Il manifesto dell'uomo che brinda: | "La mia parola d'ordine? Ottimismo" - Live Sicilia

Il manifesto dell’uomo che brinda: | “La mia parola d’ordine? Ottimismo”

La foto-intervista
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Il suo manifesto, con una bottiglia di spumante in mano, ha riempito i quartieri Cruillas, Cep, Resuttana e San Lorenzo di Palermo, suscitando la curiosità di molti cittadini. “Ho voluto dare un segnale di positività e ottimismo ai palermitani, in molti mi hanno chiamato per complimentarsi”, dice Alessandro Azzimati, presidente della commissione Sport della VI circoscrizione che lancia così la sua candidatura alla presidenza di quartiere nel 2012. Cresciuto nella segreteria politica di Totò Cintola, “che ci diceva sempre che le sue idee avrebbero camminato sulla gambe di noi giovani che stavamo al suo fianco”, Azzimati chiede il potenziamento delle circoscrizioni, anziché la loro abolizione: “Sarebbe una follia levarle”.

Perché ha deciso di fare questi manifesti?
“Cosciente del fatto che a causa della crisi la città non avrebbe offerto le luminarie di un tempo, ho voluto dare un segnale ai cittadini della circoscrizione, ho voluto fare di persona gli auguri per trasmettere un messaggio positivo e di ottimismo in un momento in cui si parla di sacrifici e solo di sacrifici. E’ giusto che ci sia anche un momento di ottimismo, magari molta gente oggi non sta vivendo per bene le feste natalizie. Non dimentichiamo che questo, oltre a essere un momento di crisi, è un momento importante per noi cristiani. La nostra nazione è popolata prevalentemente da cristiani, e per noi il Natale oltre a essere un momento di consumismo è un momento di felicità per la rinascita di nostro Signore Gesù Cristo”.

E’ il preludio a una candidatura?
“Se il partito lo vorrà, a una candidatura come presidente di circoscrizione. Sono al primo mandato, sono stato il primo degli eletti della lista Udc e ho notato da quando sono stato eletto che il consiglio di circoscrizione contiene pochi giovani. La mia candidatura tende a sensibilizzare i giovani ad avvicinarsi alla politica, per far capire loro che non bisogna per forza essere dei politici navigati per avvicinarsi e tentare di cambiare le cose. Da un po’ di tempo a questa parte si parla di ringiovanire la politica: sebbene sia vero che ci vogliono personaggi che abbiano una loro esperienza, anche i giovani devono avere la possibilità di esprimere quello che vogliono per il loro futuro”.

Ha parlato della sua candidatura nel suo partito?
“Sì, certo. L’ho discussa nel partito e non ci dovrebbero esserrci problemi. Alla VI circoscrizione il gruppo è composto da tre consiglieri: me, Franco Siino e Giuseppe D’Aleo. Abbiamo trovato un’intesa perché fortuna ha voluto che avessimo degli orizzonti diversi: uno candidato alla circoscrizione come consigliere, uno come presidente e uno al comune. Le coalizioni non sono ancora ben definite, non ci sono le idee chiare ma sicuramente sarò il candidato del Terzo polo”.

Come ha iniziato a fare politica?
“Io sono un figlio d’arte, mia madre dal 1990 al 1997 è stata consigliere di quartiere con la Dc. Io nasco nella segreteria di Totò Cintola, che per me è stato un maestro di vita: mi ha sempre inculcato una mentalità politica all’antica. Mi ha fatto credere in una politica che si basa più sul no che sul sì: spesso il no è sincero, il sì tende ad aprire la porta della speranza e a chiuderla finite le elezioni. Diceva sempre che in campagna elettorale non c’è più disoccupazione, dovremmo chiamare dall’estero gli emigrati vista l’abbondanza di lavoro. Diceva anche che lui coltivava diversi giovani, sempre inculcando loro una mentalità di trasparenza e lealtà verso il prossimo: così facendo avrebbe continuato a vivere anche dopo la sua morte, le sue idee camminano sulle gambe di altri giovani”.

Che reazioni ci sono state ai suoi manifesti?
“Ho ricevuto tantissime telefonate positive, di gente che ha apprezzato il gesto che è assolutamente personale. Mi è venuto spontaneo mettere in campo questa idea, autofinanziandola”.

Secondo lei le circoscrizioni andrebbero abolite?
“Le circoscrizioni, lo viviamo ogni giorno, sono il primo punto di incontro che i cittadini hanno con le istituzioni per risolvere i problemi di prima necessità, e spesso e volentieri si rivolgono a noi degli utenti che hanno il problema dell’illuminazione, dell’immondizia, delle strade e dei marciapiedi dissestati. Il nostro compito è di dare anche risposte sul piano sociale: i cittadini percepiscono i quartieri come un’istituzione a portata di mano. Sarebbe una follia levarle nella quinta città d’Italia, anzi andrebbero potenziate col decentramento”.

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