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Gli impuniti

Il caso Cosentino porta a una riflessione: è giusto che i “giochi” dei partiti vengano realizzati su un terreno assai delicato quale quello della “collusione mafia e politica”?

Fuori dal bunker
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La recente vicenda del “salvataggio” parlamentare di Nicola Cosentino è stata commentata in vario modo. C’è chi l’ha salutata come fatto positivo, la rivincita della politica contro il protagonismo della magistratura politicizzata. E c’è chi l’ha accolta come uno scandalo, la riaffermazione del prevalere di una casta che si autoassolve dentro un delirio di impunità ad oltranza. Insomma, è stata vissuta dentro il solito clima da stadio, il clichè delle tifoserie contrapposte, secondo gli schemi nei quali è affogata la “seconda Repubblica”.

È possibile, invece, leggerla fuori da questi schemi, astraendosi un attimo dal fuoco della contrapposizione al calor bianco? Proviamoci, per una volta. Ed allora, se ci proviamo, la cosa che non va innanzitutto ignorata è la reazione dei cittadini. Qual è stato l’effetto di questa vicenda sull’opinione pubblica? La mia netta sensazione è che i cittadini siano rimasti assai mal impressionati dagli alterni e contraddittori orientamenti emersi, dalle oscillazioni opportunistiche che ne hanno caratterizzato i passaggi cruciali.

È un fatto che all’interno della giunta per le autorizzazioni a procedere l’esito della votazione era stato ben diverso: favorevole all’arresto. E non è un mistero neppure che il risultato della votazione in aula è dipeso soprattutto dal differente atteggiamento della maggioranza dei parlamentari della Lega Nord che hanno mutato indirizzo. Un mutamento di indirizzo che, secondo tutti i più accreditati commentatori politici, è dipeso da valutazioni squisitamente politiche che esulano del tutto dal merito della vicenda Cosentino. Non è, insomma, che sia cambiata il giudizio sugli indizi di collusione con la camorra a carico del parlamentare inquisito. Nè – tanto meno – sono cambiate le considerazioni in ordine al presunto “fumus persecutionis” della magistratura nei confronti del deputato.

Solo quest’ultima infatti, secondo la legge, dovrebbe essere la verifica da effettuare in sede parlamentare, come forma di autotutela nei confronti degli eventuali abusi del potere giudiziario. Negli anni, invece, la verifica si è spostata sempre più sul merito delle prove a carico dell’indagato, come in una sorta di processo nel processo. Un’evidente stortura. Ma la stortura verificatasi clamorosamente nel caso Cosentino è ancora più grave. Perché la strumentalizzazione della vicenda dentro l’agone politico è parsa più che evidente, perché la decisione, soprattutto da parte di alcune forze politiche, è apparsa quasi esclusivamente condizionata da valutazioni sulla contingenza politica del momento, gli umori dell’opinione pubblica, le sorti dell’alleanza politica di cui si fa parte, l’influenza della decisione sui tempi di eventuale scioglimento delle camere ed elezioni anticipate, e così via.

Ma davvero si pensa che questa mortificazione dell’istituto parlamentare dell’autorizzazione all’arresto sia senza conseguenze? Io non credo e penso che questa vicenda abbia agito non tanto come delegittimazione della magistratura, come qualcuno ha pure affermato, ma soprattutto come “autodelegittimazione” della politica, la cui credibilità e autorevolezza agli occhi dell’opinione pubblica è ulteriormente scemata.

Sicché, è legittimo chiedersi, in definitiva, come si possa recuperare una maggiore credibilità per le istituzioni tutte, andando di questo passo. Occorrerebbe, al contrario, restituire agli istituti e meccanismi parlamentari il ruolo ed il significato originariamente attribuiti dai padri costituenti, riaprire un dialogo costruttivo utilizzando meglio la tregua politico-istituzionale che stiamo attraversando, non lasciarsi vincere dalla tentazione di alzare di nuovo steccati e di imbracciare gli stendardi delle tifoserie contrapposte, l’un contro l’altro armati. Ci riuscirà il nostro Paese? Ce lo auguriamo, anche se una vicenda come questa non lascia ben sperare. È triste dover registrare che questi “giochi” della politica vengano realizzati su un terreno assai delicato quale quello della “collusione mafia e politica”, che meriterebbe ben diverso approccio.


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