollo di legalità, che è servito a impedire che le imprese mafiose continuassero a prendere gli appalti nella città di Gela”. Con queste parole Rosario Crocetta, eurodeputato del Partito Democratico, commenta la notizia dell’arresto di Pietro Di Vincenzo ex presidente di Confindustria Caltanissetta e dell’Ance.

“Era il giugno del 2003 quando denunciai con forza che trovavo terribile che la Regione siciliana consentisse allo stesso Di Vincenzo di gestire il quinto modulo bis del dissalatore, quando la sua azienda non poteva ottenere il rilascio dell’informativa antimafia. Ricordo che protestai per tutto ciò, ma a Di Vincenzo quell’appalto non venne mai revocato dalla Regione, guidata allora da Totò Cuffaro.

Il resto lo facemmo con un gruppo di imprenditori guidati da Antonello Montante e Marco Venturi, insieme ad altri come l’ingegnere Rispoli dell’Eni, Rosario Marù che coraggiosamente fecero la battaglia per sostituire Di Vincenzo alla presidenza della Confindustria di Caltanissetta.

Subito dopo, – continua Crocetta – nel momento in cui iniziammo quella battaglia, arrivarono le minacce a Montante e Venturi. E siamo andati avanti, come è andata avanti Confindustria  con la svolta di Lo Bello e della Marcegaglia.

Per anni abbiamo denunciato che Di Vincenzo gestiva  un sistema di potere che sostituiva i vecchi cavalieri del lavoro e fatto importante, come presidente dell’Ance Sicilia suggeriva le regole sulle gare d’appalto in Sicilia.

Regole che vanno immediatamente cambiate poiché il sistema di aggiudicazione in atto in Sicilia non consente di proteggere la comunità e gli appalti dalle aggressioni mafiose. sono stato denunciato da Di Vincenzo e ovviamente prosciolto dai magistrati, perché accertarono che le mie accuse erano vere.

E si sono dimostrate vere in questi anni quando sono stati sequestrati a Di Vincenzo circa 460 milioni di euro di patrimonio e oggi l’arresto.

La giustizia fa il suo corso, inesorabile.

Grazie al lavoro instancabile di un pool, quello di Caltanissetta, diretto dal dott Lari che insieme alle forze dell’ordine della stessa provincia si caratterizza per una battaglia antimafia, chiara, netta, quella dei fatti.

L’arresto di Di Vincenzo è un monito per quegli imprenditori che ancora oggi vogliono truccare le carte, che pensano che dietro l’apparente facciata della rispettabilità si possano riciclare i soldi della mafia e persino incontrare boss latitanti come i componenti della famiglia Rinzivillo di Gela.

E’ la svolta in Sicilia. Tante altre cose devono venire fuori, ma noi confidiamo nella giusta giustizia, quella che indaga, accerta le verità e non teme i potenti.

I miei più sinceri ringraziamenti e sentite congratulazioni al pool antimafia di Caltanissetta, al Questore, ai poliziotti, al Comandante dei carabinieri di Caltanissetta e a tutti i componenti dell’arma, al comandante della Guardia di finanza e ai suoi uomini.

Indietro non si torna. Lo dimostrano i fatti di oggi, di ieri, le grandi operazioni che stanno andando avanti.

Le mie accuse, insieme a quelle dell’On Lumia, sono state considerate per anni eccessive. I fatti e le inchieste dimostrano – conclude l’europarlamentare del PD – che abbiamo visto giusto e che ancora oggi, abbiamole idee chiare sui gruppi di potere che continuano a danneggiare lo sviluppo della nostra Sicilia. Andremo avanti”.

Roma, 02 Novembre 2011 – Come al solito “il Giornale” di Berlusconi le tenta tutte pur di screditarmi perché ho messo in discussione il sistema berlusconiano in Sicilia. Anche questa volta non ci riuscirà. Ci vuole poco a smontare gli argomenti utilizzati per infangarmi. Di Vincenzo è un imprenditore che ho sempre accusato di essere colluso con la mafia, come si evince dai verbali della Commissione antimafia e dalle mie dichiarazioni rilasciate alla stampa. Adesso che Di Vincenzo ha subìto il sequestro di circa 300 milioni di euro di patrimonio ha deciso di vendicarsi. È facile prevedere l’esito in tribunale di quest’accusa calunniosa.

Giuseppe Lumia


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