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Perché?

La tragedia e le domande
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Sere così, ognuno di noi le attraversa come può. C’è chi soffre e prega. C’è chi è indifferente. C’è chi sta tanto male, ma tanto, e vorrebbe essere cattivo, prendersela con qualcuno. Ma a quest’ora della notte non c’è nessuno di vivo. Ci sono i morti di Messina. Ci siamo noi, spettatori incorporei di una tragedia fisica e vera, seduti in poltrona, mentre gli schermi del mondo – indifferenti – rimandano i gol di Cavani e l’esultanza dei tifosi del Napoli, vittorioso sul Manchester.

Non vogliamo cercare presunte responsabilità. Ci sarà domani per discutere. Però forse possiamo perforare tutta questa immane solitudine con un pensiero caldo per chi soffre, un pensiero di carne, qualcosa che assomigli a un sentimento. Eppure la domanda incombe, con la rabbia, e si intrufola nel gorgo mediatico, tra il viso felice di Edinson e la faccia di Luca che nemmeno conosciamo. Perché?

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