"Lo scandalo Formazione" | tra clientele e docenti scarsi - Live Sicilia

“Lo scandalo Formazione” | tra clientele e docenti scarsi

La commissione d'inchiesta
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Oltre diecimila dipendenti. Quasi novemila dei quali a tempo indeterminato. Più di 230 impegnati nel Prof attraverso un sistema di accreditamento “lacunoso” e provvisorio. Assunzioni effettuate da questi enti, ma in realtà guidate dalla burocrazia e dalla politica “sia a livello centrale che periferico”. La Formazione professionale siciliana passata ai “raggi x” nella relazione finale della commissione d’indagine istituita all’Ars, presieduta dal deputato Pd, Filippo Panarello.

Un mondo, quello dei corsi di formazione, nel quale le somme destinate da parte della Regione sono, di anno in anno, cresciute a dismisura, fino a raggiungere la somma di 400 milioni di euro (escludendo le risorse comunitarie). E quando si parla di Formazione professionale, in realtà, si deve parlare, semmai, di “comparto”, comprendente anche gli sportelli funzionali e l’Obbligo formativo (Oif).
E pochi giovamenti porterà, secondo la commissione, la scelta del governo di trasferire la spesa sul Fondo sociale europea. Questa decisione, infatti, se “salva” il bilancio della Regione “da un carico divenuto insostenibile, non elimina gli elementi di forte criticità tuttora presenti nel sistema, come dimostra la crisi del Cefop, uno dei maggiori enti di formazione operanti nella nostra Regione”.

Un esempio delle distorsioni del sistema, viene raccontato da Filippo Panarello durante la conferenza stampa: “Già nel 2004-2005 si avvertiva il peso del personale sugli enti di formazione. Così, 1800 operatori furono spostati nei cosiddetti sportelli funzionali, dove vigevano sistemi di retribuzione più ‘elastici’. Ma invece di approfittarne per un dimagrimento del personale, quelle persone sono state semplicemente rimpiazzate da altre”. Senza tener conto, in molto casi, della preparazione di questi operatori: “Mentre quei 1800 erano quasi tutti laureati, – spiega Panarello – quelli assunti negli ultimi 5-6 anni, hanno per la maggior parte titoli di studio molto bassi”.

Ma ecco alcuni numeri che “fotografano” le dimensioni del settore. I soggetti occupati in questo settore, suddivisi in 7227 operatori degli enti, 1835 negli sportelli e un migliaio nell’Oif, rappresentano addirittura il 46% dell’intero personale della Formazione in Italia. Insomma, la metà degli addetti alla Formazione italiana lavora in Sicilia.

Il boom delle assunzioni riguarda il periodo che va dal 2000 al 2008 (circa il 60% dell’intero personale), con picchi tra il 2006 e il 2008. Assunzioni che, scrive la commissione, sono state “formalmente totale appannaggio degli enti di formazione, i quali hanno spesso applicato criteri non oggettivi, anche per la mancanza di regole chiare e vincolanti”.
Tra questi, solo uno su tre è provvisto di laurea (il 34%), mentre il 59% è in possesso di un diploma di scuola media superiore. E questi dipendenti, in molti casi, scrive la commissione, hanno lavorato in enti “privi di strutture adeguate, di esperienza e di professionalità, di esperienze e professionalità misurabili”.

Occorre – spiega uno dei componenti della commissione d’indagine Salvatore Giuffrida – una rivisitazione della legge 24/76 che sinora ha consentito al sistema della formazione di funzionare. Si devono, infatti, prevedere nuovi sistemi di accreditamento e di controllo sulla qualità del servizio erogato dagli enti, oltre ad uno snellimento della forza lavoro impegnata. Questo garantendo, comunque, l’occupazione di eventuali esuberi che sono vittime di un sistema sino ad ora mal gestito”.

E tutto questo, probabilmente, concorre a un alta percentuale di abbandoni, attestatasi tra il 27% e il 31%. Insomma, le conclusioni della commissione sono nette: “E’ stato costruito – scrivono i commissari – un sistema fondato sulla crescita esponenziale della spesa pubblica, a prescindere dalle esigenze effettive dell’utenza della qualità del servizio erogato”.

(nella foto l’assessore Centorrino)


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